AstroCaffè – Abbiamo intervistato il professor Giovanni Bignami, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, sui temi trattati nel libro “Oro dagli asteroidi e asparagi da Marte” – scritto insieme ad Andrea Sommariva -, del quale facciamo una piccola recensione.
Il libro “Oro dagli asteroidi e asparagi da Marte”, scritto da Andrea Sommariva e dal professor Giovanni Bignami, evidenzia come l’umanità non abbia fatto più grandi passi nell’esplorazione spaziale dalla fine del programma Apollo della NASA nel dicembre 1972 – eccezion fatta per i numerosi successi derivati dalle sonde automatiche inviate verso i corpi celesti del nostro Sistema Solare. Cosa ci è mancato per uscire dalla nostra “culla”, che è il pianeta Terra, e continuare la nostra esplorazione spaziale? Certamente non la tecnologia, in quanto già negli anni Settanta del secolo scorso l’ingegnere Wernher von Braun – padre della missilistica prima tedesca, poi statunitense – aveva ideato uno schema per una missione umana verso Marte che, con alcuni aggiustamenti e perfezionamenti, sarebbe valido ancora oggi anche dal punto di vista tecnologico. L’aspetto che è mancato è la cosiddetta volontà politica, che comprende non solo le decisioni delle autorità di governo, ma anche il sostegno forte dell’opinione pubblica in quanto diretta finanziatrice dei progetti. Gli autori offrono una possibile soluzione a tutto questo: la collaborazione. Questa può essere tra Paesi o addirittura in seno alle Nazioni Unite, ma il concetto fondamentale è che il futuro dell’esplorazione spaziale è “insieme”, non “contro” come durante la Guerra fredda. Gli autori, inoltre, si soffermano anche sull’importanza economica dello sfruttamento delle risorse naturali provenienti dallo spazio e presenti sugli asteroidi e su altri corpi celesti sia per allentare le tensioni internazionali date dalla scarsità di alcuni di questi materiali sul nostro pianeta, sia per creare una vera e propria “economia dello spazio” volta a sostenere le missioni esplorative e gli eventuali avamposti dell’umanità su altri pianeti, primo su tutti Marte.
Fig. 1 – Il professor Giovanni Bignami
Di seguito una nostra piccola intervista al professor Giovanni Bignami sui temi trattati nel libro.
Secondo lei è possibile esportare il modello di collaborazione internazionale per la Stazione spaziale internazionale su una scala più ampia, come l’esplorazione?
Senz’altro sì, è il modello che ci vuole e che deve essere esteso a tutto il mondo, cosa che si può fare possibilmente con un’agenzia spaziale mondiale – che non implica necessariamente un Governo mondiale, ma un’agenzia delle Nazioni Unite, per esempio.
Nel libro si afferma che lo sfruttamento minerario degli asteroidi potrebbe contribuire ad allentare le tensioni tra i Paesi sulla Terra. Potrebbe spiegarci come?
Al momento, per fare un esempio, le cosiddette “terre rare”, quelle con cui si fabbricano i telefonini, ossia prodotti ad alto contenuto tecnologico e strategici sulla Terra sono in mano, in gran parte, alla Cina, presenti in luoghi come il deserto del Gobi. Questo crea delle tensioni non trascurabili a livello internazionale.
La NASA afferma che entro gli anni Trenta di questo secolo l’umanità metterà piede su Marte. Secondo lei è una scadenza realistica?
Senz’altro in questo secolo sì, anzi, nella prima metà di questo secolo. Non ho dubbi su questo. Una volta che sarà possibile inventare il motore nucleare ci andremo subito su Marte. Certamente, l’uomo che camminerà su Marte è già nato.
[box type=”shadow” align=”alignright” class=”” width=””][/box]L’appoggio politico e del grande pubblico al settore spaziale è fondamentale. Come si potrebbe evitare che questo venga a mancare totalmente o parzialmente come, ad esempio, è successo al termine del progetto Apollo negli Stati Uniti?
Il programma Apollo era un progetto mono-nazione, fatto per uno scopo strategico, quasi militare, di affermazione della propria forza e che perciò, a un certo punto, è stato svuotato dall’interno perché gli Stati Uniti dovevano, nel frattempo, finanziare la guerra in Vietnam. È necessario dare ai progetti di esplorazione un valore non solo locale o di una sola nazione, ma far sì che siano programmi di tutta l’umanità. In quel caso li si “blinda”, anche permettendo aspetti commerciali, ma evitando quelli politici e militari.
Secondo lei, quale contributo potrà dare l’Italia all’esplorazione spaziale nel prossimo futuro?
Notevole. Per esempio, il professor Carlo Rubbia ed io avevamo preparato uno schema, che sarebbe ancora valido, di un profilo di missione verso Marte basato su un motore a propulsione nucleare e che ho spiegato in diversi miei libri, sia in quest’ultimo sia ne “Il mistero delle sette sfere”. L’Italia potrebbe dare certamente un suo contributo, inevitabilmente limitato dato il suo PIL – che è circa l’1% di quello mondiale. Non si può pensare di dare un contributo del 10%, però potremmo sfruttare quell’1% in maniera intelligente, ovvero fornendo il principio fisico del motore dell’astronave che sarà utilizzata per l’esplorazione.
Il Caffè Geopolitico ringrazia il professor Bignami per l’intervista e per la sua cordialità e disponibilità!
Emiliano Battisti
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Un chicco in più
Il professor Giovanni Bignami è laureato in Fisica con diverse esperienze di studio, ricerca e insegnamento all’estero, compresi gli Stati Uniti, la Germania e la Francia. Dall’agosto 2011 è Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dal 2010 è Presidente del Committee on Space Research (Comitato per la ricerca spaziale – COSPAR) e dal 2009 Presidente del Consiglio Scientifico del Groupement d’Intérêt Scientifique P2I. Tra i suoi incarichi precedenti ci sono la presidenza dell’Agenzia Spaziale Italiana (2007-2008) e del consorzio ELV (European Launch Vehicles), tra ASI e Avio Spa (2007-2008). Collabora inoltre con riviste e quotidiani sia italiani sia esteri ed è autore di diversi libri tra i quali: “A scenario for interstellar exploration and its financing“, “Il mistero delle sette sfere”, “Il futuro spiegato ai ragazzi”, “Cosa resta da scoprire” e “I marziani siamo noi”. [/box]
Foto: Cornell SPIF