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Argentina: verso le elezioni dopo 12 anni di kirchnerismo – II

Seconda parte del nostro viaggio nella recente storia politico-economica dell’Argentina che ci porta a ridosso delle elezioni presidenziali di ottobre: un appuntamento fondamentale, che potrebbe cambiare le sorti della nazione sudamericana. O forse no?

Seconda parte

L’INCERTEZZA DOMINA – Nonostante l’indice di gradimento sia al 60% per Cristina Fernández de Kirchner, il kirchnerismo in dodici anni non ha mai vissuto una fase così incerta. Per ovvie ragioni di incandidabilità costituzionale (raggiunto il limite dei due mandati), non vi potrà essere una riconferma della Presidenta uscente e ad oggi il nome più “caldo” tra i sostenitori oficialisti è quello di Daniel Scioli (le primarie si terranno il 9 agosto), mentre all’opposizione si evidenziano le candidature del conservatore Mauricio Macri (Propuesta Republicana – Pro), oggi sindaco di Buenos Aires, e quella dell’ex kirchnerista Sergio Massa. Inoltre, con le elezioni del 5 luglio scorso riguardanti la designazione dei governatori della città di Buenos Aires, Cordoba, Corrientes, La Plata e La Rioja si è evidenziato un quadro alquanto incerto in prospettiva ottobre 2015. In generale vi è stato un consolidamento di Propuesta Republicana (Pro) nel quadro politico nazionale con un appeal sull’elettorato della capitale. Dall’altro lato è l’ex kirchnerista Sergio Massa, che dal 2013 ad oggi ha compiuto un vero e proprio miracolo politico andando repentinamente a ritagliarsi un ruolo da protagonista nel futuro del Paese con la sua coalizione politica riformista Frente Renovador (FR). Va detto che ad aumentare l’incertezza attuale vi è il crescente malumore popolare verso l’incessante politica assistenzialista dell’attuale Governo, che si è rivelata sterile per l’ottenimento di un vero progresso sociale nel medio-lungo termine. Come detto nella prima parte di questa analisi, ciò che si rende palesemente necessario per il Paese del Cono Sud è un’evoluzione capace di consacrarlo a potenza regionale in grado di appianare le differenze sociali in modo reale (senza eccessi nelle politiche assistenziali) e capace di dare spazio a uno sviluppo industriale sempre ambito, ma mai effettivamente raggiunto (anzi, il settore agroindustriale ha subito un declino).

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Fig. 1 – Mauricio Macri, il candidato conservatore e attuale sindaco di Buenos Aires

SE VINCESSE IL KIRCHNERISMO DEL FRENTE PARA LA VICTORIA (FPV) – Ovviamente, la prima considerazione da farsi è cosa accadrebbe nel caso si desse una certa continuità all’attuale corso. Quindi, in attesa delle primarie del 9 agosto, allo stato attuale il nome più appetibile è quello di Daniel Scioli. Il suo curriculum parla chiaramente in favore del kirchnerismo sin dai suoi inizi politici dato che il neo candidato ha ricoperto il ruolo di vicepresidente durante la Presidenza di Néstor Kirchner. Tuttavia, a differenza dell’attuale Presidenta, Scioli si presenta molto più moderato e propenso al dialogo. Ciò non toglie che vi sia una condivisione dei temi essenziali, quali ad esempio la valutazione “predatoria” degli operatori della finanza globale. Su TeleSur è stato recentemente riportato il commento di Scioli sul caso della Grecia. Il candidato alla presidenza ha sottolineato come il caso greco sia accomunabile a quello argentino del 2001 e come «[…] stiamo combattendo un capitalismo selvaggio espresso dai fondi speculativi in questa politica del Fondo Monetario Internazionale […]». Una dichiarazione tipicamente kirchnerista che esternamente attacca il FMI (politica esterna) e internamente tende a mantenere l’elettorato compatto intorno al partito (propaganda). È un po’ quanto accade quando si parla dell’arcipelago delle Malvinas e della rivendicazione della sovranità su tali territori: si vive il tema tra la propaganda partitica e la reale strategia geopolitica che impone l’ambizione su tali territori e sulle risorse energetiche ivi presenti. In definitiva, la sensazione è che se dovesse vincere Scioli (o chi per lui) all’interno del Frente para la Victoria (la compagine kirchnerista), seppur con moderazione politica, l’influenza di CFK potrebbe rimanere una costante nel “nuovo” corso presidenziale.

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Fig. 2 – Daniel Scioli, candidato “naturale” per succedere a Cristina Kirchner

SE VINCESSE IL CONSERVATORISMO DI PROPUESTA REPUBLICANA (Pro) – Il frontman della coalizione di centro destra è l’attuale sindaco di Buenos Aires, Mauricio Macri, che con la sua coalizione ha recentemente messo a dura prova il kirchnerismo nel distretto federale di Buenos Aires. La prima tornata delle elezioni distrettuali dello scorso 5 luglio ha infatti premiato il Pro con il 45,51%, portando il suo candidato Hector Rodríguez Larreta al ruolo di favorito nel ballottaggio del 19 luglio. Tuttavia il Pro in generale appare nettamente in ascesa e capace di dire la sua alle prossime presidenziali. Lo farà con Mauricio Macri e con alle sue spalle la figura definita dai più come la “mente” della coalizione conservatrice: la cinquantenne e candidata alla vicepresidenza Gabriela Micheletti. Il Pro ha un grande seguito nel distretto federale di Buenos Aires (centro economico e finanziario del Paese) e in questo sembra ruotare tutto l’interesse politico e propagandistico di Macri. Un tale approccio potrebbe essere il limite più grosso in una consacrazione nazionale quale partito di maggioranza. In politica esterna, invece, è alquanto esplicita la moderazione del Pro nei confronti nel credito internazionale. Sia Macri che Micheletti hanno indicato la sentenza di Griesa come legittima e quindi hanno inteso il debito argentino come esigibile. Un segnale importante ai mercati finanziari in un’ipotetica vittoria presidenziale, ma occorre capire la lettura che si darà a tali affermazione al momento del voto. Per ora il programma del Pro è immagine del suo motto, “Cambiar”, e si esplica in totale contrapposizione dell’attuale Governo, proponendosi di revisionarne ogni aspetto, comprese le alleanze esterne e le politiche di sviluppo interno. Una strategia che fa leva proprio sulla condizione di crisi economica che vive oggi l’Argentina e pertanto ne dà una risoluzione nel cambio radicale in politica interna ed esterna.

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Fig. 3 – Sergio Massa, ex kirchnerista e possibile spina nel fianco dell’oficialismo

SE VINCESSE IL RIFORMISMO DEL FRENTE RENOVADOR (FR) – Sarebbe questa la grande sorpresa, ma non da escludere. Parte tutto dalla rottura di Sergio Massa con il kirchnerismo (2009) e dalla fondazione del Frente Renovador (2013), un partito che in pochi anni ha creato un forte consenso intorno a sé. Seppur giovane come formazione può essere il vero nemico del kirchnerismo in quanto nasce da questo stesso, andandone ad assorbire la parte più moderata. L’aspirante Presidente ha già dimostrato un grande potenziale durante le politiche del 2013 (elezioni di metà mandato) andando a “disarcionare” il peronismo kirchnerista dalla roccaforte storica, ovvero la provincia di Buenos Aires. Può essere la vera novità e sorpresa del 2015? Presto per dirlo, ma spesso le elezioni di politiche di metà mandato indicano la strada per le presidenziali. Si vedrà a ottobre, ma intanto Massa si è distinto da Macri guardando ben oltre Buenos Aires e indicando, già al tempo della vittoria del 2013, quale oggetto del proprio interesse non solo la capitale, ma tutto il Paese. Il programma fino a oggi esposto dal Frente Renovador punta molto su una riforma complessa a livello giuridico, che va dal codice civile a quello penale passando per il sistema universitario e quello tributario. Interessante anche la volontà di creare un fondo per lo sviluppo (FONDEAR), ma a tener banco anche in questo caso è l’approccio di Massa alle problematiche di debito pubblico. Anche il leader dell’FR si è dichiarato favorevole al pagamento del debito scaturito dalla sentenza di Griesa.

BREVE CONCLUSIONE – Da quanto sin qui esposto si intuisce come l’esito elettorale in Argentina sia fortemente connesso alla finanza globale. Un’eventuale sconfitta del kirchnerismo potrebbe riaprire le porte argentine a flussi considerevoli di investimenti esterni e a un ristabilimento delle relazioni con gli istituti di credito internazionale. Un obiettivo auspicabile per uscire dall’attuale impasse economica e finanziaria, ma controproducente se non sottoposto a un attento controllo dato che potrebbe ricondurre il Paese alla situazione di falsa crescita anteriore al 2001. Al momento anche i sondaggi appaiono molto incerti:

  • per Polldate, Macri è al 26,4%, Massa al 24,2%, Scioli 23,1%;
  • per Management & Fit Scioli sarebbe in vantaggio con circa il 29%, seguito da Macri (circa 28%) e Massa (circa 14%);
  • per Giacobbe & Asociados vi è un dominio di Macri (oltre 31%) seguito alla distanza da Scioli e Massa con rispettivamente il 19 e il 15,4%;
  • Poliarquìa invece assegna un cospicuo vantaggio a Scioli (31%) seguito da Macri (25%) e Massa (21%).

Un quadro molto incerto, che continueremo a seguire e cercare di definire nei prossimi mesi.

William Bavone

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Un chicco in più

In questa trattazione abbiamo presentato l’Argentina come un Paese molto incerto su diversi aspetti (economia, finanza, commercio, politica e società). Tuttavia, oggi, molte indicazioni provengono dal mercato finanziario che su tale tema appare certo di un cambiamento. Che sia nel kirchnersmo o no, nella finanza vi è ottimismo in un nuovo corso “moderato”, e lo si nota nella riduzione dello spread dei Tango Bond e nel contestuale aumento degli investimenti provenienti dall’estero. Per approfondimenti si rimanda ad un articolo del IlSole24ore.

Sulla Sentenza di Thomas Griesa invitiamo all’approfondimento su due articoli del IlSole24Ore:

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Foto: pirschmaria

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William Bavone
William Bavone

Laureato in Economia Aziendale presso l’Università del Sannio-Benevento, ha collaborato con diverse riviste di geopolitica italiane e straniere, tra le quali «Eurasia», «Africana», «Reconciliando Mundos» e «Equilibrium Global». Membro del Comitato Scientifico di «Scenari Internazionali» e analista per «L’Indro» e «Millennials Press», è autore di Le rivolte gattopardiane (Anteo Edizioni – 2012), vincitore del Premio Nabokov 2014 – sezione Saggi Editi; Sulle tracce di Simón Bolívar (Anteo Edizioni – 2014); Appunti di geopolitica (Arduino Sacco Editore – 2014); Eurosisma (Castelvecchi Editore – 2016).

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