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Alexey Ulyukayev: lo strano caso del Ministro arrestato a mezzanotte

In 3 sorsi – La notte del 14-15 novembre il Ministro dello Sviluppo Economico russo Alexey Ulyukayev viene arrestato con l’accusa di aver estorto una tangente di 2 milioni di dollari al colosso petrolifero Rosneft, in cambio di un sostegno all’acquisizione da parte di quest’ultimo del 50% della compagnia statale petrolifera Bashneft. Il fatto non rappresenta un semplice caso di corruzione, ma uno scandalo politico a tutti gli effetti, che sta generando moltissime domande sul futuro dell’attuale classe politica russa

1. ALEXEY ULYUKAYEV: DA LIBERALE DI ELTSIN A MINISTRO DELL’ERA PUTIN – Classe 1956, economista di spicco del Primo Ministro Gajdar durante il periodo eltsininano, governatore della Banca centrale russa dal 2004 e poi dal 2013  Ministro dello Sviluppo Economico sotto la presidenza Putin, Ulyukayev è un esponente dell’area “liberale” del Governo russo,  la quale si fa portavoce di un liberalismo diverso da quello occidentale, limitandosi ad auspicare che la Russia adotti una politica economica maggiormente liberista e mantenendo al contempo un orientamento conservatore in merito alle dinamiche politiche e sociali russe. Ulyukayev era estremamente critico rispetto alla crisi economica in cui tergiversa la Russia da circa 2 anni, tanto da venir soprannominato “Scuba Diver” per la sua abitudine a ribadire che l’economia russa continua a non risalire dal baratro in cui è sprofondata. Come l’ex Presidente Dmitri Medvedev, Ulyukayev si era mostrato piĂą volte scettico in merito al piano di acquisizione di Bashneft, espropriata all’oligarca Yevtuschenkov (incarcerato e ora dichiarato innocente) nel 2012 da parte del Governo russo, ritenendo piĂą opportuno che la quota maggioritaria della societa petrolifera venisse acquisita da privati piuttosto che da Rosneft, compagnia statale capitanata da Igor Sechin, considerato da molti il braccio destro di Putin e uno degli uomini piĂą potenti della Russia. Ulyukayev è al momento agli arresti domiciliari e, in caso di colpevolezza, rischia una detenzione da 8 a 15 anni. L’arresto di Ulyukayev segna un importante avvenimento per la Russia contemporanea, divenendo questi il Primo Ministro ad essere arrestato dal 1991 ad oggi. Sembra inoltre che il Ministro sia stato monitorato dai servizi segreti russi per piĂą di un anno, fatto di cui era a conoscenza Putin, che in seguito all’arresto ha sciolto il Ministro dal suo incarico in quanto non piĂą persona di cui potersi fidare.

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Fig. 1 – Alexey Ulyukayev (centro) entra in tribunale per la prima udienza giudiziaria dopo l’arresto, 15 novembre 2016

2. UN’ACCUSA AMBIGUA: I PARERI DISCORDANTI DELL’OPINIONE PUBBLICA RUSSA– Svetlana Petrenko, responsabile del Dipartimento per le relazioni con i media dell’FSB (erede del KGB), ha giustificato l’arresto in quanto il Ministro è accusato di “concussione verso i rappresentanti di Rosneft, accompagnata da minacce”. Il fatto si sta però dimostrando una fonte inesauribile di domande. Non solo pesa sulla veridicitĂ  dell’accusa la mancanza di prove visive, ma anche una sua effettiva ragion d’essere. L’arresto, giudicato “incomprensibile” (Medvedev) e “una montatura” (Valerij Khomjakov, Direttore Generale del Consiglio per la strategia nazionale), è stato criticato aspramente soprattutto da Alexander Shokin, a capo dell’Unione russa degli industriali e imprenditori. Shokin ha commentato l’avvenimento spiegando che piĂą che di un’inchiesta giudiziaria ci sarebbe bisogno di un’inchiesta psichiatrica, reputando che solo una persona insana di mente avrebbe potuto tentare di estorcere del denaro ad Igor Sechin, Direttore Esecutivo di Rosneft, per un’acquisizione che aveva giĂ  ricevuto un mese prima l’approvazione dal Parlamento ed era stata dichiarata a norma di legge. Shokhin ha inoltre spiegato che l’acquisizione di Bashneft è avvenuta a prezzo di mercato (per un valore di 5.03 miliardi di dollari), fatto che non fa che confermare l’improbabilitĂ  dell’accusa, essendo insensato richiedere una tangente per un’acquisizione fatta a prezzo di mercato e non ad un prezzo inferiore.

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Fig. 2 – Igor Sechin, patron di Rosneft e strettissimo collaboratore del Presidente Putin

3. CONTESTUALIZZARE L’ARRESTO: VERSO LE PRESIDENZIALI DEL 2018 – Le controversie inerenti la veridicitĂ  dell’arresto portano a chiedersi se questo non sia piĂą di un semplice caso di corruzione. La risposta sembra essere inevitabilmente positiva: inserendo l’accadimento nel contesto russo contemporaneo, molteplici sono le opinioni di personaggi di spicco russi che vedono nell’arresto una mossa tattica di Putin circa le presidenziali del 2018. Secondo Vladimir Milov, oppositore politico a capo di un think tank sull’energia, l’arresto di una carica istituzionale così importante e ricoperta da un veterano della politica della Russia contemporanea veicola un importante messaggio per l’intera classe politica, sottolineando il fatto che nessun membro della classe dirigente è esente da accuse e/o intimidazioni. Secondo molti opinionisti russi, l’arresto rientra inoltre in un disegno di Putin circa un piano di marginalizzazione e indebolimento dei liberali, i piĂą critici verso la politica economica del Governo russo, da attuare attraverso un loro screditamento e una sostituzione di politici di lunga data (come per l’appunto Ulyukayev) con una nuova classe di politici giovani piĂą inclini a seguire senza battere ciglio le decisioni politiche di Putin. L’attacco ai liberali segna inoltre un punto a favore dei siloviki capitanati da Sechin, ossia la corrente piĂą conservatrice e nazionalista del Cremlino, i cui membri provengono dall’apparato militare e di sicurezza russo. Sechin è ritenuto essere da molti la persona in cui Putin ripone piĂą fiducia. Il rapporto tra i due fonda le proprie radici negli anni Novanta: nel 1991 Sechin inizia a lavorare come capo dello staff di Vladimir Putin nel municipio di San Pietroburgo, rimanendo da quel momento sempre al suo fianco. Nel 1999 è capo della segreteria del Primo Ministro, in seguito Vice-Primo Ministro del Governo Putin, per divenire dal 2004 amministratore delegato di Rosneft, la quale si afferma come prima compagnia petrolifera al mondo dopo l’acquisizione della Yukos del proprietario Khodorkovsky.

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Fig. 3 – Vladimir Putin con Maxim Oreshkin, successore di Ulyukayev al Ministero dello Sviluppo Economico

Lisa Pertot

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

La corruzione è un problema endemico per la Russia, nonostante si sia ridotta negli ultimi anni. Combattere contro essa è uno degli obiettivi principali dell’agenda politica di Putin, il quale ha saputo sfruttare la strumentalità di tale problematica utilizzandola sovente come scusante per eliminare personaggi politici scomodi. Emblematico è il caso del governatore “liberale” di Kirov Nikita Belykh, arrestato per corruzione il giugno scorso. Anche la sua incarcerazione è stata criticata per la sua ambiguità e, in molti hanno sottolineato come l’accusa potesse rispondere alla necessità di arrestare membri della classe politica russa, purché non appartenenti a Russia Unita (Belykh venne eletto governatore nel 2008 in quanto rappresentante di Unione delle forze di destra). [/box]

Foto di copertina di AK Rockefeller Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-ShareAlike License

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Lisa Pertot
Lisa Pertot

Classe 1992, nata a Trieste,  ho conseguito la laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto svariate volte all’estero per studio o lavoro, tra Spagna, Francia e Russia, in assoluto il mio paese preferito. Dopo essere stata quasi due mesi ad Omsk nel 2012, ho svolto un tirocinio vicino a Mosca nel 2015, esperienza che ha aumentato la mia fascinazione per la Russia, passione sfociata nella stesura di una tesi focalizzata sulla Chiesa ortodossa russa e il suo ruolo nella politica estera del paese. Attualmente vivo a Madrid, dove mi trovo per lavoro, ma spero in un futuro non troppo lontano di poter tornare in Russia.

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