Oltre a tutto quanto già letto e sentito, qualche considerazione/provocazione sparsa di redazione su alcuni aspetti del primo turno delle elezioni presidenziali in Francia (con nessuna pretesa di esaustività)
1) È cambiata un’epoca, vero, e lo si vede anche a questo giro in Francia, alla luce della assenza tanto dei socialisti quanto dei repubblicani dal ballottaggio. Ma non possiamo fare di tutta l’erba un fascio. Parlare genericamente di “fallimento dei partiti tradizionali” conviene molto ad Hamon, dato che Fillon, pesantemente azzoppato dal noto scandalo della moglie, ha sfiorato il 20% rimanendo competitivo per buona parte della campagna elettorale. Un risultato tutt’altro che positivo, ma neanche clamorosamente negativo, anche alla luce del forte vento anti-establishment che soffia in tutta Europa. Al contrario, il socialista Hamon è risultato un fantasma incolore sin dall’inizio, riuscendo nell’impresa di un risultato ancor più imbarazzante (6%) di quanto già prospettavano i già tragici sondaggi. Il vento di cui abbiamo appena parlato soffia forte, ma non così forte da giustificare una sconfitta così ignominiosa per il partito di Governo che aveva trionfato cinque anni fa, che amministra Parigi, e che paga certo la pessima presidenza Hollande, ma che riesce a peggiorare il disastro di Jospin del 2002.
Fig. 1 – Il candidato repubblicano Fillon
2) Andando oltre il caso francese, il collasso socialista rimanda da un lato a quello olandese del mese scorso, e già pare quasi preannunciare l’analoga sorte del Labour in Gran Bretagna a giugno. Le buone quotazioni di Schulz in Germania (che paiono tra l’altro in ribasso) non bastano a cambiare il quadro: la socialdemocrazia in Europa pare allo sbando e priva di qualsiasi energia vitale. Eppure le diseguaglianze e le ingiustizie che hanno dato vita all’ascesa del socialismo due secoli fa non sono affatto scomparse, anzi. Il problema è l’incapacità di una parte politica di vederle e di occuparsene seriamente, con l’inevitabile risultato che gli elettori si rivolgono altrove. E l’assenza di una sveglia e di un cambiamento di rotta rischia di portare all’estinzione.
Fig. 2 – Il candidato socialista Hamon
3) Rispetto ai vincitori, andiamoci piano con paragoni, esempi e punti di riferimento per la politica italiana: ogni volta siamo stati prontamente disillusi. Solo per stare al caso francese (anche se gli esempi in Europa sono molteplici), stendendo un velo pietoso su Hollande e chi lo vedeva come esempio, nel 2007 Sarkozy veniva esaltato come un messia dal centrodestra italiano, poi affondato – tra le altre cose – proprio da lui, tra una risata con la Merkel e qualche bomba sulla Libia.
Fig. 3 – Merkel e Sarkozy durante la famosa conferenza stampa della risatina sull’Italia
(ps. 4) Cercheremo prossimamente di approfondire a livello globale il tema della dicotomia sempre più radicale e decisiva tra aree urbani e aree rurali, troppo spesso sottovaluta ma fondamentale, anche (ma non solo) a livello elettorale, come hanno dimostrato nell’ultimo anno diverse tornate elettorali, tra tutte Brexit e USA prima di questa).
Fig. 5 – Il favorito, secondo i sondaggi, al ballottaggio: Emmanuel Macron
La Redazione
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