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Elezioni in Somalia: nuovo rinvio?

Il percorso elettorale in Somalia che culminerĂ  con la formazione di un nuovo parlamento bicamerale e con la nomina del nuovo Presidente della Repubblica Federale, sta subendo dei rinvii tali da minare le aspettative della popolazione e la credibilitĂ  del Paese a livello internazionale

ENNESIMO RINVIO ? – Per lasciarsi così alle spalle l’etichetta di stato fallito, la Somalia deve necessariamente fare un decisivo passo in avanti nel processo elettorale per il rinnovo del potere legislativo ed esecutivo, senza piĂą ritardi. Le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica Federale somalo previste per il 30 novembre sono state rimandate per la terza volta dall’inizio dell’anno. Ad oggi solo uno dei sei stati federali, il Jubbaland, ha concluso le votazioni  e di conseguenza sarĂ  possibile la nomina dei parlamentari che si siederanno nella Camera Bassa mentre per quanto riguarda l’altro ramo del parlamento cioè la Camera Alta, solo quattro su sei stati hanno pubblicamente riferito di essere riusciti ad eleggere i propri rappresentanti. Questo ritardo si aggiunge ai fallimenti registrati tra l’estate e l’inizio dell’autunno di quest’anno quando il National Leadership Forum, organo preposto all’attivazione della macchina elettorale e al suo svolgimento nella piena trasparenza, per ben due volte aveva annunciato l’inizio e la conclusione della tornata elettorale salvo poi prolungare i tempi prestabiliti.

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Fig. 1 – Un delegato somalo che inserisce il suo voto all’interno dell’urna

IL SISTEMA ELETTORALE – Il modello elettorale che viene attualmente applicato in Somalia è frutto di una lunga e complessa operazione “diplomatica” che ha coinvolto le varie anime della societĂ  somala con il supporto dalla comunitĂ  internazionale. Tale sistema prevede la formazione del nuovo parlamento federale composto da una Camera Alta, rappresentante degli interessi degli Stati Federali e delle regioni, e da una Camera Bassa, denominata House of People, espressione della suddivisione clanica della societĂ  somala. Proprio per eleggere i membri dell’House of People, il National Leadership Forum ha optato per un’elezione indiretta data l’impossibilitĂ  di applicare, almeno per ora, il principio del suffragio universale all’intera popolazione somala. Indiretta in quanto l’elettorato è formato solo da 14.025 delegati selezionati da 135 anziani e suddivisi in 275 collegi elettorali che a loro volta eleggeranno il candidato vincitore. I 275 seggi sono comunque distribuiti secondo la formula del 4.5 cioè i quattro principali clan della Somalia, Dir, Daarood, Isaaq e Hawiye, sono equamente rappresentati mentre i clan minori ottengono la metĂ  (0.5) dei seggi di ciascun “major“ clan. Ai candidati sono richiesti dei requisiti ben precisi come la cittadinanza somala, la soglia d’etĂ  minima di 25 anni, il possesso del diploma di scuola superiore o di un’esperienza lavorativa comparabile e infine una somma di 5.000 dollari se il candidato è uomo o di 2.500 dollari se donna.

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Fig.2 – Una donna che festeggia la nomina di un candidato eletto al seggio elettorale

ELEZIONE CAMERA ALTA – I candidati in lizza per essere eletti nella Camera Alta, invece, sono scelti direttamente dagli Stati Federali in quanto ciascun Esecutivo presenta almeno due nominativi di cui uno solo verrà scelto dalle Assemblee Federali come rappresentante dello Stato. Gli Stati Federali riconosciuti dal National Leadership Forum sono Galmudug, Jubbaland, Southwest, Hiran-Shabelle e Puntland; in aggiunta il Somaliland e la regione del Benadir partecipano al voto anche se sottoposti a “special arrangements”: il primo è in aperto contrasto con il Governo centrale, si considera un’entità indipendente e staccata dalla repubblica federale e perciò non vorrebbe partecipare a queste elezioni. Il Benadir, invece, preferirebbe che gli venisse riconosciuto uno status ad hoc visto che accoglie sul proprio territorio la capitale della Repubblica, Mogadiscio; ad oggi tale richiesta è stata negata dalle autorità centrali.

TRASPARENZA E LEGALITÀ – In Somalia si sta svolgendo una dura lotta affinché i concetti di legalità e trasparenza siano recepiti come principi cardini della Repubblica Federale. Per questo motivo è stato istituito il Federal Indirect Election Implementation Team (FIEI) composto da 22 membri di cui 10 di nomina governativa e 12 nominati dagli Stati Federali con il compito di vigilare sullo svolgimento delle elezioni; con la stessa mansione sono stati costituiti anche i sei State Indirect Election Implementation Teams i cui membri sono nominati in maggioranza dagli Stati Federali (8/3). Inoltre, sempre per ottemperare la richiesta di una più ampia legalità durante il processo elettorale, il National Leadership Forum ha previsto la creazione di un organismo, l’Indirect Electoral Dispute Resolution Mechanism Team, dedito a raccogliere e vagliare i ricorsi dei candidati in caso di contestazione di voto, previo pagamento di un contributo pari a 1000 dollari.

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Fig. 3 – Un addetto al seggio elettorale mentre conteggia i voti

IL CONFRONTO CON LE “ELEZIONI” 2012 – L’attuale processo elettorale, nonostante le complicazioni che sta incontrando, rappresenta comunque un passo in avanti se paragonato alle precedenti elezioni avvenute nel 2012. Quattro anni fa, infatti, la selezione si svolse solo a Mogadiscio e coinvolse unicamente 135 anziani appartenenti ai clan del paese i quali direttamente scelsero e nominarono i membri dell’attuale parlamento monocamerale.

PROBLEMA CORRUZIONE – I buoni propositi palesati con l’istituzione degli organi di controllo e vigilanza, si sono scontrati con i difetti di un paese che ha vissuto vent’anni di assoluta anarchia e che solo negli ultimi anni sta provando a dotarsi di un apparato statale. Così in diversi collegi elettorali sono stati riscontrati episodi di corruzione dove si è arrivati a pagare cifre con sei zeri pur di accaparrarsi la nomina oppure attività minatorie nei confronti di candidati, delegati e ufficiali dediti al controllo e infine veri e propri scontri a fuoco tra appartenenti a clan opposti. Tutto ciò, unito alla costante minaccia di attentati terroristici da parte di Al-Shabaab, ha contribuito a posticipare lo svolgimento delle elezioni. Non si è fatta attendere nemmeno la reazione da parte dell’ONU e dell’Unione Africana che, insieme ad alcuni Stati tra cui l’Italia, hanno palesato tutto il loro disappunto sulla questione mediante un comunicato congiunto.

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Fig. 4 – Soldati ugandesi in pattuglia nelle strade di Brava, città portuale a sud di Mogadiscio. Le truppe della missione AMISOM sono schierate per evitare eventuali attacchi di Al-Shabaab

La direzione presa dalla Somalia è quella giusta ma il percorso è ancora lungo. Il paese e la comunità internazionale chiedono, a tal proposito, che il processo elettorale, una volta portato a termine, generi una classe politica in grado di garantire la sicurezza della popolazione, visto che la minaccia terroristica di Al-Shabaab è ancora attiva sul territorio, e di far emergere il Paese dalle sabbie mobili in cui versa attualmente. In questo senso, la nuova amministrazione dovrà puntare a una costante democratizzazione che abbia come obiettivo finale il suffragio universale da raggiungere nelle prossime elezioni del 2020.

Giulio Giomi

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą.

Il National Leadership Forum ha previsto nelle attuali elezioni una quota rosa per i nuovi parlamentari pari al 30% dei seggi disponibili. Nelle precedenti elezioni del 2012 la presenza delle donne in Parlamento era pari al 14%.[/box]

Foto di copertina di Free Grunge Textures – www.freestock.ca Rilasciata su Flickr con licenza Attribution License

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Giulio Giomi
Giulio Giomi

Nato a Livorno nel 1988, mi sono laureato in Relazioni Internazionali presso l’UniversitĂ  LUISS di Roma. Precedentemente, ho ottenuto la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’UniversitĂ  di Pisa. Sono stato uno stagista presso il NATO Defense College e l’HQ della FAO. Quando non mi occupo di geopolitica, mi dedico alle altre mie due passioni: viaggi e calcio.

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