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2016: un anno cruciale per l’ASEAN

Il Giro del Mondo in 30 Caffè – Il 2016 sarà un anno estremamente importante per il futuro dell’ASEAN, la maggiore organizzazione regionale del Sud-est asiatico. Tra integrazione economica e rafforzamento del dialogo strategico con le principali potenze dell’Asia-Pacifico, i Paesi membri del gruppo dovranno infatti cercare di andare oltre il volontarismo e l’informalità degli anni passati, creando una solida struttura sovranazionale capace di affrontare le turbolenze politiche e economiche del prossimo decennio.

IERI: UNA STORIA DI SUCCESSO – Nata nel 1967, l’Association of Southeast Asian Nations (ASEAN) è diventata col passare del tempo una delle più importanti organizzazioni regionali dell’Asia-Pacifico, favorendo il dialogo politico e l’interscambio commerciale tra le economie emergenti del Sud-est asiatico. Basata sul consenso e sul rispetto formale della sovranità dei Paesi membri, l’ASEAN ha infatti contribuito in modo decisivo alla stabilizzazione politica dell’Asia sud-orientale e alla massiccia crescita del PIL regionale (+76% nel periodo 2007-2014), dando vita contemporaneamente a significative partnership strategiche con le principali potenze dell’area dell’Indo-Pacifico (India, Cina, Giappone). Nel 2015 l’organizzazione ha conosciuto un ulteriore salto di qualità con il varo dell’ASEAN Economic Community (AEC), che mira a creare un grande mercato comune dal Myanmar alle Filippine sul modello di quello dell’Unione Europea. Frutto di lunghi negoziati iniziati nel 2003, l’AEC intende aumentare la competitività internazionale delle economie ASEAN e consentire la libera circolazione di beni, servizi e personale qualificato in tutta l’area del Sud-est asiatico, contribuendo allo sviluppo commerciale e infrastrutturale della regione. Inoltre, la graduale implementazione dell’AEC nel prossimo decennio dovrebbe comportare una maggiore coordinazione diplomatica tra i Paesi membri dell’organizzazione, aiutandoli a contenere gli effetti destabilizzanti delle dispute nel Mar Cinese Meridionale e a garantire la sicurezza regionale, soprattutto contro la crescente minaccia del terrorismo jihadista nell’Oceano Indiano.

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Fig. 1 – Cerimonia d’apertura del vertice ASEAN del novembre 2014, tenutosi nella capitale birmana Naypyidaw

OGGI: LA SFIDA DELL’AEC – L’AEC rappresenta quindi il tentativo di trasformare l’ASEAN in una credibile e efficace struttura sovranazionale, capace di affrontare con successo le principali sfide politiche e economiche del prossimo futuro. Il serrato programma di integrazione economica tra i Paesi membri, da realizzarsi compiutamente entro il 2025, dovrebbe infatti agevolare il superamento del volontarismo e degli accordi informali degli anni passati, consentendo una parziale integrazione politica dei Paesi ASEAN e l’elaborazione di una strategia comune per la sicurezza del Sud-est asiatico. Inutile dire che si tratta di un obiettivo estremamente ambizioso e di difficile realizzazione, soprattutto a causa delle peculiarità politiche e strutturali dell’organizzazione. Contrariamente all’Unione Europea, l’ASEAN è infatti nata per sostenere l’indipendenza nazionale dei propri membri contro possibili ingerenze esterne ed è quindi spesso vittima delle loro tendenze particolaristiche, che limitano fortemente l’adozione di misure efficaci di integrazione economica e coordinazione diplomatica. La necessità di fondare le decisioni dell’organizzazione sul consenso di tutti i Paesi membri, ottenuto in molti casi attraverso lunghi e complessi negoziati informali, favorisce compromessi al ribasso e vaghe dichiarazioni d’intenti poi disattese nei fatti. Nel caso dell’AEC, l’Indonesia ha per esempio già dimostrato scarso interesse verso il progetto, adottando diverse politiche protezionistiche contrarie allo spirito dell’iniziativa, e un simile scetticismo è stato espresso anche dalla Thailandia, il cui regime militare appare sempre più insofferente verso qualsiasi limitazione della propria sovranità nazionale. Inoltre, l’adesione di alcuni Paesi ASEAN alla Trans-Pacific Partnership (TPP) complica ulteriormente l’implementazione dell’AEC, richiedendo un’armonizzazione tra le disposizioni dei due accordi di integrazione economica di difficile attuazione.

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Fig. 2 – Moneta commemorativa emessa dalla Banca Nazionale della Cambogia per celebrare la nascita dell’ASEAN Economic Community (dicembre 2015)

DOMANI: DIALOGO CON GLI USA – A fine 2016 l’ASEAN traccerà un primo bilancio dell’esperienza AEC, soppesando costi e benefici di tale ambizioso progetto di integrazione regionale. È probabile qualche correzione di rotta, ma nel complesso l’organizzazione cercherà di proseguire sulla strada di una maggiore unità economica e politica, volta ad affrontare le crescenti tensioni internazionali nel Mar Cinese Meridionale e nell’Oceano Indiano. Nel corso dell’anno l’ASEAN cercherà anche di sviluppare un dialogo strategico con gli Stati Uniti, sul modello di quelli già esistenti con l’India (ASEAN-India) e i Paesi dell’Asia nord-orientale (ASEAN+3), e sarà interessante vedere gli effetti di tale iniziativa diplomatica sull’evoluzione dell’AEC e sui rapporti dell’ASEAN con la Cina, partner necessario ma spesso “ingombrante” per i Paesi emergenti del Sud-est asiatico.

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Fig. 3 – Il Presidente americano Barack Obama con il Premier malese Najib Razak durante il recente vertice ASEAN di Kuala Lumpur (novembre 2015)

Simone Pelizza

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Alcune pubblicazioni ufficiali, ricche di dati e grafici, su sviluppo e linee guida dell’AEC:

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Simone Pelizzahttp://independent.academia.edu/simonepelizza

Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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