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Eletto presidente Aoun, Libano filo – iraniano per scelta o debolezza?

La scorsa settimana il Libano ha eletto un nuovo presidente della Repubblica, dopo un empasse che durava ormai da oltre 20 mesi. Il nuovo capo dello stato è Michael Aoun, eletto a sorpresa grazie al sostegno di Saad Hariri, leader del Movimento del Futuro. Poco dopo l’elezione, proprio Hariri ha ricevuto il compito di formare il nuovo esecutivo

AOUN, DA DOVE VIENE? – Chi è Michael Aoun? La storia di Aoun è la storia del Libano contemporaneo. Michael Aoun è sì un cristiano maronita (veramente un mix tra Shiita e Cristiano Maronita) ma, al contrario di altri politici libanesi della sua stessa confessione religiosa, Aoun proviene del sud del Paese, tutt’altro che agiata. Per questa ragione, allo scopo di guadagnare posizioni sociali, Aoun ha scelto la carriera militare nel 1955. Una carriera che l’ha portato sino al grado di Generale e comandante delle Forze Armate Libanesi nel 1984. Grazie a questa posizione, Aoun è riuscito ad entrare nella vita politica, divenendo Primo Ministro ad interim nel 1988, nel momento in cui Beirut non riusciva ad eleggere un successore di Amin Gemayel. La vera differenza tra il Michael Aoun di allora e quello di adesso sta tutta nella sua posizione politica nei confronti della Siria. Da Premier ad interim, Aoun fu uno dei maggiori antagonisti del regime siriano, all’epoca guidato dal Presidente Hafiz al Assad. Un antagonismo che costò caro ad Aoun e che lo costrinse nel 1990 a scappare quando i militari siriani circondarono il Palazzo Presidenziale di Baabda. In una rocambolesca fuga, Aoun raggiunse Parigi passando per l’Ambasciata francese a Beirut.

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Fig. 1 –  Un’immagine del porto di Beirut

L’esilio di Aoun in Francia si concluse solamente nel 2005, dopo la morte di Rafiq Hariri, le proteste di piazza dei libanesi e il ritiro dell’esercito siriano dal Libano. Pochi però, avrebbero pensato che quel Generale ritornato in patria come un eroe della resistenza nazionale, si sarebbe legato politicamente ad Hezbollah, ovvero ad una organizzazione totalmente legata a Teheran e Damasco. Per quelle strane alchimie della politica libanese, però, questo fu proprio ciò che avvenne nel 2006, durante la seconda Guerra del Libano. Un’alleanza non temporanea che, ancora oggi, lo lega al Partito di Dio di Hassan Nasrallah.

AOUN E L’ALLENZA CON HEZBOLLAH E CON HARIRI – Probabilmente, ancora piu’ inaspettata è stata la scelta di Saad Hariri di puntare su Aoun. Il giovane Hariri, infatti, è colui che piu’ di tutti ha pagato il prezzo dell’occupazione siriana del Libano e delle manovre di Hezbollah, avendo perso il padre Rafiq in un attentato avvenuto a Beirut nel febbraio del 2005. Un attentato di cui le stesse Nazioni Unite indicano nel Governo siriano il mandante (con l’aiuto dei servizi segreti libanesi). Eppure, con una scelta che ha spaccato lo spettro politico libanese, il giovane Hariri ha scelto proprio Aoun per porre termine alla crisi istituzionale del Libano.

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Fig.2 – Il leader di hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, parla ad un comizio a Beirut

Come detto, si è trattato di una decisione che ha trovato oppositori interni sia nel “Movimento 14 Marzo” capeggiato da Hariri, sia all’interno dell’“Alleanza 8 Marzo”, di cui è parte sia il Movimento Patriottico di Aoun, che Hezbollah. Nel Movimento 14 Marzo, infatti, la scelta di Aoun presidente ha incontrato l’opposizione dell’ex Ministro della Giustizia Ashraf Rifi, che dell’ex Primo Ministro libanese Foud Siniora. Nella fazione pro-Hezbollah, invece, voci contrarie si sono alzate ad esempio da parte dallo speaker del Parlamento Nabih Berrih (Amal). Cosa c’è dietro l’accordo Hariri – Aoun? In primis la loro debolezza: Hariri, saudita di nascita, ha dovuto incassare in questi mesi il taglio drastico dei sostegni da parte dell’Arabia Saudita al Libano. Un taglio di oltre 4 miliardi di dollari, soldi destinati in gran parte al sostegno alle forze armate libanesi. Apparentemente una punizione di Ryad a Beirut, dopo la mancata condanna libanese degli assalti all’ambasciata saudita a Teheran, in seguito all’esecuzione capitale dello Sceicco sciita saudita Al Nirm. Dopo l’approfondimento della crisi tra Arabia Saudita e Iran, la monarchia Wahhabita sembra aver scelto di non continuare a puntare sul sostegno alla stabilità libanese, sperando forse di trascinare il fragile Libano nei meccanismi drammatici dell’attuale guerra siriana.  Non bisogna dimenticare che, ad oggi, ci sono in Libano oltre 1,1 milioni di rifugiati siriani, per la maggior parte relegati nella Valle della Bekaa, ovvero nella roccaforte di Hezbollah. Un equilibrio fragilissimo che potrebbe rompersi in ogni momento.

IL LIBANO E LA GUERRA CIVILE SIRIANA – Se Hariri non ride, non lo fa nemmeno la fazione vicina ad Aoun. Dal 2012 Hezbollah è immerso nella guerra civile siriana. Una scelta che ha cancellato la visione di Hezbollah come quella di “partito della resistenza”, per riportarlo alle sue origini settarie e totalmente legate agli umori della Repubblica Islamica dell’Iran. Come ammesso dallo stesso ufficiale iraniano Rahim Savafi, Hezbollah ha perso in Siria migliaia di suoi uomini. Senza dimenticare che, anche all’interno del mondo sciita, l’intervento di Hezbollah in Siria ha incontrato forti opposizioni: la più forte è stata quella di Subhi al-Tufayli, tra i fondatori di Hezbollah, che ha definito l’intervento a favore di Assad un errore e un tradimento verso i mussulmani.

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Fig. 3 –  Hariri durante un incontro politico a Beirut

L’elezioni di Aoun è una vittoria dell’asse della resistenza (Iran-Hezbollah-Siria)? Non e’ detto. Sicuramente è una importante concessione di Hariri verso la fazione avversa. Precisato questo, non e’ certo che si tratti di una vittoria del fronte filo Iran. Questo per diversi motivi. In primis, l’incertezza nasce proprio dal fatto che l’accordo Aoun – Hariri è un “patto tra debolezze”. Un patto in cui, nella pratica di governo, le due parti dovranno misurarsi, provando costantemente a trovare equilibri tra Presidenza della Repubblica e Presidenza del Consiglio dei Ministri. Hariri sa bene che, dopo l’accordo di Taif del 1990, molti dei poteri Presidenziali si sono spostati sul Presidente del Consiglio e sul Gabinetto di Governo (tra cui praticamente, il controllo delle Forze Armate – pur restando formalmente il Presidente il capo dell’Esercito – e del Consiglio Supremo di Difesa). Secondariamente, è la stessa figura di Aoun a non poter dare certezze al fronte filo-iraniano: Aoun non ha posizioni dogmatiche e le sue scelte politiche sono meramente dettate dalla tradizionale attitudine alla sopravvivenza in un Medioriente islamico, del fronte maronita. Come ricordano gli stessi osservatori israeliani, durante il suo esilio francese, Aoun incontrò spesso rappresentanti dello Stato di Israele.

La Redazione

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più

Qui, quindi, si apre la domanda senza risposta: tornato in Libano nel 2005, Aoun si accorse che i cristiani libanesi non potevano veramente contare sui tradizionali amici Occidentali, in primis la Francia e gli Stati Uniti. Da qui, probabilmente, la scelta del “patto con il diavolo” filo-iraniano. Se la prossima presidenza americana, dell’appena eletto Trump, veramente scegliesse di portare avanti una politica di scontro (politico) con l’Iran, allora non è escluso che potremo assistere ad un nuovo cambio di fronte di Michael Aoun e della sua fazione. [/box]

Foto di copertina di Mary P Madigan Rilasciata su Flickr con licenza Attribution License

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