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L’evoluzione dell’intelligence militare russa

Miscela Strategica – Nonostante le dimensioni e l’importanza strategica per la Russia, il GRU, servizio di intelligence militare, è tendenzialmente meno conosciuto rispetto al KGB (dissolto nel 1991). Quali sono le sue caratteristiche e i suoi ambiti di attività? Come si interfaccia con le agenzie di intelligence “civili”?

GENESI E RUOLO DEL GRU – Nato nel 1918 con altra denominazione, il Direttorato principale per l’informazione (Glavnoye Razvedyvatelnoye Upravlenie, meglio noto come GRU) ha rappresentato l’organo di intelligence cardine delle Forze armate sovietiche, continuando a mantenere il proprio ruolo anche dopo la dissoluzione dell’URSS. Essendo l’unico servizio di intelligence militare russo, oltre ad avvalersi di un organico particolarmente ampio, il GRU ha a sua disposizione diverse forme di raccolta dati (HUMINT, SIGINT e IMINT).
Il Direttorato principale, dunque, opera non solo attraverso l’azione di agenti infiltrati o inviati all’estero come addetti militari, ma anche attraverso la cattura di immagini satellitari e segnali elettronici che sfruttano la presenza di decine di satelliti e di facilities collocate dentro e fuori dal territorio russo. L’organizzazione del GRU è fortemente pervasiva, e per questo tende ad essere “geograficamente onnicomprensiva”, affiancando presenza nel Paese a forte vocazione estera: alcuni direttorati si suddividono per macro-aree geografiche (Asia e Medio oriente le più grandi, poi diverse per ciò che concerne Europa e Nord America), mentre altri, per meglio supportare le Forze armate, seguono la stessa suddivisione dei distretti militari (Nord, Sud, Orientale e Occidentale) e delle flotte (con le cosiddette “flotte di intelligence” – Nord, Pacifico, Mar Nero, Baltico, cui si aggiunge quella cosmica). Non a caso alcuni analisti, rispondendo a chi “equiparava” il GRU alla NSA, hanno sottolineato come la struttura del servizio militare sovietico sia talmente  solida e da ampia da ricomprendere attività che, all’estero, sono spesso svolte a più agenzie di intelligence – peraltro causando ritardi decisionali spesso di rilievo.

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ALCUNI NUMERI DELL’INTELLIGENCE RUSSA

3: numero di agenzie attive nate dalla dissoluzione del KGB.
4: membri intelligence sanzionati da UE per azioni in Ucraina.
9: presunto numero di Spetsnaz inizialmente controllate dal GRU.
15-20%: percentuale di aumento del budget per l’intelligence.
1999: creazione Battaglione Vostok (pare oggi attivo in Ucraina).

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IL GRU NEGLI ULTIMI ANNI – Il GRU ha avuto, negli ultimi anni più che in passato, fortuna altalenante. Diversi sono i fattori da tenere in considerazione per comprendere la sua “crisi” e la conseguente rinascita: due sarebbero i punti di rottura cruciali – la crisi georgiana del 2008 e quella ucraina del 2014 – che, a loro volta, si intrecciano a doppio filo con il processo di riforma delle Forze armate voluto da Serdyukov e le annose faide e contrapposizioni con le agenzie di intelligence dipendenti dal Ministero per gli affari interni.
Dopo una performance in chiaroscuro durante la guerra georgiana del 2008 (come del resto verificatosi per tutte le forze russe coinvolte), complice il malumore di Putin per le frequenti sovrapposizioni del lavoro del GRU con quello di FSB (Servizio federale per la sicurezza) e SVR (Servizio di intelligence internazionale) e per le “faide” che interessano i tre servizi – sempre in “lotta” per l’affermazione della preminenza sugli altri –, il servizio militare, fino al 2008 l’unico a non essere stato inserito all’interno di alcun processo di riforma, è diventato oggetto di numerosi  tagli e di una profonda ristrutturazione.
Ma nel 2014 il GRU vive un nuovo periodo d’oro, che sembra derivare dal suo ruolo nella crisi ucraina. Seppur non confermato da fonti ufficiali, infatti, le Spetsnaz (forze speciali) del GRU avrebbero avuto un ruolo determinante nella conquista – palmo a palmo, ma senza spargimenti di sangue – della Crimea.
Nel lasso di tempo che intercorre tra le “deludenti” attività in Georgia e la “riabilitazione” legata alla crisi ucraina, il GRU è il servizio di intelligence principalmente colpito dalla riforma delle Forze armate, che ne diminuisce budget ed effettivi (si parla di un ridimensionamento di circa 1000 ufficiali) e lo priva di parte delle proprie truppe di élite – le già citate Spetsnaz –, il cui controllo è passato, non senza proteste da parte degli effettivi, dallo Stato maggiore all’Esercito. A “sancire” l’avvio e la conclusione del percorso di riforma tre “dubbi” avvicendamenti ai vertici del GRU. Nel 2009, il generale Korabelnikov – quasi giunto al limite di età di 65 anni, ma anche profondamente contrario alla riforma dei servizi militari – viene sostituito dal colonnello generale Shlyakhturov – che invece non manifesta alcuna opposizione rispetto ai tagli previsti. Nel 2011 – quando buona parte della riforma del GRU era già stata completata – si assiste ad un ulteriore cambio al vertice, con l’arrivo del maggiore generale Sergun. Il processo di riforma – che, almeno per il momento, sembra essersi chiuso – non ha però visto concretizzarsi il paventato declassamento del GRU da Direttorato principale e “semplice” Direttorato, probabilmente spianando l’avvio a quello che è il recupero del ruolo originario cui si sta assistendo.

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Fig. 1 – L’ex Presidente Medvedev visita il quartier generale del GRU a Mosca, 2012. 

GRU E DOTTRINA – Il presunto ruolo assunto dal GRU in Ucraina e la conseguente rivalutazione del servizio militare si inseriscono bene nel quadro dottrinale della Russia che si sta delineando negli ultimi anni. I russi mirano, come specificato nella Dottrina militare del 2010, a impiegare sempre più un approccio multidimensionale e integrato che contempla azioni militari convenzionali, a risorse di carattere non militare – dalle azioni economiche e politiche all’utilizzo estensivo dell’intelligence. In questo contesto si inseriscono molto bene le azioni sotto copertura, quelle in cui il GRU è altamente specializzato – sia per ciò che riguarda gli agenti, che nel caso di impiego delle forze speciali. La nuova assertività russa sulla scena internazionale suggerisce che il ruolo dell’intelligence prodotta da servizio militare sia lungi dal diminuire. Esempio di ciò è la possibilità, non confermata ufficialmente, di riattivare la base di Lourdes (Cuba), largamente utilizzata proprio dal GRU durante la guerra fredda e resa inattiva nei primi anni Duemila. Allo stesso tempo è ipotizzabile che le risorse umane in dotazione al servizio continuino ad essere largamente impiegate all’estero, soprattutto nelle aree di maggiore interesse. Il fatto che, anche in tempi recenti, siano – seppur di rado – individuati agenti sovietici sotto copertura la dice lunga su quanto il GRU mantenga la propria pervasività.

IL FUTURO DEL GRU – Come sarĂ  il futuro del GRU? Quali sono le dinamiche che potrebbero modificarne ulteriormente l’importanza o farne rimodulare il ruolo?

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Esiti delle lotte “intestine” tra i siloviki – Come giĂ  accennato, uno dei fattori che potrebbero giocare a sfavore del GRU è dato dalla competizione con le agenzie civili eredi del KGB, tra cui spiccano le giĂ  citate FSB e SVR. I cosiddetti siloviki, gli ex-membri dei servizi che diventano influenti anche all’esterno di questi, sembrano ormai costituire buona parte dell’oligarchia russa – del resto, anche lo stesso Putin è stato membro del KGB. GiĂ  da diverso tempo i servizi si contendono, oltre ai fondi, anche le “attenzioni” del Presidente – al quale tali dinamiche sono ben note per il suo passato da agente – per guadagnarne la fiducia. Dagli esiti di questi contrasti potrebbe dipendere il ruolo assegnato all’uno o agli altri servizi.

Variazione delle circostanze politiche – Il ruolo dei servizi russi risulta profondamente influenzato dal contesto politico, anche se l’ingerenza risulta meno stringente nel caso del GRU. Per deliberata scelta attribuita a Stalin, infatti, si è stabilito che il servizio militare, a differenza di quelli civili, fosse indipendente dal potere politico – si narra addirittura che, anche per i leader politici, sia necessaria una autorizzazione per l’ingresso alle infrastrutture del GRU. Ciononostante, come giĂ  verificatosi, la sostituzione dei vertici del GRU può essere una via, a “favore” o “contro” interessi e struttura del GRU per pervadere le attivitĂ  dell’agenzia. A maggior ragione perchĂ© lo stesso Putin è stato un agente dei servizi (arrivando a ricoprire, per un anno, la carica di direttore presso il FSB).

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Modifica della struttura delle agenzie – Per aumentare l’efficienza delle diverse agenzie è stata più volte ventilata l’idea di accorpare i servizi civili e formarne uno solo. Sebbene quest’ipotesi appare remota alla luce degli interessi di potere esposti, un’unificazione di FSB e SVR ridurrebbe la rilevanza del GRU, che al momento gode dell’organico più ampio di tutti. In più, considerando che molte delle capacità dei servizi si sovrappongono (ad esempio, al momento della dissoluzione del FAPSI (l’”erede” del KGB in ambito SIGINT) le capacità di raccolta sono state suddivise tra FSB e GRU. Anche un’eventuale razionalizzazione del sistema di intelligence civile, dunque, potrebbe avere delle ripercussioni su funzionamento e, soprattutto, rilevanza del GRU.

Cambio di impostazione dottrinale – Se la Russia dovesse optare per un cambiamento della propria dottrina di guerra “multidimensionale” potrebbero nuovamente verificarsi delle condizioni sfavorevoli per il GRU, che potrebbe rischiare di nuovo il declassamento. Il cambio di strategia potrebbe condurre ad una nuova preminenza dei servizi civili rispetto a quello militare, come già successo nel periodo 2008-2013. Un punto nodale in tale direzione potrebbe derivare dall’impiego delle forze speciali. Se fino a qualche anno fa, infatti, queste erano unicamente rappresentate dalle Spetsnaz – esclusivamente controllate dal GRU – si ha ad oggi una pletora di forze speciali con i compiti più vari.

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Fig.2 – I tetti del quartier generale del GRU a Mosca 

[one_half] [box type=”warning” align=”” class=”” width=””]RISCHI

  • “Sconfitta” politica nel contrasto con le altre agenzie e avvio di una nuova fase caratterizzata da perdita di rilevanza.
  • Nuove “sconfitte” militari (come nel caso della Georgia) che possano metterne nuovamente in discussione il ruolo.
  • Completamento della riforma ad esso destinata, con conseguente “declassamento”.

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[box type=”note” align=”” class=”” width=””]VARIABILI

  • Modifiche della dottrina russa, con modifiche all’attuale approccio “multidisciplinare”.
  • Rimodulazione del cambio di comando delle Spetsnaz a oggi transitate sotto il controllo dell’Esercito.
  • Ulteriore ampliamento del ruolo del GRU attraverso l’implementazione di SIGINT ed IMINT.

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Giulia Tilenni

 

Foto: asadamayu

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Giulia Tilenni
Giulia Tilenni

Laureata magistrale in Relazioni Internazionali a Bologna – dove ha anche completato il Master in Diplomazia e Politica Internazionale, che l’ha portata a Francoforte sul Meno per un tirocinio di ricerca di tre mesi. Dopo una tesi in Studi strategici che analizza l’intervento militare in Libia del 2011 e una ricerca sui velivoli a pilotaggio remoto, è entrata a far parte del Caffè Geopolitico nel team Miscela Strategica.

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