All’incontro dei Ministri degli Esteri del G8 si è parlato di un accordo su Afghanistan e Pakistan. Debole la condanna alle repressioni in Iran, anche per la difesa di importanti interessi economici
“ANTIPASTO” A TRIESTE – Si è svolto nel capoluogo del Friuli-Venezia Giulia il G8 dei Ministri degli Esteri, in attesa del grande summit internazionale che si terrà nel mese di luglio all’Aquila. Dal 24 al 26 giugno i responsabili della politica estera dei cosiddetti “grandi” del pianeta si sono incontrati per discutere a proposito delle principali questioni sul tappeto. Dalla Dichiarazione Finale che è stata firmata emerge un impegno comune per aumentare l’attenzione negli scenari dell’Afghanistan e del Pakistan. E’ noto come nel primo si faccia fatica a trovare una strategia che porti ad una definitiva stabilizzazione del Paese; la questione pakistana è in parte collegata, dal momento che la debolezza di tale attore rappresenta una forte minaccia per instabilità e conflitti futuri.
E SULL’IRAN? – Non molto, a dire il vero, è stato detto a proposito di quanto sta accadendo in Iran. Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che aveva invitato il ministro degli Esteri persiano a partecipare, ha espresso a nome di tutti i partecipanti una condanna delle violenze in atto sui cittadini manifestanti, ma è mancata una presa di posizione ferma sulla questione. Gli Stati Uniti hanno scelto per il momento di non alzare il livello dello scontro con Teheran, mentre la Russia ha sostanzialmente rispettato l’esito delle elezioni che hanno confermato al potere il discusso Ahmadinejad. Probabilmente molti avranno constatato la debole presa di posizione delle grandi potenze sulla vicenda. Le chiavi di lettura possono essere due. La prima è politica, e si inserisce nella volontà di Obama di non prendere “di petto” questioni di estrema delicatezza come quella iraniana (anche perché gli USA sono già impegnati militarmente in fronti di difficile uscita, ovvero Iran e Afghanistan). La seconda è economica: l’Italia è il primo partner commerciale europeo del regime degli ayatollah, i cui idrocarburi sono estremamente importanti. Anche Francia e Germania intrattengono rapporti economici rilevanti con l’Iran. Le ragioni della convenienza invitano dunque l’Unione Europea ad un atteggiamento molto prudente, improntato sul dialogo.
Davide Tentori [email protected] 28 giugno 2009