In 3 sorsi – Il 3 e 4 agosto 2017 i ruandesi si sono recati alle urne per eleggere il loro Presidente, terza elezione democratica dal genocidio del 1994 che ha visto la riconferma di Paul Kagame alla guida del Paese per i prossimi sette anni.
1. LE ELEZIONI – Una vittoria schiacciante e quanto mai attesa quella di Paul Kagame. Il leader del Fronte Patriottico Ruandese aveva dichiarato che il giorno delle elezioni presidenziali sarebbe stato solo una formalità e così è stato: l’uomo forte del Ruanda ha infatti confermato tutti i pronostici vincendo con quasi il 99% dei voti. Alla corsa per la presidenza si sono presentati anche Frank Habineza, capo del Partito Democratico dei Verdi all’opposizione e in esilio dal 2010 al 2012, e Philippe Mpayimana, ex giornalista e candidato indipendente: i due hanno portato a casa rispettivamente lo 0.45 % e lo 0.72 % dei voti. I due candidati rivali quasi inesistenti non hanno affatto preoccupato il leader in carica. La sua rielezione è stata resa possibile grazie ad un emendamento costituzionale, chiesto tramite un referendum nel 2015, che ha consentito al Presidente uscente di ricandidarsi per un terzo mandato.
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Fig.1 – Il Presidente ruandese Paul Kagame
2. IL RUANDA DI PAUL KAGAME – Kagame ha rappresentato e rappresenta per i ruandesi la stabilità. È visto come colui che ha messo fine ad uno dei più grandi massacri della storia, il tragico genocidio del Ruanda. Con le recenti elezioni i cittadini ruandesi hanno manifestato la volontà di tenere il più possibile al potere il Presidente Kagame, con la speranza che gli orrori del genocidio non si ripetano mai più. Una volontà che dimostra come il Ruanda non sia ancora pronto al cambiamento e che i suoi cittadini abbiano bisogno di stabilità più che di libertà. Kagame ha infatti mantenuto la pace e favorito la crescita economica rendendo il Ruanda un Paese modello per tutte le economie africane riducendo la povertà, aumentando il tenore di vita della popolazione, favorendo gli investimenti stranieri e garantendo pari opportunità per le donne. È stato definito come l’uomo della pace ma forse non della democrazia: dopo il referendum costituzionale del 2015 – che ha autorizzato la ricandidatura di Kagame – le potenze occidentali hanno espresso un profondo disappunto richiamando il Ruanda al rispetto dei diritti dei cittadini e della libertà di espressione. La riprova si è avuta durante la campagna elettorale in cui il Presidente è stato accusato di aver quasi eliminato l’opposizione proibendo ai candidati di utilizzare i finanziamenti stranieri e limitando la campagna elettorale e la libertà di stampa. Diverse ONG internazionali confermano che nonostante lo sviluppo economico del Paese le violazioni dei diritti umani sono ancora estese e l’opposizione vive in un clima sostanzialmente repressivo.
Fig.2 – Kigali, capitale del Ruanda
3. IL VOTO – L’Unione Europea, tra i principali partner commerciali e investitori in Ruanda, non ha svolto alcuna missione di osservazione elettorale nel Paese. La decisione apparentemente è mossa dalla mancanza di fondi e dal fatto che il Ruanda non rientra tra le priorità in termini di monitoraggio elettorale e da una visione quasi lungimirante che le elezioni si sarebbero svolte in maniera pacifica. La conferma è giunta dal capo della delegazione europea a Kigali, Michael Ryan, che a seguito delle elezioni ha dichiarato che queste si sono svolte nel rispetto dei principi democratici, della sicurezza, e in maniera organizzata: free and fair come si usa dire, raccomandando per il futuro maggiore inclusività, trasparenza nel processo elettorale, nella registrazione, nelle tabulazioni dei risultati. L’UE ha quindi confermato le raccomandazioni di altri attori interregionali come l’Unione Africana, il COMESA (Common Market for Eastern and Southern Africa), l’EAC (Eastern African Communities) e l’ICGLR (International Conference on the Great Lakes Region). Questi hanno infatti deciso di monitorare le elezioni in Ruanda come socialmente e politicamente importanti condividendo la dichiarazione di Ryan su un voto ben amministrato e quasi totalmente rispettoso del processo elettorale. Le raccomandazioni finali delle missioni di osservazione, che precedono il Final Report, concordano però sulla scarsa rappresentanza degli altri partiti in corsa per le elezioni, sulla necessità di rafforzare la conoscenza delle procedure elettorali da parte della popolazione per garantire un voto sempre più consapevole, la necessità di introdurre una normativa che garantisca parità di condizioni a tutti i candidati ed una legislazione chiara in termini di candidati squalificati.
Veronica Frasghini
Fig.3 – Osservatori Elettorali COMESA durante le elezioni presidenziali
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Il Ruanda, punta a diventare un hub regionale per il commercio di metalli preziosi come il coltan proveniente dal Congo. Da anni, infatti, controlla il commercio del coltan congolese configurandosi come primo esportatore al mondo. Il primo impianto di separazione del coltan sarà infatti costruito in Ruanda da AB Minerals Corporation e sarà operativo nella seconda metà del 2017. [/box]