Dopo i combattimenti da marzo a giugno in Siria, l’offensiva curda verso Raqqa crea un problema strategico per Assad. Che per reagire rinuncia a ogni cautela.
In Siria l’offensiva delle SDF appoggiate dalla coalizione a guida USA prosegue nell’avanzata contro l’ISIS con una mossa chiave l’1-2 giugno, attraversando l’Eufrate nella zona della sacca di Mambij, cosa che in quel momento ottiene due effetti: taglia i rifornimenti (e rinforzi) ISIS da ovest verso Raqqa e di fatto colpisce alle spalle le forze che si stavano concentrando a nord di Aleppo nella zona di Mare’, ancora assediata.
L’ISIS non era però l’unico attore ad essere influenzato dalla mossa contro Raqqa e Manbij. Negli stessi giorni infatti le forze di Assad lanciavano anch’esse l’offensiva per riprendere Raqqa, con forte copertura mediatica dell’evento. Ma è il come tale offensiva viene lanciata che è indicativo: la direttrice di avanzata è una sola, stretta e sottile: sono di fatto saltate tutte le considerazioni fatte prima sulla necessità di un’avanzata lenta, coordinata e attenta a non scoprirsi sul fianco. La motivazione va cercata nella competizione tra Assad e le SDF. Il regime non può permettersi che siano i Curdi e gli altri ribelli a guida USA a riprendere Raqqa, sarebbe uno smacco mediatico notevole. Devono essere i suoi soldati ad arrivarci per primi. Le forze di Assad, guidate dai Falchi del Deserto, avanzano quindi verso il primo obiettivo: la base aerea di Tabqa, sulla via per Raqqa, sperando l’ISIS crolli come a Palmira.
È curioso comunque come in questo periodo i bombardamenti russi si concentrino principalmente su Aleppo, e i settori di Idlib e Latakia, non su questo settore: segno che per Mosca le priorità sono altre.
La “corsa verso Raqqa” continua nei giorni seguenti: a nord le forze SDF arrivano a pochi chilometri dalla città, ma con i combattimenti a est nel settore di Manbij non hanno forze per avanzare ora (la città è ben difesa e sono coscienti della preparazione necessaria). Continua invece l’avanzata oltre l’Eufrate: l’8 giugno vede le forze SDF avanzare da tre lati su Manbij e iniziano ad entrare nelle zone periferiche con un appoggio aereo USA e alleato costante. L’ISIS ha come unica via di rifornimento/uscita quella verso Ovest (verso zona di Aleppo).
Continua invece l’avanzata delle forze di Assad. Ancora una volta i media italiani sono troppo frettolosi nelle conclusioni. Tra il 4 e il 5 giugno affermano prima che “i lealisti sono a Raqqa” mal traducendo i media esteri che riportano correttamente che sono semplicemente entrati nella provincia di Raqqa. Successivamente avevano comunque affermato che fossero alle porte di Raqqa, ma in realtà mancavano ancora circa 70 km (come confermavano gli stessi media ufficiali di Assad, in particolare l’agenzia al-Masdar News), e il 6 giugno noi stessi scrivevamo come probabilmente le forze di Assad (la cui avanzata, ripetiamo, era lunga e stretta, a rischio taglio di linee di comunicazione, perché non aveva abbastanza uomini) si sarebbero fermate una volta ripresa l’importante base aerea di Tabqa (a circa 35-40 km da attuali posizioni).
La chiave di ciò che sarebbe successo sta proprio in questa debolezza: la necessità di arrivare a Raqqa prima dei curdi (se guardiamo a nord di Raqqa nella mappa qui sotto, si notano le posizioni avanzate curde, più vicine alla città di quanto siano le forze lealiste) aveva costretto Assad ad agire subito, scoprendo i fianchi… e con forze insufficienti.. Questo ha reso la sua avanzata un po’ più precaria. L’ISIS infatti ne approfitterà a breve.
Il peso dell’offensiva verso Manbij si fa sentire sull’ISIS: già il 6 giugno Mare’ era stata liberata e successivamente l’ISIS ha perso anche alcuni altri villaggi chiave a causa di una controffensiva dei ribelli con appoggio aereo occidentale. Le milizie ISIS in realtà non sembra abbiano opposto troppa resistenza anche perché probabilmente si stavano spostando verso Manbij che è chiave fondamentale per la loro permanenza nel nord della Siria. Forse Mare’ è stato il loro “last hurrah” come si dice in gergo, ma per quanto la battaglia sarebbe stata ancora lunga, era la prova del fatto che almeno in questo settore erano bloccati sulla difensiva.
Tra il 10 e il 12 giugno a Mambij, nel nord della Siria, le forze SDF hanno progressivamente circondato la città già dal 12 sera, il 13 ISIS ha contrattaccato riprendendo alcuni villaggi ma è stato poi respinto. Gli scontri sono duri mentre ancora molti civili sono intrappolati dentro. Da qui ad agosto (quando Manbij sarà liberata) per l’ISIS si farà sempre più dura. Ma c’è un ambito dove invece riporterà ancora un successo: contro Assad
Come già detto, l’avanzata delle forze di Assad, pur efficace nei primi giorni, aveva il problema di essere scoperta sui fianchi. Da metà giugno infatti l’ISIS prima ferma l’avanzata di Assad e poi contrattacca: attorno al 20 giugno le forze di Assad, mentre avanzano verso Tabqa, perdono il controllo di un giacimento che avevano appena riconquistato. Nelle immagini (da al-Masdar News, network filo-Assad, e da Miladvisor) la direttrice di controffensiva ISIS e l’attuale posizione arretrata delle truppe siriane di Assad.
Già il 22 giugno le truppe lealiste sono in ritirata e di fatto hanno perso gran parte del territorio preso in precedenza in direzione di Tabqa e Raqqa. L’ISIS ha impiegato attacchi suicidi frontali e sui fianchi, minacciando di circondare l’avanzata e obbligando i lealisti a ritirarsi per non rimanere intrappolati. Il 22 sera l’offensiva dei lealisti è tornata al punto di partenza e l’operazione dichiarata conclusa con un fallimento, in una rara ammissione da parte dei media di Assad (incluso al-Madar News, da cui è tratta la mappa seguente).
A testimonianza di quanto fosse stata un’azione guidata più da necessità mediatiche che strategiche, nelle settimane successive emergono dettagli che mostrano come le forze di elite di Assad siano state spostate nei più rilevanti settori di Latakia (Falchi del deserto) e di Aleppo (Forze Tigre) subito dopo il termine dell’offensiva. Ed è proprio ad Aleppo che l’inferno dei combattimenti raggiunge nuovi picchi.
Continua…
Lorenzo Nannetti
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
La prima parte del nostro speciale sulla lunga estate della Siria la trovate qui:
https://ilcaffegeopolitico.net/46190/la-lunga-estate-della-siria-i [/box]
Foto di copertina di Kurdishstruggle Rilasciata su Flickr con licenza Attribution License