Non si arresta la crescita economica che caratterizza da qualche tempo l’economia peruviana. Superata la crisi politica, stabilità e dialogo sono le parole d’ordine
KUCZYNSKI E LA CRESCITA ECONOMICA – Come si può leggere sul resoconto di settembre dell’Instituto Nacional de Estadística e Informática (INEI), nel luglio del 2017 la produzione nazionale ha segnato un +1,55% registrando, così, 96 mesi di continua crescita. Tale andamento è legato non solo al tipico affidamento sull’esportazione di materie prime, ma anche all’importanza data a settori quali commercio ed edilizia. Sempre nel resoconto dell’INEI, viene evidenziato come il Perù abbia avuto una crescita complessiva del 2,89% tra agosto 2016 e luglio 2017. Non solo, ma le aspettative del governo Kuczynski sono più che ottimiste, considerato che l’aumento del prezzo del rame (punta di diamante dell’esportazione peruviana) è arrivato a far prevedere un incremento del PIL pari addirittura al 4%. Nonostante l’economia del Perù appaia in buona salute, c’è comunque da sottolineare come il problema della dipendenza dall’esportazione delle materie prime sia tuttora motivo di preoccupazione (nonostante non manchi la volontà di superare tale situazione).
CRISI POLITICA? FORSE SUPERATA – Benché l’andamento economico del Perù sia perlopiù positivo, a distanza di un anno dall’elezione del presidente Kuczynski si sono fatti sentire i nodi generati dalla divisione esistente tra il potere esecutivo e quello legislativo. Il Partito Fuerza Popular (che sostiene Keiko Fujimori, figlia dell’ex presidente, Alberto Fujimori, e principale opposizione al PPK di Kuczynski) può infatti contare su una schiacciante maggioranza al Congresso: 73 seggi su 130 che fanno del governo del PPK (con solo 18 seggi) un’anatra zoppa. In tal senso risulta essere emblematica la crisi generatasi attorno al programma nazionale di educazione; crisi che ha comportato la caduta del governo di Fernando Zavala che non è riuscito ad ottenere la fiducia dal Congresso. Nonostante ciò, sembra che la recente elezione di Mercedes Aráoz Fernández e la sostituzione di determinati ministri (istruzione, giustizia, alloggi, sanità ed economia), sia bastata a placare gli animi e, probabilmente, a scongiurare lo scioglimento del Congresso e conseguenti elezioni legislative, possibilità esistente nel caso in cui non fosse concessa per la seconda volta la fiducia. Fiducia che difficilmente sarà nuovamente negata se si considera l’apprezzamento dimostrato dal Congresso verso la nuova situazione creatasi.
Fig.1 – Il Presidente del Perù Pablo Kuczynski e il presidente del Consiglio dei Ministri Mercedes Aráoz
SI PUNTA A MAGGIORE STABILITÀ – Genericamente parlando, l’atteggiamento del governo appare tendente a limitare gli attriti e ad aumentare il grado di stabilità interna. Riguardo a ciò è certamente indicativa la dichiarata volontà del governo di Mercedes Aráoz di aprire ad un fecondo dialogo con il Congresso (necessario a creare condizioni utili allo sviluppo del Paese, così come il sostegno dimostrato nei confronti delle forze dell’ordine, indirizzato a dare continuità ai numeri che hanno caratterizzato la lotta alla corruzione e alla criminalità portata avanti dalla presidenza Kuczynski (nell’arco dell’anno sono state smantellate 79 organizzazioni criminali e arrestate ben 1149 persone). Risulta positivo in tal senso anche la volontà di investire in ingenti aiuti per la ricostruzione nelle zone disastrate come Piura, verso la quale, ad esempio, saranno destinati 265 milioni di soles (circa 64 milioni di euro).
Fig.2 – Abitanti di Tocto (Piura) in posa con rifornimenti e aiuti umanitari
UNO SGUARDO ALL’ESTERNO – Anche a livello internazionale il Perù sembra vivere un momento relativamente positivo, per fare un esempio si ha il Tratado de libre comercio tra USA e Perù creato nel 2009 che, come ha sottolineato Brian A. Nichols (ambasciatore statunitense in Perù), ha fatto sì che gli scambi commerciali tra i due Paesi siano arrivati a duplicarsi. Sono infatti vari i settori che hanno tratto giovamento da tale Trattato (come sta accadendo per il mercato ittico). Anche i rapporti con la Cina non sono da meno. La Cina, difatti, è ormai divenuta il maggiore mercato di esportazione del Perù e, tra le altre cose, la maggiore promotrice del progetto di ferrovia interoceanica pensato nel 2015 che coinvolgerà Perù, Brasile e Bolivia; progetto che, quando ultimato, porterà ulteriori giovamenti all’economia peruviana. Un’altra nota positiva è certamente rappresentata dal rafforzamento dei rapporti con la Bolivia e di quelli con l’Argentina che, invero, continua a dimostrare un grande interesse verso l’Alianza del Pacifico (accordo commerciale atto ad aumentare la collaborazione tra Cile, Messico, Colombia e Perù); interesse che, per certi versi, porta a ragionare anche sull’eventualità, per quanto improbabile, di un avvicinamento tra Mercosur (mercato comune tra Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Venezuela) e Alianza del Pacifico.
Federico Molfese
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Clicca qui per la conferenza stampa tenuta dal presidente del Congresso Luis Gallareta e dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mercedes Aráoz [/box]
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