Sappiamo bene che la Corea del Nord è uno dei Paesi meglio sorvegliati e piĂą inespugnabili del pianeta, un paese da cui arrivano solo notizie frammentate, sempre sottoposte alla censura esasperata del regime guidato dal giovane Kim Jong-un. Uno stato spesso alla ribalta delle cronache internazionali per i suoi esperimenti atomici che terrorizzano ogni volta l’area del Pacifico e i suoi milioni di abitanti. Ma come può un Paese cosi isolato politicamente e diplomaticamente dal resto del mondo possedere la tecnologia e la capacitĂ di costruire ordigni nucleari, e minacciare persino gli Stati Uniti?
VERSO L’ESCALATION- Il sogno di un arsenale nucleare nord coreano risale a circa 50 anni fa, all’indomani della conclusione della guerra coreana. Kim Il-sung, “padre” della Corea del nord, era a conoscenza del fatto che il generale McArthur richiese armi nucleari da utilizzare contro il suo paese durante il conflitto. Documenti declassificati ci informano che in tutta risposta Kim chiese ai suoi alleati nella Guerra fredda, in un primo momento l’Unione sovietica, e successivamente la Cina, tecnologie per sviluppare l’ordigno atomico.
Il processo di assemblaggio e sviluppo avrebbe tuttavia richiesto diversi decenni e solo nell’ultima decade si è assistito ad un consistente raggiungimento dello scopo. Dal 2003 si erano intensificati i segnali che il paese si stesse preparando ad un test nucleare, i satelliti americani monitoravano incessantemente una mezza dozzina di siti sospetti,in particolare si erano concentrati sulla regione montuosa di Kilju dove era ben visibile l’entrata di un tunnel nel fianco di una montagna.
Il 9 luglio 2006, il “club” degli stati in possesso della tecnologia nucleare in ambito militare, dava il benvenuto ad un nuovo membro, senza dubbio il piĂą instabile e pericoloso. Sebbene il test fu inaspettatamente fallimentare, probabilmente a causa di qualche difetto tecnico, la condanna internazionale non si fece attendere e nel febbraio 2007 dopo che Washington ripristinò le sanzioni contro le banche che facevano affari con Pyonyang, il regime acconsentì al processo di smantellamento nucleare, e ad una serie di passi che avrebbero portato alla verifica costante dell’ effettiva interruzione del programma atomico nord coreano.
Per complicare ancora di piĂą la questione, non dobbiamo dimenticare che per funzionare la testata nucleare ha bisogno di essere installata su un vettore missilistico a lungo raggio. Proprio lo sviluppo di questo sistema missilistico, sviluppato in parallelo alla costruzione della vera e propria testata, fu uno dei motivi principali dell’interruzione degli accordi del 2007. I tentativi falliti di lancio dei due missili balistici Taepodong-1 e 2 rispettivamente nel 1998 e nel 2006 avevano ottenuto come risultato l’inasprimento di alcune sanzioni economiche e l’approvazione della risoluzione 1718 da parte del Consiglio di Sicurezza ONU il 14 ottobre 2006. Il test del 2009 aveva costretto invece l’ONU ad una sessione d’urgenza e al rimprovero del presidente Obama.
La risposta del regime non si fece attendere: il 25 maggio 2009 il secondo test nucleare avveniva con maggiore successo e alzava drammaticamente la posta in gioco. Il consiglio di sicurezza inaspriva le sanzioni contro la Corea del nord in accordo alla risoluzione n°1718.
SPERANZA DISATTESA?- L’insediamento al posto di comando di Kim Jong-un, terzogenito figlio di Kim Jong-Il, stroncato da un infarto nel dicembre 2011, aveva fatto ben sperare l’amministrazione Obama e le cancellerie di Giappone e Corea del sud, senza dubbio i piĂą preoccupati dall’ indecifrabile vicino.
Il giovane Kim giĂ dal gennaio 2012 si era detto disposto a riaprire i negoziati, fermi da tre anni, riguardo alla possibilitĂ di fermare il programma di arricchimento dell’ uranio in cambio di aiuti alimentari alla popolazione. Un accordo fu raggiunto dopo due giorni di colloqui a Pechino, che comprendevano inoltre una moratoria riguardo il lancio di missili a lungo raggio, causa di grosse tensioni militari con i vicini del Sud e il Giappone.
Il lancio del razzo UNHA-3 il 12 dicembre scorso,ad un anno esatto dalla scomparsa di Kim jong-Il, ha sorpreso tutti, non solo per avere infranto l’accordo faticosamente raggiunto solo dieci mesi prima ma anche per essere andato a buon fine. Segnale che i progressi tecnologici di Pyongyang procedono nella giusta direzione, e l’ alleanza  commerciale militare con Iran, Siria e Pakistan volta per l’appunto allo sviluppo di tecnologie sempre piĂą sofisticate, sta dando i suoi frutti.
Lo sdegno internazionale è stato come sempre unanime, ma c’è da registrare un evento di non poco conto, lo smarcamento della Cina, che per la prima volta ha criticato lo storico alleato nordcoreano. Purtroppo le ulteriori sanzioni verso il regime, giĂ al vaglio del consiglio di sicurezza ONU, non hanno ottenuto altro risultato che l’annuncio da parte della dittatura di un nuovo test atomico, come riportano molte agenzie Sudcoreane. La tensione è molto alta: si potrebbe davvero arrivare ad un definitivo punto di non ritorno?