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Cina – Russia: un rapporto ritrovato (2)

Nell’ambito del nostro speciale “Comprendere la Cina – Oltre la Prospettiva Occidentale”, rivisitiamo il processo di riavvicinamento russo-cinese che ha avuto luogo durante gli ultimi due decenni, mettendo l’accento sugli impulsi esterni che hanno permesso a questa relazione di concretizzarsi. In un periodo in cui il nascente tandem russo-cinese viene descritto con inquietudine dai media occidentali per le posture antagoniste con cui si oppone al vacillante egemonismo americano, è utile sottolineare come proprio il fattore USA sia stato uno dei maggiori propellenti al costituirsi di questa relazione.

Seconda parte 

COLLABORARE IN UN VICINATO COMUNE… – L’evoluzione del rapporto russo-cinese non ha seguito un percorso lineare, ma ha subito puntualmente delle accelerazioni allorché le relazioni diplomatiche di una delle due potenze con il blocco dei Paesi occidentali subiva uno stallo o un deterioramento. Così, se durante i primi anni Novanta i principali sforzi diplomatici di Mosca e Pechino vennero indirizzati verso Washington, dubbi, risentimenti e frustrazioni portarono questi due attori a ritrovarsi su piste convergenti a partire dal 1996, quando gettarono le basi per la costituzione di ciò che diventerà l’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (SCO), assieme a Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan e, dal 2001, Uzbekistan (India e Pakistan dovrebbero diventare membri effettivi nel 2016). Nel 1997, Boris Eltsin e Jiang Zemin unirono le loro voci per promuovere una visione multipolare del mondo, posizione che s’irrigidirà a seguito della guerra promossa dalla NATO in Kosovo nel 1999. Quest’ultima è vista da molti come un momento chiave. La Cina e la Russia si sono sentite per la prima volta seriamente unite dalla minaccia unipolare. Il caso del Kosovo, infatti, creava un precedente che metteva potenzialmente a rischio la sicurezza territoriale di entrambe le nazioni. È in questa prospettiva che bisogna interpretare l’evoluzione della SCO. Quest’ultima ha infatti messo al centro dell’azione comune la difesa della sicurezza nazionale, istituzionalizzando un approccio condiviso e armonizzato per ottimizzare la capacità di ogni membro di rispondere efficacemente a minacce interne non convenzionali. Durante gli anni Duemila quest’organizzazione si è opposta tanto al tentativo USA-NATO di guadagnare posizioni strategiche in Asia centrale, quanto al diffondersi di nuove “Rivoluzioni colorate” dopo quelle in Georgia, Ucraina e Kirghizistan. Il fattore USA-NATO è stato quindi fondamentale nel determinare il successo e la crescita della SCO. Una tale situazione ha prodotto almeno due risultati. Il primo è quello della cooperazione militare. Celebri a tal proposito sono diventati gli esercizi congiunti promossi annualmente dagli eserciti dei membri dell’Organizzazione. Tale pratica ha permesso ai contingenti russi e cinesi di conoscersi e abituarsi ad agire insieme. In secondo luogo, la SCO ha creato un contesto multilaterale controllato per l’espansione degli investimenti cinesi in Asia centrale e degli scambi commerciali fra la Cina e i Paesi della regione. Senza il costante dialogo in ambito economico promosso dalla SCO, le ragioni di tensione e incomprensione fra Mosca e Pechino in Asia centrale si sarebbero facilmente acuite nel tempo. Gli scambi commerciali sono stati rafforzati, così come i legami geostrategici, attraverso la costruzione di oleodotti e gasdotti che liberassero Mosca dalla sua dipendenza rispetto al mercato europeo.

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Fig. 1 – Il summit congiunto BRICS – SCO di Ufa

… PER LAVORARE INSIEME ANCHE IN AMBITO INTERNAZIONALE – Il partenariato Pechino-Mosca si è spesso riproposto anche in ambito internazionale, condannando gli abusi della NATO in Libia, opponendosi fermamente al rovesciamento di Bashar Al-Assad e giocando un ruolo decisivo nella risoluzione del rebus iraniano. Oggi la Cina è messa sotto pressione nell’Asia-Pacifico, dove il pivot to Asia americano viene ad aggiungersi a uno stuolo di situazioni potenzialmente esplosive. È quindi nell’interesse di Pechino il mantenimento di un partenariato volto a garantire la stabilità lungo le frontiere nord-occidentali cinesi. Allo stesso modo il braccio di ferro in Ucraina non sarebbe stato sostenibile per Mosca senza la convinzione di poter contare su un buon partner a Oriente. Sarebbe sbagliato pensare che la Russia sia stata obbligata dalla crisi Ucraina a gettarsi fra le braccia di una Cina sorniona. Quella di Putin è stata una scelta difficile, certamente precipitata a causa degli eventi, ma consapevole. Prova ne sono stati i risultati ottenuti in quello che è stato indubbiamente uno dei forum internazionali più importanti dell’anno: Ufa 2015, che ha riunito in un evento congiunto i presidenti dei BRICS con quelli della SCO. Un vero successo per i temi trattati e l’importanza delle decisioni prese, tra cui la più rilevante è stata quella di munire la Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS (fondata un anno fa dagli Stati BRICS) di un capitale iniziale di 100 miliardi di dollari. Inoltre, a Ufa, si è discusso su come potenziare l’utilizzo di valute alternative al dollaro (principalmente yuan e rublo) negli scambi commerciali fra Paesi BRICS.

UNITI NELLA BUONA E NELLA CATTIVA SORTE? – Che l’economia russa sia entrata in una netta fase di contrazione a causa del crollo dei prezzi delle materie prime, delle sanzioni occidentali e della svalutazione dello yuan è un fatto noto. Che l’ultimo mese sia stato segnato da un crollo spettacolare della borsa cinese le cui conseguenze nel medio termine sono ancora tutte da valutare è sotto gli occhi di tutti. Ciò che tuttavia sono ancora in pochi a rilevare è che il sodalizio russo-cinese, anche nella cattiva sorte, rimane solido, anzi, per quanto possibile, rilancia. Per lunghi anni le più alte cariche cinesi e russe hanno negato che l’asse Mosca-Pechino potesse evolvere in un’alleanza. Oggi, si comincia a parlare di una “quasi alleanza”. Il fatto è che, a forza di essere obbligate da spinte esterne a convergere su una posizione comune (basti pensare a quanto l’allargamento della NATO ai Paesi dell’Europa orientale abbia influito sulle scelte della politica estera russa), queste due potenze hanno imparato a convivere. Dopo la cooperazione militare e quella economica, la crisi Ucraina e i recenti screzi cinesi con il Giappone hanno riesumato in gran pompa la memoria anti-fascista, gettando i presupposti per la creazione di un discorso ideologico comune. Il 9 maggio Xi Jinping si era recato a Mosca per la parata dedicata al 70° anniversario della vittoria dell’Armata Rossa sul nazifascismo. Il 3 settembre Vladimir Putin ha ricambiato, recandosi alla parata organizzata a Pechino per il 70° anniversario della vittoria della guerra cinese di resistenza contro il Giappone e della guerra antifascista mondiale. In entrambi i casi i rappresentanti dei Paesi occidentali hanno snobbato questi eventi. La loro assenza conforta ancora una volta la necessità del sodalizio sia agli occhi dei russi, sia agli occhi dei cinesi.

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Fig. 2 – Un’immagine della parata del 3 Settembre a Pechino

UNA QUESTIONE DI RISPETTO? – Una categoria che normalmente non trova molto spazio nella metodologia dell’analisi geopolitica è quella del rispetto. Tuttavia è lecito osservare che tutti i grandi progressi compiuti a livello diplomatico al fine di riavvicinare Mosca e Pechino si sono consolidati all’insegna di un certo rispetto reciproco. Mosca ha preso atto rapidamente del ruolo di potenza mondiale verso cui la Cina si sta dirigendo, mentre Pechino si è sempre mossa onorando l’orgoglio nazionale russo di superpotenza decaduta. Le controparti occidentali hanno raramente fatto prova di una tale virtù. La Russia post-sovietica è stata spesso trattata dall’establishment americano ed europeo come un bambino a cui le “maniere democratiche” devono essere insegnate con le buone o con le cattive. Il comportamento occidentale nei confronti della Cina è stato, se possibile, ancora più contraddittorio, interpretando con il metro del “pericolo giallo” praticamente qualsiasi azione Pechino intraprendesse. Se dunque il fattore USA-NATO ha rappresentato il maggiore stimolo verso la costruzione del rapporto sino-russo odierno, la capacità dei leader di queste due potenze nel creare un dialogo fondato sul rispetto ha edificato un rapporto di fiducia, corroboratosi grazie alla pratica di una collaborazione duratura. Ciò ha portato a dei risultati inimmaginabili una quindicina d’anni fa. Si sono già citati i frequenti esercizi militari comuni, tra cui quelli navali condotti a maggio nel Mediterraneo non sono scevri di una forte carica simbolica. Ancor più significativa è però l’intenzione di coordinare gli sforzi dell’Unione Economica Eurasiatica promossa dal Cremlino con gli ambiziosi progetti di sviluppo infrastrutturale dell’Asia centrale nell’ambito della costruzione della nuova via della seta cinese. In questo caso, la SCO servirà come piattaforma comune per armonizzare le iniziative comuni.

 

Iacopo Adda

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Un chicco in più

Iacopo Adda è Dottorando presso il Global Studies Institute dell’Università di Ginevra.

L’articolo fa parte dello speciale “Comprendere la Cina – Oltre la  Prospettiva Occidentale”. Potete rileggere qui gli articoli già pubblicati.

Ecco la bibliografia dei riferimenti usati per questo articolo:

  • Nikolas K. Gvosdev and Christopher Marsh, Russian Foreign Policy. Interests, Vectors and Sectors, Sage, London, 2014.
  • Cina, Russia, Germania Unite da Obama, Limes, Rivista Italiana di Geopolitica, Vol.8, Roma, 2014.
  • John Kuo Wei Tchen and Dylan Yeats, Yellow Peril! An Archive of Anti-Asian Fear, Verso, London, 2014.
  • Bobo Lo, Axis of Convenience: Moscow, Beijing, and the New Geopolitics, Brookings Institution Press Baltimore, Chatham House, London, 2008.
  • Andrew C. Kuchins, Releveraging U.S. Power amid Sino-Russian Rapprochement, in Chinese Soft Power and its Implications for the United States, Center for Strategic and International Studies, Washington DC, 2009.
  • Alexander Cooley, Great Games, Local Rules. The New Great Power Contest in Central Asia, Oxford University Press, New York, 2012.
  • Iacopo Adda, L’Extrême-Orient russe : un acteur central dans le glissement de la Fédération de Russie à l’Est, Collection Euryopa, Genève, Vol. 84, 2015, < https://www.unige.ch/gsi/files/7414/2504/6228/Adda-Euryopa.pdf>.
  • ТАСС, Новый банк развития БРИКС с капиталом $100 млрд начал работу, 7 июля 2015, <http://tass.ru/ekonomika/2100330>
  • RT, BRICS to switch to national currency settlement soon – VTB head, 8 Jul, 2015, <http://www.rt.com/business/272443-brics-local-currencies-settlements/>
  • IlPost, L’economia Russa Continua ad Andare Male, 20 agosto 2015, <http://www.ilpost.it/2015/08/20/russia-svalutazione-rublo/>
  • Dmitri Trenin, From Greater Europe To Greater Asia? The Sino-Russian Entente, Carnagie Moscow Center, Moscow, April 2015, <http://carnegieendowment.org/files/CP_Trenin_To_Asia_WEB_2015Eng.pdf>
  • Artyom Lukin, Russia’s Eastward Drive – Pivoting to Asia… or to China?, Russian Analytical Digest, n° 169, 30 June 2015. [/box]

 

Foto: Russian Direct Investment Fund

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