In 3 Sorsi – In Niger cresce la capacitĂ operativa dei gruppi jihadisti e ribelli, nonostante il sostegno russo e il coordinamento con Mali e Burkina Faso.
1. LA STRAGE DI TILLABÉRI
Un nuovo attentato terroristico evidenzia le difficoltà del Niger nella gestione dei problemi di sicurezza presenti sul territorio, in particolare nella regione di Tillabéri, confinante con Burkina Faso e Mali. L’attacco, avvenuto il 10 di settembre, avrebbe privato le forze armate nigerine di almeno 20 soldati. Un report recentemente pubblicato da Human Rights Watch testimonia l’uccisione di 127 civili a partire dal marzo 2025 nella medesima regione.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il generale Abdourahamane Tchiani, autoproclamato Presidente del Niger dal marzo 2025, ha guidato il colpo di Stato del 2023
2. I NUMEROSI NEMICI DELLA GIUNTA NIGERINA
Gli autori di queste stragi farebbero parte dell’Islamic State in the Sahel Province (ISSP), gruppo terroristico originariamente conosciuto come Islamic State in the Greater Sahara. L’alleanza con l’IS inizia nel 2015, ma il riconoscimento ufficiale risale a quattro anni dopo, all’interno dell’Islamic State’s West Africa Province (ISWAP), dal quale il gruppo si separa solamente nel 2022, assumendo l’attuale denominazione.
La forza dell’ISSP sta nella propria capacitĂ di auto-sostenersi sia economicamente – tramite estorsioni, furti, rapimenti e contrabbando di oro – che militarmente, dato che i propri combattenti sono pescati dalla popolazione civile, arruolati forzatamente e indottrinati secondo l’ideologia jihadista. L’ISSP si incunea nelle debolezze del Paese saheliano, la cui classe dirigente si sta dimostrando incapace di riprendere il controllo del territorio nazionale.
Analogamente, altri gruppi terroristici nell’Africa Sub-Sahariana insidiano il Governo nigerino approfittando di questa condizione di fragilitĂ : l’ISWAP, ancora attivo alla frontiera con la Nigeria, così come i rivali di Boko Haram; il Gruppo di Sostegno all’Islam e ai musulmani (JNIM), affiliato al-Qaeda; il Fronte Patriottico di Liberazione (FPL). Se i primi tre sono gruppi jihadisti spesso in lotta tra di loro, l’FPL è fedele all’ex Presidente Bazoum e non è nuovo ad atti di sabotaggio nei confronti di infrastrutture critiche.
Fig. 2 – Il generale nigerino Abdourahamane Tchiani (al centro), il colonnello maliano Assimi Goita (a sinistra) e il capitano bukinabĂ© Ibrahim TraorĂ© (a destra) durante il summit fondativo dell’Alliance des États du Sahel (AES), Niamey, 6 luglio 2024
3. L’ALLEANZA DEGLI STATI DEL SAHEL: UN’ALTERNATIVA VALIDA ALL’INTERVENTISMO OCCIDENTALE?
Nel settembre del 2023 il Niger ha stretto un accordo con Mali e Burkina Faso, la Carta del Liptako Gourma, trattato istitutivo dell’Alliance des États du Sahel (AES), il cui nome richiama la regione condivisa dai tre Paesi firmatari, al centro delle violenze jihadiste. Così come il Niger, anche Burkina Faso e Mali sono guidati da militari golpisti che hanno fatto propria una retorica anti-coloniale e anti-occidentale.
Lo scopo principale dell’AES è la costruzione di una rete di difesa comune contro ogni minaccia interna ed esterna, ma le ambizioni della Carta suscitano perplessitĂ , prendendo in considerazione la scarsa potenza militare dei tre regimi e l’allontanamento dei contingenti occidentali. Oggi, le uniche truppe straniere in Niger sono quelle italiane, impegnate nella missione di addestramento MISIN, e quelle russe degli Africa Corps (ex Wagner) – queste ultime le uniche impiegate direttamente contro i terroristi.
L’efficacia della presenza russa in Niger è messa in dubbio dai numeri: dall’insediamento di Abdourahamane Tchiani, leader della giunta militare golpista al potere dal 2023, l’ISSP avrebbe ucciso circa 1.600 civili, a detta del già citato report di HRW. Eppure, lo stesso Tchiani aveva accusato l’ex Presidente Bazoum di non essere riuscito a risolvere i problemi di sicurezza del Paese.
Non è possibile prevedere cosa sarebbe successo se il supporto franco-americano sul campo non fosse cessato. Ciò che è evidente è il passaggio dall’orbita occidentale a quella russa, certamente più accettabile per l’opinione pubblica nigerina.
Antonio Magnano
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