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Bombe dal cielo

Ancora un attacco aereo con molti morti in Afghanistan. Non è ancora chiara la cifra di vittime civili. Al di là delle polemiche è ormai chiaro che l'airstrike, da solo, non può servire a molto

LE BOMBE – Un attacco aereo nella zona di Kunduz, nel Nord-Est del Paese, ha portato alla morte di almeno 90 persone, tra cui, secondo fonti locali, vi sarebbero anche molte vittime civili. La zona è sotto il controllo delle Forze Armate tedesche, le quali hanno confermato la notizia, smentendo l'uccisione di civili e dichiarando di aver ucciso 56 guerriglieri appartenenti al movimento dei Talebani, ma aggiungendo anche di non essere “sicuri al 100%”, dunque lasciandosi andare a dichiarazioni altalenanti. Di sicuro c'è che i Talebani avrebbero sequestrato due camion che trasportavano carburante per le truppe tedesche proprio verso la zona di Kunduz, nella giornata di giovedì. In seguito, avendo localizzato i convogli presso le sponde del fiume Kunduz, le Forze alleate avrebbero ordinato un massiccio attacco aereo, “assicurandosi prima che non vi fossero civili”.

RICOSTRUZIONI LOCALI – Secondo altre fonti locali pervenute all'ISAF, invece, nel momento del bombardamento intorno ai camion vi sarebbero stati diversi abitanti dei villaggi circostanti la zona, invitati dai Talebani a rifornirsi gratis del carburante precedentemente rubato al convoglio tedesco (che, al momento del sequestro, viaggiava senza scorta armata). Secondo questa ricostruzione, dunque, le vittime sarebbero state un centinaio, tra cui la maggior parte civili, mentre “solo una quindicina di Talebani stazionavano intorno alle cisterne”. Tutto ciò è accaduto a neanche una settimana di distanza dalla nota in cui i vertici della NATO in Afghanistan facevano un quadro pessimistico della situazione sul campo dopo 8 anni di guerra, aggiungendo la necessità di cambiare al più presto strategia.

 
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TRA TATTICHE E STRATEGIA – Ciò riporta l'attenzione su almeno tre punti fondamentali circa la campagna occidentale in Afghanistan, di cui due di natura più tattica e una strategica. Per quanto riguarda la strategia, torna l'interrogativo se la conduzione di una guerra nelle condizioni come quelle presenti in Afghanistan e con questi mezzi, possa continuare così, oppure se, come caldeggiato anche dallo stesso Presidente statunitense Barack Obama, non sia il caso di rivedere alcuni punti fondamentali, come l'invio o meno di maggiori truppe di terra per il controllo del territorio ed il debellamento della guerriglia armata. Proprio a proposito di quest'ultima, si nota come gli attacchi spesso basati quasi esclusivamente sull'airpower possano alla lunga portare la popolazione a sentire sempre di più l'insofferenza nei confronti della presenza straniera e, di conseguenza, a sostenere maggiormente i Talebani. Infine, proprio a proposito dei Talebani, si nota come questi ultimi stiano tentando (spesso anche con un discreto successo) di radicarsi anche nel Nord del Paese (il Sud è già largamente controllato dalle forze talebane), tramite episodi come quello della distribuzione gratuita di carburante alla popolazione. In tal modo, gli “Studenti di Dio” cercherebbero di guadagnarsi il consenso dei civili, per poter agire indisturbati (come avrebbe detto Mao, “come un pesce nell'acqua”) all'interno dei villaggi. Il tempo delle operazioni di guerra (e contro-guerriglia) si allungherebbe, dando un notevole vantaggio tattico ai Talebani.

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