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Uno sguardo alla campagna elettorale e al ritiro di Ted Cruz

Caffè AmericanoTed Cruz e John Kasich si sono ritirati dalla corsa presidenziale. Trump si è dimostrato un avversario troppo forte, tanto da obbligare il senatore del Texas e il governatore dell’Ohio a dichiarare la sconfitta. Mentre Kasich veniva dato per spacciato già da molto tempo, è stata invece sorprendente la rinuncia a continuare di Ted Cruz. Cerchiamo di riassumere come si è sviluppata la campagna elettorale del senatore e di far luce sui motivi della sua disfatta

L’ANNUNCIO – Dopo l’insuccesso alle primarie del 3 maggio in Indiana e a seguito delle continue sconfitte nel nord-est del Paese, Ted Cruz ha annunciato a sorpresa il suo ritiro dalla corsa presidenziale, nonostante la sua recente affermazione di voler continuare la lotta contro Trump fino alla fine delle primarie. Il passo indietro di Ted Cruz rappresenta un importante turning point: dalla rivolta dell’establishment contro Trump siamo passati a uno scenario in cui il magnate si è rivelato l’unico contendente repubblicano alla Casa Bianca e alle cui spalle si trova un partito che invoca l’unitĂ  per superare indenni l’ultima sfida all’orizzonte, Hillary Clinton.

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Fig. 1 – Ted Cruz costretto ad abbandonare la corsa per la nomination

LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL SENATORE – Il 2015 e il 2016 sono stati gli anni delle sorprese e delle novitĂ  in entrambi i partiti. Una di queste è stata la candidatura di Cruz, annunciata davanti a una folla di migliaia di studenti alla Liberty University in Virginia il 23 marzo 2015. Da quel momento Cruz ha fondato la sua campagna elettorale cercando di unire gli elettori evangelici, quelli anti-Washington e conservatori in un fronte comune. La sua corsa verso la Casa Bianca è cominciata con il piede giusto, dopo la vittoria in Iowa dell’1 febbraio. Ma l’ottimismo di inizio anno scompare un mese dopo. Si delinea una parvenza di ripresa il 5 aprile, quando Cruz vince in Wisconsin ridando speranza ai suoi elettori. Il 3 maggio, invece, arriva il colpo di grazia, ovvero la sconfitta di Cruz nell’unico Stato in cui avrebbe avuto ancora una possibilitĂ  di vittoria: l’Indiana, infatti, avrebbe potuto rappresentare un terreno fertile per l’elettorato del senatore, con il 31% di popolazione cristiano-evangelica, da sempre considerata la fetta piĂą grande dei sostenitori di Cruz. Nonostante questo, durante il tragitto verso lo Studio Ovale, il senatore del Texas ha superato tutte le aspettative, specialmente per quanto riguarda i fondi elettorali. Nessuno l’aveva previsto, ma Cruz è stato uno dei candidati piĂą finanziati dai Super Pacs. L’agenda di Cruz è rimasta costante con il passare dei mesi: accelerare le deportazioni degli immigrati irregolari, sospendere i visti H1B (conosciuti come non-immigrant visas), armare i nemici dell’ISIS, intervenire boots on the ground in Siria e Iraq, opporsi ai matrimonio gay, eccetera.

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Fig.2 – Cruz e la moglie ormai ai saluti finali

GLI ERRORI – Non costante è stata, invece, la sua strategia, iniziata con una parvenza di sostegno a Trump e finita con critiche e attacchi personali tra i due avversari. L’estate scorsa ogni voce su un loro possibile scontro faccia a faccia veniva smentita e molti erano i punti d’incontro tra le due agende. Cruz invitò perfino il magnate al confine tra Texas e Messico per rafforzare il loro messaggio congiunto contro gli immigrati e parteciparono insieme a un rally contro il trattato sul nucleare iraniano. Da gennaio la strategia di Cruz è cambiata, ma ormai era troppo tardi. Le critiche e le accuse a Trump non hanno lasciato un segno indelebile nelle menti degli elettori che dovevano essere convinti a non votare il tycoon: l’appeal del populismo e del nazionalismo del magnate aveva già fatto breccia tra i votanti. Anche non essere riuscito a farsi rappresentante degli evangelici può essere considerato un passo falso da parte di Ted Cruz. Non è stata inoltre apprezzata la nomina di Carly Fiorina come running mate, una decisione presa da Cruz molto prima di essere sicuro di avere la vittoria in pugno. La sconfitta è stata dovuta anche a uno scarso e debole appoggio da parte dei suoi colleghi senatori e politici. Gli endorsement sono stati pochi e, comunque, mai convinti del tutto: il senatore veniva supportato generalmente perché ritenuto il minore dei due mali e non perché stimato fino in fondo. Intanto Trump, l’uomo la cui candidatura è stata derisa e che molti davano per spacciato, è arrivato più lontano di tutti gli altri.

Giulia Mizzon

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Nel discorso di vittoria di martedì 3 maggio alla Trump Tower, il magnate si è riferito a Ted Cruz come un grande avversario con un fantastico futuro davanti. Il senatore del Texas lascia la corsa alla Casa Bianca dopo essersi aggiudicato 4 primarie e 5 caucus. [/box]

Foto: jbouie

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Giulia Mizzon
Giulia Mizzon

Nata a Imperia nel 1992, laurea magistrale in Politiche Europee e Internazionali all’UniversitĂ  Cattolica di Milano. Affascinata dalle dinamiche della politica internazionale, frequento un Master in International Relations all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. Confesso di essere un’amante degli States, sempre presenti nei miei programmi futuri, e una lettrice accanita di qualsiasi cosa mi capiti sottomano.

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