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La difesa antimissile italiana

Miscela Strategica La difesa antiaerea italiana ha anche capacitĂ  antimissile di base. Analizziamo i sistemi in dotazione e le minacce missilistiche alla sicurezza dell’Italia. Con un occhio al controverso programma MEADS e al comparto industriale del settore.

FRONTE SUD – La posizione geografica dell’Italia la porta a essere in prima linea sul fronte meridionale sia dell’Alleanza Atlantica sia dell’Unione Europea. Nel contesto della difesa antimissile il nostro Paese si trova coperto a nord dalla presenza di Paesi alleati, membri dell’UE o neutrali, al netto della Russia, con la quale i rapporti sono tesi, ma non tali da rischiare una guerra – e fermo restando il fatto che proteggersi da un massiccio attacco russo tramite ICBM (Intercontinental Ballistic Missile – missile balistico intercontinentale) sarebbe impossibile anche per gli Stati Uniti. Per trovare rischi alla sicurezza italiana è necessario guardare al Mar Mediterraneo e al Vicino oriente, fonti ormai consolidate di instabilitĂ  soprattutto a causa delle guerre civili in Libia e in Siria, dove sono coinvolte diverse fazioni che rendono il quadro imprevedibile e in continua evoluzione. Inoltre, non è da sottovalutare la situazione in Egitto, sempre sull’orlo dell’instabilitĂ  per cause interne ed esterne.
Di questi Paesi è la Libia a rappresentare la fonte di maggiore preoccupazione nel breve-medio periodo, a causa della vicinanza alle coste della Sicilia e delle isole di Pantelleria e Lampedusa. Dal territorio libico, infatti,  è possibile lanciare missili balistici a corto raggio in grado di colpire la Sicilia nell’area sud-est dell’isola. Nonostante tutto, la posizione della Penisola, unita con l’attuale situazione internazionale, non pone il territorio italiano sotto un’immediata minaccia missilistica di tipo balistico o da crociera, sia essa basata a terra o su piattaforme navali. Tuttavia è necessario fare un discorso diverso per quanto concerne le nostre truppe schierate all’estero, soprattutto quelle in Iraq del nord e in Libano.

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Fig. 1 – Missile della serie Aster

GITTATA MASSIMA PRINCIPALI
MISSILI ANTIMISSILE

  • Patriot PAC-3: 20/35 chilometri
  • Aster-30: 120 chilometri
  • SM-2: 72/144 chilometri
  • S-300: 250 chilometri
  • Arrow-2: 100 chilometri

MINACCE – Come è stato piĂą volte accennato occupandoci di difesa antimissile, un sistema in grado di proteggere un intero Paese da un attacco massiccio tramite ICBM non è sostenibile a livello economico nĂ© strategico. Al momento gli unici Paesi in grado di sferrare un attacco di questo genere sono gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. Dei tre uno è un alleato nella NATO e gli altri due non pongono al momento a rischio la sicurezza del nostro Paese dal punto di vista missilistico. Per quanto concerne gli Stati dell’area mediterranea e medio orientale, solo l’Iran possiede in teoria capacitĂ  missilistiche tali da poter raggiungere il territorio italiano, tramite gli IRBM (Intermediate Range Ballistic Missile – missile balistico a raggio intermedio) delle serie Shahab-4 e Musudan, accreditati di un raggio massimo di circa 4.000 chilometri. Tuttavia non si hanno informazioni certe circa l’operativitĂ  di questi sistemi e l’Iran non rappresenta una minaccia diretta all’Italia. Un rischio piĂą immediato, come accennato brevemente in precedenza, è rappresentato dalla crisi libica, dove esiste il rischio che i sistemi missilistici del regime di Gheddafi possano essere usati contro le coste meridionali italiane o le isole Pantelleria e Lampedusa. Questi missili sono di tipo Scud-B con un raggio massimo di 500 chilometri. Per lanciare un missile occorrono conoscenze specifiche, che spesso non sono possedute dai membri delle milizie che si scontrano sul territorio libico. Perciò, anche nel caso una di queste fazioni entrasse in possesso di uno o piĂą vettori, la loro capacitĂ  effettiva di lancio sarebbe tutta da dimostrare. I sistemi di difesa antimissile possono rivelarsi utili nell’ambito della cosiddetta force protection, ovvero la protezione delle forze schierate all’estero. I nostri contingenti si trovano in due aree ad alto rischio: l’Iraq e il Libano. Nel primo teatro, il contingente italiano si trova nel raggio d’azione di alcuni missili balistici a corto raggio in dotazione alle forze regolari fedeli ad Assad, che potrebbero, però, finire nelle mani dei miliziani dello Stato Islamico. In Libano i nostri soldati, impegnati nella missione ONU UNIFIL-II, sono entro il raggio d’azione dei missili a corto raggio del movimento libanese Hezbollah oltre che a quelli presenti in Siria.

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Fig.2 – Lancio di un missile Shahab-3

I SISTEMI – L’Italia possiede due sistemi per la difesa antiaerea e antimissile, in via di integrazione nello scudo antimissile della NATO denominato ALTBMD, il SAMP/T (con base terrestre) e il PAAMS (con base navale). L’industria italiana è presente in entrambi tramite l’azienda MBDA Italia, che ha sviluppato e produce i missili intercettori. Il futuro di MBDA Italia, così come diverse altre aziende italiane del settore difesa è incerto: ramo italiano del consorzio MBDA, costituito da BAE Systems, Airbus Group e Finmeccanica, quest’ultima deve ancora decidere se mantenere o vendere la propria quota di partecipazione.
Analizzando i due sistemi in dettaglio:

  • SAMP/T – La difesa antimissile italiana basata a terra è incentrata sul sistema SAMP/T costruito dal consorzio Eurosam (con quote eguali tra MBDA Francia, MBDA Italia e il gruppo Thales) e costituito dall’unitĂ  di controllo di fuoco che sfrutta il radar multifunzione Arabel e dai missili intercettori Aster-15 o Aster-30, il primo con una gittata massima di 30 chilometri, il secondo di 120 chilometri, e in grado di intercettare SRBM e MRBM. Il SAMP/T è gestito dall’Esercito italiano.
  • PAAMS – Versione navale del SAMP/T, anch’esso basato su missili della serie Aster. Il sistema è in dotazione ai cacciatorpediniere classe Andrea Doria e alle fregate classe Bergamini. Il PAAMS permette di estendere la copertura della difesa antimissile italiana schierando le navi dotate del sistema nei punti desiderati, sia per la protezione del territorio sia per quella delle forze schierate.

IL MEADS – Discorso a parte merita il programma MEADS (Medium Extended Air Defense System – Sistema di difesa aerea a medio raggio). Il sistema è stato sviluppato dagli Stati Uniti (tramite la Lockheed Martin), dalla Germania (tramite MBDA Germania) e dall’Italia (tramite MBDA Italia) e si basa su due tipi di radar (di sorveglianza e di controllo di tiro) e sul missile che equipaggia il Patriot PAC-3 statunitense. Il raggio massimo è di circa 30 chilometri. Il programma ha avuto una storia travagliata: nel 2011 gli USA annunciarono che avrebbero completato il finanziamento del sistema, ma non lo avrebbero acquistato. L’Italia al momento potrebbe integrare tutte le ricerche fatte con il programma MEADS nell’evoluzione del SAMP/T, mentre nel maggio 2015 la Germania ha deciso di acquistare il sistema per la propria difesa antiaerea e antimissile.

PROSPETTIVE – Data la situazione nell’area mediterranea e mediorientale e le possibili minacce all’Italia, la difesa antimissile basata sul SAMP/T – integrato, se necessario, dal PAAMS – è sufficiente a fornire una protezione adeguata. La riduzione dell’impegno delle Forze armate italiane, soprattutto dell’Esercito, in teatri operativi esteri diminuisce anche la necessitĂ  di schierare batterie SAMP/T in funzione di force protection (l’Esercito ha a disposizione 5/6 batterie del sistema). Le incertezze, tuttavia, si concentrano sul futuro.

Il futuro di MBDA Italia

SarĂ  necessario valutare se l’Italia avrĂ  l’interesse e le risorse per investire nell’ulteriore sviluppo dei sistemi, soprattutto per quanto concerne la parte di sua competenza, ossia i missili della famiglia Aster. In questo ambito il ruolo di MBDA Italia è fondamentale, e nel caso quest’ultima fosse venduta da Finmeccanica verrebbe perso un importante know-how nel settore missilistico. [/toggle]

L’ereditĂ  del MEADS

Il programma può costituire un esempio di inefficienza nell’allocazione di risorse per la difesa. Per prima cosa, il MEADS ha capacitĂ  sovrapponibili al SAMP/T. Inoltre il sistema sarebbe stato gestito dall’Aeronautica Militare e non dall’Esercito, creando così anche una duplicazione nelle competenze e nel procurement di sistemi della difesa antiaerea e antimissile. Il fattore positivo è costituito dalla presenza di MBDA Italia in entrambi i progetti, in modo tale da poter sfruttare al massimo le sinergie e i risultati ottenuti nello sviluppo del MEADS per una loro integrazione nel SAMP/T.

L’evoluzione delle minacce

La difesa antimissile italiana è sufficientemente adeguata per l’attuale livello di minaccia missilistica. Le vicende degli ultimi anni, però, hanno dimostrato che è difficile fare previsioni sulle evoluzioni future dell’assetto internazionale, e l’attuale sistema antimissile italiano e/o della NATO potrebbe rivelarsi improvvisamente inadeguato. Smettere di investire in tecnologie antimissile potrebbe essere dannoso in una mutata situazione internazionale, considerando inoltre che dalla prima bozza alla realizzazione di un sistema possono passare piĂą di dieci anni. [/toggle]

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Fig. 3 – Lanciatore del sistema antimissile MEADS

[one_half][box type=”warning” align=”” class=”” width=””]RISCHI

  • Duplicazione dei sistemi
  • Scarso aggiornamento dei sistemi in caso di bassi investimenti
  • Perdita di know-how in caso di vendita di MBDA Italia
  • Mutamento del quadro internazionale e delle minacce missilistiche

[/box][/one_half]

[one_half_last][box type=”note” align=”” class=”” width=””]VARIABILI

  • Finanziamenti adeguati allo sviluppo e all’acquisto delle versioni aggiornate degli Aster
  • Missioni internazionali con necessitĂ  di protezione antimissile
  • Completamento dell’integrazione della difesa antimissile europea sotto l’ombrello NATO
  • Sfruttamento dei risultati e delle tecnologie acquisite durante lo studio e lo sviluppo del MEADS

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Emiliano Battisti

 

Foto: Defence Images

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Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

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