Trade, Taxation and Transparency: ovvero apertura commerciale, lotta all’evasione fiscale globale e più trasparenza nei Paesi in via di sviluppo. Sono le tre frecce nell’arco di David Cameron, il premier britannico che ha quest’anno il compito di ospitare il vertice del G8, in programma in Irlanda del Nord. Riuscirà a centrare il bersaglio?
LE TRE “T” – Trade, Taxation and Transparency. Sono questi i tre pilastri su cui si regge l’agenda del G8 in programma oggi, lunedì 17 giugno, e domani a Lough Erne, remota località dell’Irlanda del Nord. Ovvero: più liberalizzazione commerciale, lotta globale all’evasione fiscale e trasparenza nella gestione di terre e risorse naturali nei Paesi in via di sviluppo. Con un obiettivo che fa da minimo comune denominatore alle azioni da intraprendere: più crescita economica per tutti.
FACILE A DIRSI… MA A FARSI? – L’agenda di questo summit sembra effettivamente ridotta e “di basso profilo” rispetto ai proclami altisonanti di alcuni anni fa. Il premier britannico David Cameron, “anfitrione” del vertice delle otto grandi potenze economiche, ha scelto di inserire nella discussione pochi punti, ma mirati e pragmatici. La promozione del libero scambio è un argomento molto dibattuto in questi mesi: il sostanziale fallimento del Doha Round in seno al WTO ha di fatto paralizzato i negoziati multilaterali favorendo una fioritura di accordi bilaterali. In questo senso, il “piatto forte” sarà il probabile annuncio del lancio dei negoziati per la sottoscrizione di una “Transatlantic Trade and Investment Partnership” (TTIP) tra Stati Uniti ed Unione Europea: un accordo per la liberalizzazione commerciale e di investimenti e per l’armonizzazione di regolamenti che potrebbe avere un potenziale economico e geopolitico enorme. Gli ostacoli, tuttavia, sono dietro l’angolo: nell’ultimo anno le misure protezionistiche sono aumentate (e i Paesi del G8 sono responsabili per ben il 30% di esse), e le politiche monetarie espansive portate avanti da Giappone e Stati Uniti stanno conducendo a svalutazioni dello Yen e del Dollaro che potrebbero causare ritorsioni di carattere commerciale.
Per quanto riguarda la lotta all’evasione fiscale, Cameron potrebbe poi essere messo in imbarazzo dal rifiuto di Bermuda, piccolo paradiso fiscale caraibico facente parte dei Territori d’Oltremare della Corona britannica, di aderire alla convenzione per la trasparenza fiscale promossa dal Regno Unito. Una piccola, ma fastidiosa “spina nel fianco” che potrebbe minare la leadership internazionale di Cameron.
PROSPETTIVE – Probabilmente il G8 2013 non contribuirà a raggiungere risultati rivoluzionari per lo sviluppo economico globale. Ma un buon accordo finale potrebbe favorire a preparare il terreno per il G20 che si svolgerà a settembre in Russia: un forum che è ormai diventato molto più rilevante del G8 per la capacità di includere potenze emergenti e per il fatto che l’agenda è basata, in maniera speculare, su crescita economica attraverso apertura commerciale e trasparenza.
Davide Tentori