Le milizie dello Stato Islamico hanno ripreso la città di Palmira in Siria. Un successo non così inaspettato, data la strategia recente del regime di Assad e dei suoi alleati
L’ISIS è ritornato a Palmira. Gli attacchi dei militanti sono iniziati il 10 dicembre, sono stati parzialmente respinti e poi successivamente le difese sono crollate tra ieri 11 dicembre e stanotte. Si combatte ancora nei dintorni e per quanto i dettagli dell’attacco ISIS non siano ancora stati chiariti, appare evidente invece la dinamica base. Come avevamo raccontato anche noi (nella serie di articoli sull’estate della Siria) dopo la liberazione di Palmira da parte di russi e Assad e la sconfitta degli stessi nell’attacco verso Tabqa, il regime e i suoi sponsor si sono concentrati altrove, in particolare ad Aleppo, rinunciando totalmente ad attaccare ulteriormente l’ISIS. Assad ha una “coperta corta” in termini di truppe ed equipaggiamenti e i russi non vogliono e non possono estendere eccessivamente la loro presenza sul terreno – concentrarsi ad Aleppo per, ormai, mesi ha così voluto dire ridurre le forze altrove e di conseguenza permettere all’ISIS di respirare almeno da questa parte del fronte. Aggiungiamo come l’azione dei turchi a nord e il concentramento dell’attenzione USA e della coalizione contro Mosul abbia sicuramente permesso all’ISIS di raggruppare qualche forza per un contrattacco che serve più che altro proprio a distogliere l’attenzione dalle sconfitte altrove
Per Assad e i russi è sicuramente lo smacco di perdere una città chiave dal punto di vista propagandistico, oltra a mostrarsi gli unici che ancora perdono terreno contro l’ISIS. Ma è soprattutto la verifica dell’errore strategico di aver voluto sottomettere Aleppo a tutti i costi. Il costo, in questo caso, è stato proprio perdere Palmira. Vedremo per quanto.
Foto di copertina di RLuna (Charo de la Torre) Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-ShareAlike License