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Lo scandalo Volkswagen (4): gli ultimi sviluppi

L’Unione europea ha chiuso il 2015 con un corposo aumento delle immatricolazioni, a differenza di altre realtà. Gli effetti dello scandalo hanno inciso concretamente sul volume delle vendite della casa tedesca, anche se i dati risultano estremamente divergenti per andamenti e localizzazione geografica.

Sul fronte delle cause legali in Brasile è stata emessa la prima condanna ufficiale, mentre negli Stati Uniti inizierà un processo che è già nella storia. L’Unione europea ha approvato la costituzione di una Commissione d’inchiesta sulle emissioni di CO2, tuttavia ha ceduto terreno in merito alle emissioni di ossidi di azoto (NOx)

LE IMMATRICOLAZIONI NELL’UE – In base ai dati diffusi dalla European Automobile Manufacturers’ Association (ACEA) – il registro europeo dei lobbisti del mercato dell’auto che definiscono in primis gli standard dell’Unione europea (UE) – nel periodo gennaio-dicembre 2015 c’è stato un aumento delle immatricolazioni dei veicoli commerciali del +12,4%, per un totale di 2.079.322 unità. Guida la classifica la Spagna (+36,4%), seguita da Regno Unito (+16,7%), Italia (+13,2%), Germania (+4,3%) e Francia (+3,1%). L’aumento nel solo mese di dicembre 2015 è stato del +14,8%, pari a 191.826 unità. In cima alla classifica c’è l’Italia (+23,2%), seguita da Spagna (+23,0%), Regno Unito (+20,3%), Francia (9,4%) e Germania (8,7%).
La crescita si è verificata anche per le immatricolazioni delle automobili a uso privato – a dicembre 2015 +16,6%, pari a 1.109.927 unità (28° mese consecutivo di crescita). La capofila è la Spagna (+20,7%), seguita da Italia (+18,7%), Francia (+12,5%), Regno Unito (+8,4%) e Germania (+7,7%). Nel periodo gennaio-dicembre 2015 l’aumento è stato del +9,3%, pari a 13.713.526 unità. Al vertice vi è la Spagna (+20,7%), seguita da Italia (+15,8%), Francia (+6,8%), Regno Unito (+6,3%), e Germania (+5,6%).
Confrontando i valori di dicembre 2014 e 2015 del Gruppo Volkswagen, si nota sia una crescita delle immatricolazioni del +4,7% – da 235.170 a 246.278 unità –, che una diminuzione della quota di mercato – da 24,7% a 22,2%. Andamenti simili si notano giustapponendo il periodo gennaio-dicembre 2014 con il corrispettivo periodo 2015, dove la crescita delle immatricolazioni è stata del +6,1% – da 3.183.224 a 3.377.799 unità – e la quota di mercato è diminuita dal 25,4% al 24,6%. 

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I DATI DIFFUSI DAL GRUPPO VOLKSWAGEN – In base al comunicato stampa diffuso dalla casa tedesca lo scorso 8 gennaio, nel corso del 2015 sono stati venduti 9.930.600 veicoli. Rispetto alle vendite del 2014 – 10.137.400 i veicoli venduti – si è verificato un calo del -2,0%.
Le vendite complessive in Europa sono ammontate a circa 4,045 milioni di unità, un aumento del +2,5% rispetto al 2014. Nell’Europa Occidentale l’aumento è stato del +4,8%. Aumenti corposi sono stati registrati in Spagna (+16,1%) e in Italia (+8,8%), mentre è risultato di minore entità il dato sulla Germania (+4,0%). Nell’Europa centro-orientale si è registrato un calo del -8,3%.
Le vendite nell’America del Nord sono aumentate del +4,4%. Negli Stati Uniti si è verificato un aumento del +1,2%. Nell’America Latina il calo è stato del -29,8%, in Brasile del -38,1%. Tragica anche la situazione in Russia, con un calo del -36,8%. Nella regione Asia-Pacifico è stato registrato un calo del -3,0%, in Cina del -3,4%.

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NUOVI FONDI, IL PIANO DI RICHIAMO IN EUROPA E GLI INVESTIMENTI IN AMERICA – Lo scorso dicembre – secondo l’agenzia Reuters Volkswagen avrebbe ottenuto da 13 banche il “prestito-ponte” da 20 miliardi di cui necessitava. Dall’iniziale ammontare di 2,5 miliardi di euro a tranche, si sarebbe scesi a 1,825 miliardi – per otto banche. Le restanti cinque sarebbero passate da tranche di 1,5 miliardi a 1,08 miliardi. Nonostante le smentite di rito, tra gli asset potenzialmente cedibili restano Bentley, Ducati, Lamborghini e Man.
Il 27 gennaio la Kraftfahrt-Bundesamt (Kba) – la Motorizzazione tedesca – ha ordinato a Volkswagen il richiamo delle auto con le emissioni di NOx “truccate” dei motori diesel EA 189 – per un totale di 8,5 milioni di vetture in tutta Europa contro gli 11 milioni inizialmente previsti. Il 13 novembre 2015 era stata invece resa nota la lista dei 430.046 veicoli “model year 2016” già venduti, con eccessi di emissioni di CO2. Dopo le verifiche della Kba sono risultati solo 9 i modelli non a norma – per un totale di 36.000 auto stimate dalla casa tedesca. Questo dovrebbe permettere alla casa di Wolfsburg un risparmio pari a 2 miliardi di euro.
Alla vigilia dell’apertura del Salone dell’auto di Detroit (11-24 gennaio 2016) – evento nato nel capoluogo della Contea di Wayne nel 1907 e divenuto appuntamento internazionale annuale –, l’amministratore delegato (a.d.) Matthias Müller ha dichiarato l’intenzione di aumentare gli investimenti negli Stati Uniti di ulteriori 900 milioni di dollari e, assieme, di attuare un piano di assunzioni da 2000 posti.

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LA CONDANNA E LA DENUNCIA “STORICHE” – Il 12 novembre 2015 l’Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis (Ibama) – appendice amministrativa del Ministero dell’ambiente brasiliano –, ha emesso la prima multa ufficiale per il Gruppo Volkswagen – in merito alle emissioni di NOx. La sanzione è ammontata a 50 milioni di reais, circa 12,4 milioni di euro. La condanna è di lieve entità finanziaria ma è di grande valore simbolico e morale, poiché è la pena massima prevista per reati ambientali.
Il 4 gennaio scorso il Governo di Washington ha querelato il gruppo tedesco. È previsto che la denuncia, depositata dal procuratore John Cruden presso il Distretto orientale del Michigan, venga poi trasferita al corrispettivo della California del Nord – dove già pende la class-action. La causa – se persa – potrebbe imporre sanzioni prossime ai 20 miliardi di dollari, oltre che generare un potenziale “effetto domino mondiale” di azioni legali. La querela – depositata per conto della Environmental Protection Agency (EPA) dal Dipartimento di Giustizia – è stata annunciata attraverso un comunicato stampa congiunto. In quest’ultimo si sostiene che su circa 600.000 diesel Volkswagen a 2 e 3 litri, è stato applicato un “defeat device” – atto a truccare le emissioni. In base al “Clean air act” – la normativa violata – la casa automobilistica avrebbe dovuto comunicare alle autorità l’utilizzo dello “auxiliary emissions control device”. La notizia ha avuto subito un forte impatto a Francoforte, dove il 5 gennaio il titolo Volkswagen ha perso il 3,1% a 122,35 euro.
In previsione di questo scenario Michael Horn – il n.1 di Volkswagen negli Stati Uniti –, alla fine dello scorso anno aveva annunciato di aver incaricato della difesa della casa di Wolfsburg il legale Kenneth Feinberg. Quest’ultimo risulta essere un esperto di cause di grande complessità e impatto mediatico, in quanto in passato ha curato gli interessi delle vittime e dei feriti provocati dai difetti di progettazione delle auto General Motors (GM) e, inoltre, dagli attentati dell’11 settembre 2001. Esiste una concreta possibilità che la causa negli Stati Uniti termini con l’emissione di quattro multe distinte, che potrebbero ammontare complessivamente dai 45 agli 80 miliardi di dollari. La notizia ha causato il 6 gennaio un crollo delle azioni Volkswagen, -5,85% le azioni ordinarie e -4,0% le azioni privilegiate.
Al fine di raggiungere una soluzione di compromesso, vi sono stati incontri tra Müller e le autorità americane, che tuttavia hanno lamentato lo “scarso impegno” della casa tedesca alle indagini. Il 12 gennaio la California Air Resources Board (CARB) ha bocciato il “recall plan” della casa tedesca, considerato per l’appunto lacunoso.

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L’ATTEGGIAMENTO DELL’UE – Il 17 dicembre 2015 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione finalizzata all’istituzione di una Commissione d’inchiesta sullo scandalo Volkswagen – 354 favorevoli, 229 i contrari e 35 gli astenuti. Formata da 45 membri, ha il compito di accertare le violazioni delle norme comunitarie in materia di emissioni di agenti inquinanti e, inoltre, le carenze presunte o effettive sia degli Stati membri dell’UE che della Commissione europea. La Commissione d’inchiesta ha l’obbligo di presentare una relazione “intermedia” a 6 mesi dall’inizio ufficiale dei lavori, più una “finale” entro 12 mesi.
Agli inizi dello scorso novembre il Commissario europeo per il Clima e l’Energia Miguel Arias Cañete aveva inviato una lettera a Müller, con cui concedeva dieci giorni per fornire “chiarimenti” sulle emissioni irregolari di CO2 e non solo. La portavoce del Commissario Anna-Kaisa Itkonen, ha recentemente reso noto l’intenzione di Volkswagen di diffondere i dati definitivi dei controlli almeno dopo la fine di gennaio. Infatti poiché quest’ultimi sono stati affidati a “soggetti esterni”, prima necessitano dell’approvazione della Kba.
Il Commissario UE responsabile per il Mercato interno e dell’Industria Elzbieta Bienkowska, avrebbe richiesto un risarcimento per i clienti europeisecondo Reuters attraverso una lettera privata a Müller –, che considera discriminati in ragione dei rimborsi concessi negli Stati Uniti. Nelle scorse settimane anche il Ministro della giustizia tedesco Heiko Maas aveva definito “scandalosa” la differenza di trattamento.
Bienkowska ha inoltre proposto di rendere più stringenti le nuove normative antinquinamento – diffuse lo scorso dicembre e considerate “troppo permissive”. Nonostante ciò il 3 febbraio il Parlamento europeo ha rigettato la proposta di veto della Commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare – 323 i voti contrari, 317 i favorevoli e 61 le astensioni –, atta a bloccare l’aumento temporaneo dei limiti di emissioni di NOx deciso dalla Commissione europea – circa il 110% rispetto agli attuali 80 milligrammi per chilometro.

Claudio Cherubini

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””] Un chicco in più

Il 18 dicembre 2015 Elon Musk, co-fondatore del sistema di pagamento PayPal e n.1 di Tesla (azienda automobilistica californiana che punta alla creazione di auto elettriche ad alte prestazioni, che porta il nome dell’ingegnere e fisico Nikola Tesla), ha inviato una lettera aperta, assieme ad altri 44 firmatari, a Mary Nichols – n.1 della CARB. L’intento sarebbe quello di spingere quest’ultima a imporre alla casa tedesca di investire massicciamente in auto a “emissioni zero”. Per chi volesse approfondire, ecco la lettera di Musk.

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Foto: Autoviva.com

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Claudio Cherubini
Claudio Cherubini

Sono nato a Roma nel 1987, dove ancora risiedo. Sono laureato in Relazioni internazionali presso l’”Università degli Studi Roma Tre” e, non ancora saturo della materia, ho conseguito un master in “Relazioni internazionali e protezione internazionale dei diritti umani”, presso la “Società Italiana per l’Organizzazione internazionale” (S.I.O.I.) di Roma. Attualmente sono impegnato nella frequenza del master in “Global Marketing, comunicazione e made in Italy”, offerto dalla “Fondazione Italia USA” (di cui sono professionista accreditato) e dal “Centro Studi Comunicare l’Impresa” di Bari (C.S.C.I.). Coltivo a livello meramente amatoriale la passione per la letteratura italiana, mentre ho sviluppato un forte interesse per la crisi economica e finanziaria che da anni attanaglia il mondo, l’Italia particolar modo.

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