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Argentina al voto: il contesto elettorale

Domani, 25 ottobre, gli argentini andranno a votare per eleggere il nuovo Presidente. L’era di Cristina Kirchner, dopo due mandati che hanno lasciato un’impronta profonda nella società e nell’economia, è destinata a terminare. Chi vincerà? Sarà una competizione a tre fra Scioli, Macri e Massa.

IL CONTESTO – L’Argentina torna a votare: domenica 25 ottobre i cittadini della nazione sudamericana saranno chiamati ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Per Cristina Fernández de Kirchner è giunto il momento di lasciare la Casa Rosada (sede del Governo di Buenos Aires), avendo effettuato due mandati (2007-2011 e 2011-2015) e dopo essere succeduta al marito Néstor (poi deceduto nel 2010). La Costituzione argentina non consente infatti di essere rieletti per più di due mandati consecutivi e per la Presidenta, leader incontrastato della scena politica locale dell’ultimo decennio, si impone quindi almeno un turno di “riposo”. La competizione elettorale vede in gara sei candidati, di cui solo tre in grado di ambire alla carica di Presidente. Si tratta di Daniel Scioli, governatore della Provincia di Buenos Aires e candidato oficialista in grado di assicurare la continuità con il peronismo di matrice kirchnerista rappresentato dal Frente Para la Victoria; Sergio Massa, peronista “dissidente” fuoriuscito un paio d’anni fa dalla corrente maggioritaria con il suo Frente Renovador; e Mauricio Macri, ex imprenditore e attuale sindaco della capitale, vero outsider di questa tornata, esponente della coalizione di centro-destra Cambiemos. Nel corso di questi ultimi mesi i sondaggi hanno costantemente premiato Scioli, attribuendogli un vantaggio di circa dieci punti percentuali rispetto a Macri (con oscillazioni rispettivamente intorno al 40% e al 30%). Più indietro Massa (fermo poco al di sopra del 20%), i cui voti potrebbero però giocare un ruolo cruciale se si dovesse andare al ballottaggio. Le regole del gioco prevedono infatti che, se nessun concorrente dovesse ottenere più del 45% al primo turno, o più del 40% con almeno dieci punti di vantaggio sul secondo classificato, si imporrà una nuova votazione tra i primi due candidati. L’eventuale ballottaggio è previsto per il 22 di novembre, mentre l’insediamento del nuovo Presidente avverrà il 10 dicembre per un periodo di quattro anni. Le elezioni prevedono anche il rinnovo di metà del Parlamento (130 deputati e 24 senatori).
Le elezioni attuali si svolgono in un contesto complesso dal punto di vista economico. A dispetto di una stabilità politica favorita dal profondo radicamento del kirchnerismo nelle istituzioni argentine, sia a livello federale che provinciale, la seconda economia sudamericana sta attraversando un periodo di stagnazione che rischia di essere il preludio ad una nuova crisi economica. La fine del “boom” delle materie prime (i prezzi internazionali delle commodities agricole sono infatti scesi bruscamente), su cui Buenos Aires aveva impostato il proprio sviluppo grazie a massicce esportazioni di soia e carne, unitamente ad una continua espansione della spesa pubblica basata su un modello assistenzialista e al prolungato isolamento dai mercati finanziari internazionali (l’Argentina sconta tuttora il default sul debito estero del dicembre 2001), hanno contribuito a far scivoalre il Paese in modo preoccupante verso una nuova recessione (secondo il Fondo Monetario Internazionale il PIL crescerà quest’anno soltanto dello 0,5%, mentre nel 2016 potrebbe calare dello 0,7%). Una situazione che dovrà essere affrontata con urgenza dal prossimo inquilino della Casa Rosada, indipendentemente dal proprio colore politico.

I CANDIDATI Daniel Scioli: è il candidato dell’attuale maggioranza di governo, di matrice peronista-kirchnerista. Il cartello elettorale di cui Scioli è espressione è il Frente para la Victoria, che fa parte del Partido Justicialista attorno al quale gravita l’eterogenea galassia peronista. Governatore della provincia di Buenos Aires (l’area di gran lunga più popolosa dell’Argentina, con circa venti milioni di abitanti – il 50% della popolazione), Scioli si propone come la continuità con il governo di Cristina Kirchner, impossibilitata a ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo.

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Fig. 1 – Daniel Scioli è il candidato più vicino a Cristina Kirchner

Sergio Massa: secondo candidato dell’area peronista, ha trascorso buona parte della sua carriera politica nell’ambito dell’oficialismo kirchnerista (prima come governatore del distretto del Tigre e poi come deputato), salvo fuoriuscirne nel 2013 per fondare un proprio movimento, chiamato Frente Renovador. Spostato più al “centro” rispetto alla piattaforma politica del Frente para la Victoria (anche se le categorie tradizionali del posizionamento lungo il continuum parlamentare “destra-sinistra” vanno applicate cum grano salis al contesto argentino), Massa propone uno sviluppo economico incentrato sul settore agroalimentare, dove l’Argentina vanta sicuramente un vantaggio competitivo, e promette maggiore trasparenza da parte delle istituzioni (l’INDEC, l’Istituto di Statistica Nazionale, è da anni accusato da parte di numerose organizzazioni internazionali di manipolare per difetto i dati dell’inflazione).

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Fig. 2 – Sergio Massa, esponente del peronismo dissidente

Mauricio Macri: ex imprenditore di successo (è stato Presidente del Boca Juniors, una delle principali squadre di calcio argentine) e dal 2007 sindaco della capitale Buenos Aires, Macri tenta per la prima volta il salto verso il governo del Paese con una coalizione politica, Cambiemos, di stampo liberal-conservatore. Il partito PRO-Propuesta Republicana, è il fulcro del cartello elettorale di Macri che propone una netta inversione di tendenza rispetto al decennio kirchnerista. Candidato forte nella popolosa regione della capitale federale, deve però fare i conti con uno scarso radicamento nelle province più periferiche. Non a caso nelle ultime settimane la sua campagna elettorale ha effettuato una svolta verso il centro per “strizzare l’occhio” agli elettori peronisti delusi o indecisi.

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Fig. 3 – Mauricio Macri, possibile “outsider” delle elezioni

Gli altri: Alle urne si presenteranno anche altri tre candidati destinati ad avere un impatto decisamente minoritario sull’esito della competizione. La prima è Margarita Stolbizer, candidata dei Progresistas ed ex deputata dell’Unión Cívica Radical, storico avversario del peronismo che però è praticamente scomparso dallo scenario politico argentino (quel che resta dell’UCR è confluito nella coalizione di Macri). C’è poi un altro “volto noto” della politica locale: Adolfo Rodríguez Saa, esponente di Compromiso Federal: anch’egli all’interno della galassia del cosiddetto “peronismo dissidente”, fu Presidente ad interim per sette giorni in quei convulsi giorni del dicembre 2001 che portarono al default dell’Argentina e al tracollo economico. Infine, Nicolás Del Caño guida il Frente de Izquierda: di stampo marxista, la sua ricetta in politica economica è ancora più radicale di quella portata avanti dal kirchnerismo, proponendo ad esempio la totale nazionalizzazione delle risorse energetiche del Paese.

I SONDAGGI E LE INTENZIONI DI VOTO – Le candidature attuali sono state confermate dalle elezioni primarie che si sono tenute nel mese di agosto. Definite “aperte ed obbligatorie”, le primarie argentine rappresentano un unicum nell’ambito dei sistemi elettorali mondiali, dato che tutti i partiti e coalizioni devono partecipare, rappresentando come una sorta di “prova generale” in vista delle elezioni vere e proprie. Il risultato uscito da questo “turno zero” ha visto Daniel Scioli in vantaggio, seguito da Mauricio Macri e da Sergio Massa. Le posizioni si sono cristallizzate, così come le percentuali di consenso stimate: Scioli oscilla intorno al 40% delle preferenze, Macri è dato al 30%, mentre Massa galleggia poco al di sopra del 20%. La legge dice che vince il candidato che al primo turno ottiene almeno il 45% dei voti oppure almeno il 40% con dieci punti di vantaggio sul secondo. Allo stato attuale, la prima circostanza sembra molto improbabile; sarà dunque determinante il divario che Scioli riuscirà a porre tra sé e Macri per evitare un ballottaggio che si potrebbe rivelare rischioso per il candidato oficialista.

GLI SCENARI – In ordine di probabilità, è possibile tracciare tre differenti scenari:

  1. Scioli vince al primo turno: su questa eventualità permane tuttora un elevato grado di incertezza. Secondo i sondaggi degli ultimi giorni, tuttavia, il candidato del FPV sembra avere aumentato il suo vantaggio nei confronti di Macri ed essersi posizionato saldamente sopra al 40% con più di dieci punti di divario dal suo rivale. In ogni caso, appare decisamente improbabile che Scioli ottenga direttamente il 45% dei suffragi, soglia che gli consentirebbe di entrare direttamente alla Casa Rosada.
  2. Scioli vince contro Macri al secondo turno: un ballottaggio è allo stato attuale molto probabile. In tal caso, è praticamente certo che al secondo turno accederanno il candidato kirchnerista e quello di Cambiemos. A questo punto la competizione diventerebbe decisamente più aperta e Sergio Massa sarebbe il vero kingmaker, dal momento che i suoi voti diventeranno cruciali per determinare il nuovo Presidente. È probabile che Massa potrebbe ostacolare il cammino del rivale Scioli, ma non è detto che gli elettori – appartenenti comunque al vasto ambiente peronista – lo seguano. Un’eventuale frammentazione dei voti di Massa tra Macri e Scioli premierebbe dunque quest’ultimo. Inoltre, il fortissimo radicamento degli apparati kirchneristi nella maggior parte delle province argentine potrebbe avere un peso importante nel far pendere il piatto della bilancia in favore di Scioli. Ad ogni modo, se il candidato del FPV vuole dormire sonni tranquilli, deve evitare l’incerto responso del ballottaggio. Infatti, nella migliore delle ipotesi potrebbe essere costretto a pagare dazio a Massa offrendo come contropartita dei posti importanti nella formazione del nuovo Governo.
  3. Macri vince contro Scioli al secondo turno: una vittoria del candidato di centro-destra al primo turno non è ipotizzabile. Non si può invece escludere una sua affermazione al ballottaggio, ma sarà fondamentale che i voti andati a Massa confluiscano in blocco su di lui, al fine di poter recuperare un divario che dovrebbe essere in partenza vicino ai dieci punti percentuali. Una missione molto complicata, ma non impossibile, che porterebbe l’Argentina ad un cambio radicale ponendo fine a dodici anni di kirchnerismo, aprendo scenari inediti e difficili da tratteggiare.

Davide Tentori

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Un chicco in più

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su “ISPIonline”. Potete leggere qui il dossier ISPI dedicato alle elezioni argentine.

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Foto: Ministerio de Cultura de la Nación

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’Università “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualità di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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