In 3 sorsi – Durante il suo recente viaggio in Pakistan e in Uzbekistan, il Presidente turco Erdogan ha siglato diversi accordi commerciali in settori chiave come quelli dell’energia e della difesa. Il leader turco ha, inoltre, duramente polemizzato contro UE e Stati Uniti inasprendo la rottura diplomatica di Ankara con il mondo occidentale
1. IN PAKISTAN – Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, alla guida di una delegazione di ministri ed imprenditori, ha lasciato la sua nuova residenza presidenziale di Ankara per un viaggio che lo ha portato per la quarta volta nella Repubblica Islamica del Pakistan in Asia meridionale. Ad accoglierlo c’erano il Primo Ministro pakistano Nawaz Sharif e il Presidente pakistano Manoon Hussein. Dopo i negoziati che Islamabad e Turchia hanno avviato su un patto commerciale nel 2005, i due Paesi hanno consolidato un accordo bilaterale di libero scambio che sarà finalizzato nel 2017. L’accordo prevede la cooperazione economica tra i due Governi in settori chiave come l’energia, i trasporti, le comunicazioni, le infrastrutture, il commercio, il petrolio ed il gas, cercando di favorire le esportazioni turche verso il Pakistan.
A livello di cooperazione militare, Ankara ed Islamabad hanno poi deciso di aggiornare gli F-16 usando le componenti tecnologiche turche, consolidando anche gli addestramenti congiunti per le rispettive Forze armate.
Erdogan, inoltre, ha ringraziato Islamabad sia per il sostegno manifestato in seguito al tentato colpo di Stato in Turchia del luglio scorso che per la decisione di ordinare l’espulsione degli insegnanti turchi dalle scuole e dalle università della rete PakTurk, un’organizzazione affiliata a Fethullah Gulen, l’Imam ritenuto – dal leader turco – l’ispiratore del fallito golpe.
A Islamabad Erdogan ha lanciato dure accuse verso la UE e gli Stati Uniti dichiarando: ”l’Occidente sostiene ed arma l’ISIS e Gulen”.
Durante il suo intervento al Parlamento pakistano, il leader turco ha parlato anche della regione del Kashmir, contesa tra India, Pakistan e in minima parte anche dalla Cina, auspicando l’intervento dell’ONU con apposite risoluzioni contro i crimini di guerra di cui sono vittima i cittadini di questa regione.
Fig. 1 – Discorso di Erdogan al Parlamento pakistano, 17 novembre 2016
2. IN UZBEKISTAN – Dopo la sua visita nella Repubblica dell’Uzbekistan in Asia Centrale, il Presidente Erdogan ha dichiarato che la Turchia potrebbe diventare parte della Shangai Cooperation Organization (SCO), o Patto di Shanghai, di cui fanno parte la Russia e la Cina. L’idea – come affermato da Erdogan – recentemente è stata presentata al Presidente russo Vladimir Putin ed al Presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev.
La Turchia dal 2013, come “interlocutore” della SCO, può partecipare agli incontri del Patto di Shanghai ma non ha diritto di voto. La Russia, la Cina, il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan sono i membri effettivi della SCO, organizzazione politica, economica e militare fondata a Shanghai nel 2001.
Erdogan per questo motivo ha deciso che, tramite referendum, lascerà la decisione ai turchi di votare per l’ingresso in UE della Turchia.
Dopo il fallito golpe, il Presidente turco si è recato anche in Russia, dove con il Presidente Putin ha discusso sulle attività militari e di intelligence da coordinare per le loro attività in Medio Oriente. La Turchia e la Cina, inoltre, a fine ottobre hanno firmato nuovi accordi di cooperazione economica. Per le aziende cinesi che vogliono investire e commerciare, la Turchia ha una posizione strategica ed è un partner chiave che funge da ottimo collegamento tra Oriente ed Occidente. Anche durante la visita in Pakistan, il Primo Ministro Sharif aveva esortato gli uomini d’affari turchi a beneficiare del corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC).
Il Presidente Erdogan si proietta quindi verso Oriente per cercare nuove alleanze economiche, politiche e militari, e se avverrà l’ingresso della Turchia nella SCO, Ankara rafforzerà considerevolmente il suo ruolo internazionale. La Turchia, spostandosi progressivamente verso l’Asia, creerà nuove crepe nello scenario geopolitico europeo, perché l’Occidente ne uscirà fortemente indebolito.
Fig. 2 – Erdogan visita la tomba dell’Imam Bukhari a Samarcanda, 18 novembre 2016
3. LE RAGIONI DI UNA SVOLTA – I motivi della svolta di Erdogan sono molteplici. Anzitutto, egli vuole modificare il sistema istituzionale dello Stato turco da repubblica parlamentare a presidenziale, concentrando il potere esecutivo nelle sue mani di Capo dello Stato, di Governo e leader del partito conservatore AKP.
La sua politica autoritaria sta creando gravi ripercussioni economiche per tutto il Paese. L’economia turca rischia il tracollo dopo gli investimenti a basso tasso da parte degli americani e, per fronteggiare questo deficit, Ankara deve puntare la sua ripresa sulla lira turca che rispetto al dollaro è fortemente svalutata.
La guerra in Siria sfavorisce politicamente la strategia adottata da Erdogan in Medio Oriente, che non ha fatto emergere la Turchia come potenza “regionale”. Pur di ricevere i consensi della destra nazionalista, il Presidente turco ha inasprito il regime di repressione contro i curdi che sono fiancheggiati dagli Stati Uniti nella lotta contro l’ISIS.
Erdogan si muove quindi verso Oriente per cercare nuovi vantaggi politici e economici, mentre indebolisce i rapporti con l’Occidente, tra cui Francia e Germania che ostacolano l’ingresso della Turchia in UE.
Fig. 3 – Conferenza stampa del Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, 16 dicembre 2016
Lia Pasqualina Stani
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””] Un chicco in piĂą
La visita di Erdogan ha provocato reazioni contrastanti in Pakistan. Da un lato, il Governo e l’opinione pubblica hanno apprezzato il sostegno del Presidente turco sul Kashmir e le opportunitĂ offerte da una maggiore cooperazione economica con Ankara. Dall’altra, però, entrambi hanno espresso riserve sul crescente autoritarismo di Erdogan in patria e sulle sue pressioni per chiudere le scuole della rete PakTurk in Pakistan.[/box]
Foto di copertina di Adam Jones, Ph.D. – Global Photo Archive rilasciata con licenza Attribution-ShareAlike License