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No Angela no cry – La Giamaica in Germania

In 3 sorsi Crollano i tradizionali partiti CDU-CSU e SPD, salgono i nazionalisti antieuropei dell’AfD. Il rifiuto socialdemocratico di rinnovare la grande coalizione complica le trattative per la formazione del nuovo Governo della Germania e indebolisce Merkel. L’inedita “coalizione Giamaica” diventa l’unica opzione per evitare di tornare alle urne e regalare alla cancelliera un quarto (e ultimo) mandato. Le conseguenze per l’UE e per l’Italia

1. IL VOTO – Domenica 24 settembre i cittadini tedeschi si sono recati alle urne per rinnovare la composizione della Camera bassa (Bundestag) del Parlamento federale. I risultati hanno visto un crollo dei Volksparteien, gli storici partiti di massa tedeschi, al peggior risultato del secondo dopoguerra, e una chiara avanzata dell’estrema destra antieuropeista. I cristiani democratici della CDU-CSU (Christlich Demokratische Union Deutschland), guidati da Angela Merkel, sono risultati primi con il 33% (che si traduce in 246 deputati), mentre i socialdemocratici della SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands) sono il secondo partito al 20,5 % (153 seggi). L’antieuropeo e xenofobo Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania, meglio noto come AfD) si piazza al terzo posto con il 12,6% e porta in Parlamento ben 94 deputati. Seguono i liberali della FDP (10,7%, 80 seggi), la sinistra della Linke (9,2% e 69 seggi) e i Verdi (9% e 67 seggi). Le elezioni tedesche, il cui risultato veniva considerato scontato, hanno invece visto un’accentuazione di alcune tendenze di fondo già previste e hanno portato con sé alcune novità, che non sarebbe saggio considerare di poco conto.

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Fig.1 – La cancelliera tedesca e leader della CDU-CSU Angela Merkel

2. E ADESSO? – La SPD, per bocca dei suoi dirigenti e del candidato cancelliere Martin Schulz, ha chiaramente rifiutato la prospettiva di una grande coalizione. La scelta è dovuta al disastro elettorale e alla volontà di rigenerare il partito sottraendosi al presunto “abbraccio mortale” di Angela Merkel. I socialdemocratici, inoltre, non hanno intenzione di lasciare ad AfD il ruolo di principale partito di opposizione, con tutti i riconoscimenti che questo comporterebbe (compresa la presidenza della Commissione Bilancio del Bundestag). A meno di ripensamenti socialdemocratici, ad oggi difficili, l’unica opzione in grado di evitare il ritorno anticipato alle urne sarebbe quindi rappresentata dalla “coalizione Giamaica”: la CDU-CSU (con il tradizionale colore nero), i Verdi e i liberaldemocratici (il cui colore è il giallo). I tre partiti, in particolare FDP e Verdi, hanno tuttavia visioni profondamente differenti su temi cruciali, quali la politica economica e l’Unione Europea. Una coalizione è certamente possibile, ma Merkel dovrà sfruttare tutto il proprio talento politico per battezzarla e, cosa ancora più importante, farla funzionare.

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Fig.2 – Il candidato alla cancelleria della SPD Martin Schulz

3. LE CONSEGUENZE PER L’UE E PER L’ITALIA – Il risultato elettorale complica i piani di Merkel e (soprattutto) del Presidente francese Emmanuel Macron per riformare l’Unione Europea e l’Eurozona. I liberaldemocratici, infatti, non hanno mai nascosto in campagna elettorale una certa freddezza (se non una vera e propria ostilità) nei confronti dei progetti del Presidente francese. I Verdi, al contrario, sostengono la necessità di un ulteriore approfondimento dell’integrazione europea. Nelle prossime settimane è probabile che da Parigi arrivino proposte in questo senso. Il Governo italiano avrebbe probabilmente preferito una continuazione della grande coalizione, contando su un atteggiamento relativamente più morbido e comprensivo della SPD sulla difficile condizione dei conti pubblici di Roma. I liberali hanno invece espresso una forte ostilità nei confronti dell’ammorbidimento delle politiche europee e vedrebbero con favore l’uscita della Grecia dall’euro. La “vittoria mutilata” in Germania introduce un ulteriore elemento di incertezza in un quadro politico europeo che, con la vittoria di Macron in primavera, era sembrato stabilizzarsi verso un rilancio dell’UE basato sullo storico asse Parigi-Berlino. La strada di Merkel e Macron per la riforma dell’Unione Europea è ora un po’ più in salita.

Davide Lorenzini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Il rapporto tra Francia e Germania è stato al cuore della storia del processo di integrazione europea. Il Trattato dell’Eliseo del 1963, firmato da Charles de Gaulle e Konrad Adenauer consentì a Parigi e Berlino di accantonare la propria storica rivalità. Fin dagli anni Cinquanta l’asse franco-tedesco si è comunque posto come il motore della Comunità Europea e, in seguito, dell’Unione Europea [/box]

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Davide Lorenzini
Davide Lorenzini

Sono nato nel 1997 a Milano, dove studio Giurisprudenza all’Università degli Studi. Sono appassionato di politica internazionale, sebbene non sia il mio originario campo di studi (ma sto cercando di rimediare), e ho ottenuto il diploma di Affari Europei all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano. Nel Caffè, al cui progetto ho aderito nel 2016, sono co-coordinatore della sezione Europa, che rimane il mio principale campo di interessi, anche se mi piace spaziare.

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