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Il ritorno di Osama

Lo scorso venerdì Bin Laden ha cambiato argomenti: ambiente prima di tutto. Cosa c’è dietro tale strategia? E gli Stati Uniti sono gli unici destinatari del messaggio di accuse?

L’AUDIO DEL 29 GENNAIO – L’ultimo audio-messaggio attribuito a Osama Bin Laden, ammesso che si tratti proprio di lui e ammesso che sia ancora vivo chissà dove, lascia intendere un’attenzione molto acuta all’interesse di alcune fette di popolazione e di società civile, che segna il passo dell’invettiva anti-statunitense fondata sui grandi temi della geopolitica futura: ambiente e finanza. Il leader di al-Qaeda, o di quella nebulosa che ne rimane dopo gli attacchi dell’11 settembre e la successiva guerra globale al terrorismo iniziata in seguito, si concentra infatti proprio su queste due tematiche per portare l’attenzione internazionale ai presunti crimini statunitensi. 

 

BIN LADEN ECOLOGISTA – Prima di tutto l’ambiente. Un Osama Bin Laden improvvisatosi portatore e difensore dei diritti ambientali e dell’ecologismo, ha duramente attaccato Washington in quanto responsabile, insieme alle altre “grandi nazioni”, dei cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il nostro pianeta e potrebbero causare gravi danni a livello socio-economico, così come vere e proprie aree di crisi e conflitto. In particolare, secondo le accuse di Bin Laden gli Stati Uniti, soprattutto l’ex Presidente George W. Bush, porterebbero su di loro il peso di non aver ratificato l’accordo contro i cambiamenti climatici di Kyoto. Cosa vuol dire questo? Per la maggior parte degli ascoltatori occidentali dell’audio-messaggio ben poco. Suscita quasi ilarità e, allo stesso temo appare un tentativo piuttosto goffo, quello di Bin Laden, nella speranza di poter portare qualche adepto in più alla propria causa. In realtà, però, non è tutto così scontato per le persone cui probabilmente questo messaggio è davvero rivolto. Siamo sicuri che tra i deserti della penisola araba distrutti dalla siccità e in cui le informazioni arrivano con il contagocce, oppure nelle periferie del mondo dove la qualità della vita è sempre più bassa anche a causa dell’inquinamento e dl surriscaldamento del pianeta, queste parole non riescano a produrre un minimo effetto? Bin Laden sembra dunque arrampicarsi sugli specchi, improvvisandosi “verde”, ma la realtà è ben diversa: potrebbero esservi persone direttamente coinvolte già adesso dai cambiamenti climatici, che avrebbero voglia di vendicarsi contro il “nemico” statunitense, sotto la spinta dei messaggi di incitazione del leader qaedista. Una strategia ben mirata, dunque e opportunistica al punto giusto, nella misura in cui mira a far breccia nei cuori e nelle menti di chi potrebbe non avere elementi a sufficienza per poter giudicare da solo la verità o, se non altro, la reale funzionalità del messaggio.

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CHOMSKY E LA FINE DEL DOLLARO – E poi vi è il secondo attacco agli Stati Uniti, stavolta mirato a colpire il sistema monetario internazionale, quindi la base stessa dell’attuale sistema capitalistico mondiale: la preminenza del dollaro come moneta negli scambi internazionali. Secondo le parole attribuite a Bin Laden dall’emittente qatarina al-Jazeera, “[…]Aveva ragione Chomsky quando ha sottolineato la somiglianza tra le politiche americane e l'approccio delle gang della mafia. Sono loro i veri terroristi e per questo dobbiamo smettere di commerciare in dollari e sbarazzarcene. So che ci sarebbero ripercussioni enormi, ma è il solo mezzo per liberare l'umanità dello schiavismo dell'America e dei suoi alleati “. Ecco dunque che, dopo essere sceso nel campo dell’ecologismo, Bin Laden si scaglia contro il dollaro, auspicando una rivoluzione finanziaria e monetaria che possa estromettere gli Stati Uniti dal sistema mondiale. Anche qui, risultano interessanti almeno due particolari: uno è che, a differenza di altri movimenti terroristici e anti-statunitensi, il capo di al-Qaeda non critichi esplicitamente il sistema capitalistico in quanto tale, ma semplicemente il suo monopolio da parte della moneta statunitense. Come dire: basta cambiare attori, ma non la trama. Del resto, senza i trasferimenti di flussi di denaro a livello transnazionale e senza la libera circolazione del capitale e i frutti degli investimenti, la stessa al-Qaeda non avrebbe mai potuto esistere. Secondo aspetto: per criticare il modo di condurre gli affari statunitense, Bin Laden cita addirittura il noto linguista e sociologo statunitense Noam Chomsky: vero e proprio punto di riferimento del mondo “disobbediente” e di certi ambienti radicali della sinistra non solo statunitense, ma mondiale. Perché? Anche qui, probabilmente ad uso interno, per i propri possibili seguaci. In altre parole, il fatto che uno stesso intellettuale statunitense, rispettato professore al MIT di Boston, critichi così duramente il proprio governo, aggiungerebbe legittimità e veridicità alle accuse di al-Qaeda. Per niente stupido o ingenuo, dunque. 

 

E LA CINA? – Ciò che resta da chiedersi è: ma siamo sicuri che Bin Laden non abbia sbagliato bersaglio? In un mondo non più unipolare, ma in cui potrebbe ridefinirsi una sorta di duopolio (il famoso G-2) con la Cina da un lato e gli Stati Uniti dall’altro, sembra proprio Pechino destinata a sostituire Washington nella leadership dei “mali mondiali”, come definiti da Bin Laden. La Cina, soprattutto in prospettiva, è sicuramente un Paese molto più inquinante degli USA e, per ciò che concerne la finanza globale, il suo potere deriva proprio dal fatto di possedere più titoli del tesoro statunitensi (dunque, riserve di dollari), di qualsiasi altro Paese al mondo. A Pechino non sarebbero ben viste, e anzi ne ostacolerebbero di molto il progresso attuale, né la riduzione dell’emissione di gas serra, né tantomeno la fine del dollaro come moneta internazionale per eccellenza. Che Osama debba aggiustare il tiro, nel prossimo messaggio? 

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