La “Presidenta” non molla e continua sulla propria linea politica, in condivisione con il marito Néstor. Ecco le ultime vicende legate alle Falkland/Malvinas e all’uso delle riserve monetarie per pagare il debito estero
SEMPRE PIU’ SOLA – O quasi. L’appoggio del marito Néstor, infatti, Cristina Fernàndez de Kirchner non l’ha perso. E ci mancherebbe altro: il “matrimonio” Kirchner (termine che in Argentina ha ormai quasi assunto valore istituzionale) è forte e cerca di mantenere saldamente il potere, nonostante abbia ormai perso l’appoggio anche di gran parte dei propri alleati politici.Le decisioni prese nelle ultime settimane dalla “Presidenta” argentina, infatti, hanno suscitato aspri contrasti politici e hanno portato ad ulteriori defezioni all’interno del Partido Justicialista, la formazione politica di matrice peronista di cui fa parte il Frente para la Victoria (la corrente dei Kirchner), in favore delle correnti del PJ che si oppongono al Governo.
LE ULTIME “GOCCE” – L’evento che ha tenuto sicuramente più piede nelle ultime settimane è stata la decisione del Governo argentino di mettere mano a una ingente quantità di riserve monetarie straniere per pagare il debito estero in scadenza quest’anno. Si tratta di una somma ingente, pari a 6,5 miliardi di dollari statunitensi, che la Casa Rosada ha intenzione di porre all’interno del cosiddetto “Fondo del Bicentenario” (così chiamato perché proprio quest’anno ricorrono i duecento anni dall’indipendenza dell’Argentina dalla Spagna), creato al fine di pagare la parte di debito in scadenza. Il governatore della Banca Centrale argentina, Martin Redrado, si è rifiutato di concedere tale somma all’esecutivo, e per questo è stato costretto a farsi da parte. Al suo posto è stato eletto un nuovo Governatore, Mercedes Marcó del Pont, vicina al Governo, la quale ha subito accettato il decreto di necessità e urgenza che la Kirchner aveva firmato per ottenere le riserve. Si tratta di una manovra pericolosa per due motivi. Il primo è politico: l’esecutivo ha scavalcato il Parlamento e ha inoltre interferito nell’autonomia della Banca Centrale, violando un principio che dovrebbe essere ormai acquisito nelle democrazie occidentali. Vi è poi una ragione di opportunità economica: l’indebolimento delle riserve (che ammontano a circa 40 miliardi di dollari) rischia di indebolire ulteriormente la posizione finanziaria, già precaria dopo la crisi debitoria del 2001, dell’Argentina.

LAS MALVINAS SON ARGENTINAS! – A quasi trent’anni dal conflitto con la Gran Bretagna per la contesa sulle isole Malvinas/Falkland, al largo delle coste argentine nell’Atlantico ma retaggio del dominio coloniale di Sua Maestà, Cristina ha “rispolverato” l’argomento. Il Governo di Buenos Aires, infatti, è tornato ad avanzare il proprio diritto di sovranità sulle isole, che saranno sperdute e inospitali, ma pare che siano anche molto ricche di idrocarburi. Recenti esplorazioni hanno infatti rivelato che potrebbero esserci risorse stimabili fino a 60 miliardi di barili equivalenti di petrolio e gas. In occasione dell’ultimo vertice del Gruppo di Rio, tenutosi due settimane fa in Messico, i Paesi latinoamericani hanno appoggiato unanimemente la richiesta della Kirchner, promettendo di sostenere i diritti dell’Argentina nei consessi internazionali. È indubbio che il Governo stia strumentalizzando, oggi come allora, la vicenda a fini politici, ovvero per cercare di distogliere l’attenzione dalle intricate vicende interne e per coagulare il consenso della popolazione attorno al sentimento nazionale, molto forte in Argentina. In questo caso, tuttavia, un certo peso va dato anche alle considerazioni di carattere economico: ad oggi non si può quantificare la redditività delle risorse petrolifere delle Malvinas, ma Buenos Aires ha un bisogno enorme di aumentare le fonti di approvvigionamento energetico.
ELEZIONI IN VISTA – L’anno prossimo si terranno le Presidenziali. Cristina Kirchner, secondo i dettami della Costituzione, dovrà passare la mano. A chi? Il marito Néstor è pronto a ricandidarsi, in ottica di perpetuare il potere della propria corrente. Sembra però molto dura che ce la possa fare, in quanto il Frente para la Victoria ha perso la maggioranza in Parlamento in seguito alle elezioni di medio termine del giugno scorso. Kirchner dovrà vedersela con Eduardo Duhalde, ex presidente negli anni difficili della crisi debitoria, che ha ufficializzato la sua candidatura in seno al PJ ma nella corrente avversa all’ “oficialismo” (così è chiamata la corrente filogovernativa).Da segnalare, infine, anche la candidatura di Mauricio Macri, ricchissimo imprenditore che, oltre ad essere padrone del Boca Juniors, è sindaco di Buenos Aires. Macri è l’uomo di punta di Propuesta Republicana, partito di centrodestra che mira ad acquistare consensi. Sarebbe un risultato sorprendente, giacchè toglierebbe il potere dopo vent’anni al Partido Justicialista. Nei prossimi mesi, dunque, sarà molto importante seguire le vicende politiche argentine. Tuttavia, la crescente instabilità e la polarizzazione tra Esecutivo e Legislativo sta portando ad una paralisi istituzionale che il Governo cerca di aggirare ricorrendo abitualmente alla decretazione d’urgenza. Per il bene della democrazia e dello sviluppo economico argentino, però, questa sarebbe una situazione da evitare assolutamente.
Davide Tentori 10 marzo 2010 [email protected]