Nell’estate 2008 l’escalation militare tra Tblisi e Mosca sembrava inevitabile, e anche se negli ultimi mesi si registrano segnali che sembrano andare verso un tentativo di normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi restano ancora molti i nodi da sciogliere. I segnali di appeasement lanciati da entrambe le parti non vanno però sopravvalutati. Lo scontro sulla definizione dello status dell’Ossezia e dell´Abhkazia del sud è tutt’altro che concluso, ed un eventuale ingresso della Georgia nella NATO potrebbe far piombare la regione in una situazione non dissimile da quella del 2008.
LA COOPERAZIONE MILITARE – Negli ultimi mesi da Tblisi sono arrivati segnali a prima vista contraddittori in merito alle future strategie geopolitiche del Paese. In un incontro con l’alto comandante dell’esercito USA in Europa Ben Hodges la ministra della Difesa georgiana Khidasheli ha dichiarato pubblicamente come gli USA stiano portando avanti delle esercitazioni al fine di valutare la tempistica e la capacità di reazione in caso di un’aggressione russa. I toni di Hodges nei confronti della Russia non sono mai stati amichevoli, ma il fatto che esponenti del Governo georgiano abbiano confermato pubblicamente l’esistenza di piani di difesa anti-russi segnala la volontà di qualificarsi con Mosca come un interlocutore di pari livello. La Georgia vuole dimostrare di essere pronta a rispondere a eventuali aggressioni sfruttando l’aiuto dei propri alleati. Contestualmente, però, si evince il tentativo di voler normalizzare i rapporti con il potente vicino. La reazione di Tbilisi è giunta, infatti, dopo che Mosca aveva avviato nelle settimane precedenti i lavori di ripristino del collegamento ferroviario con l’Abhkazia del Sud. La Repubblica è stata riconosciuta come indipendente dalla Russia a seguito del conflitto del 2008, ma per la Georgia resta parte integrante del proprio territorio. Il Governo e i media di Tbilisi hanno visto l’azione come una provocazione: nel 2008 quello stesso collegamento ferroviario venne, infatti, usato dall’esercito russo per il trasporto delle proprie truppe. L’aver invitato il generale americano è servito quindi anche a segnalare a Mosca il fatto che il Governo georgiano non tollererebbe eventuali ulteriori provocazioni.
Fig. 1 – Il comandante USA Ben Hodges
NATO e UE – Pochi giorni dopo l’incontro con Hodges, altri membri del Governo georgiano hanno più volte sottolineato come i rapporti tra il loro Paese e Mosca abbiano superato le criticità registrate nel 2008. Lo stesso accordo di associazione con l’UE – siglato nel 2014 – non sarebbe stato osteggiato dalla Russia. Parallelamente, il ministro degli Esteri di Tbilisi ha dichiarato come tale accordo, oltre all’eventuale ingresso nella NATO, non avrà effetti sulle questioni legate alla definizione dello status dell’Abhkazia e dell’Ossezia del Sud. Per quanto riguarda il futuro delle due Repubbliche indipendentiste sarebbero, infatti, necessarie soluzioni di lungo periodo che non contemplerebbero l’opzione militare. La tentazione dia parte georgiana di risolvere a suo favore la disputa relativa alle due Repubbliche indipendentiste anche grazie all’aiuto degli alleati occidentali non va comunque sottovalutata. È difficile però ipotizzare che tali opzioni possano trovare sbocco nel breve periodo. Allo stato attuale né Mosca, né tantomeno Washington e i suoi alleati possono permettersi di avviare nuove contese. La questione ucraina e gli sviluppi della crisi siriana impegneranno i contendenti per i prossimi mesi – forse anni – e fino ad allora nessuno dei due big player dovrebbe avere interesse a rischiare un’escalation per eventuali colpi di testa del Governo di Tblisi.
Fig. 2 – La mappa della Georgia e delle regioni che la compongono
PROSPETTIVE – Come già evidenziato, nel breve periodo sarà dunque difficile che a Tbilisi siano concessi quei margini di manovra che possano riaccendere la disputa con Mosca. Contestualmente, anche le aperture che Washington e gli alleati europei saranno disposti a fare al Governo georgiano serviranno probabilmente da un lato a tranquillizzare Tbilisi, ma dall’altro non verrà perso di vista l’obiettivo di non irritare troppo Mosca. Nessuno può permettersi al momento una nuova disputa militare. Probabilmente nelle prossime settimane si intensificherà il dibattito circa l’eventuale uso dello spazio aereo georgiano da parte di Mosca nell’ambito delle operazioni militari in Siria. Non è da escludere che Tbilisi – nonostante membri di spicco del Governo abbiano dichiarato di non aver ricevuto nessuna richiesta in tal senso da parte russa – conceda l´utilizzo del proprio spazio aereo. Gli spazi di manovra della Georgia nel tentativo di dar seguito alle proprie rivendicazioni sull’Ossezia e sull’Abhkazia del Sud dovranno tener conto dell’esito del confronto in corso sullo scacchiere globale tra Mosca e Washington. Ciò non esclude che anche nei prossimi mesi possano verificarsi delle “scaramucce” sull’asse Tblisi – Mosca, principalmente di natura dialettica – come durante la visita del comandante Hodges – che qualche giorno dopo verranno sminuite nella loro portata da qualche altro membro del Governo.
Questo periodo di tranquillità potrebbe però rivelarsi utile per consentire alla Georgia di ripensare il proprio ruolo geopolitico e valutare, anche nel lungo periodo, le opportunità di una ridefinizione dei propri rapporti con Mosca. Eventualmente facendo delle concessioni rispetto alle due Repubbliche indipendentiste che insistono sul suo territorio. L’alternativa potrebbe essere l’avvio di un aspro confronto con la Russia, i cui esiti oltre che essere tutt’altro che scontati, difficilmente, nonostante l’appoggio di Washington, potranno essere positivi per la Georgia.
Felice Di Leo
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Un chicco in più
L’8 agosto del 2008 truppe georgiane invasero l’Ossezia del Sud. La Risposta russa fu immediata e coronata da successo. L’esercito di Tblisi venne fermato e Mosca occupò ulteriori aree dell’Ossezia del Sud. Il 15 agosto è stato firmato un accordo di cessate il fuoco e il 26 agosto dello stesso anno Mosca riconobbe l’indipendenza di Ossezia ed Abhkazia del Sud.
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Foto: Alexanyan