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L’Italia s’e’ desta

Il nostro Paese si trova tra due fuochi nel decidere se sia più vantaggioso il progetto Nabucco o South Stream. In gioco gli interessi di ENI e i rapporti con Russia e Turchia

RUSSIA E TURCHIA – Sia che il progetto Nabucco venga implementato anche con la collaborazione e l’appoggio diretto del governo di Roma, sia nel caso in cui l’Italia dovesse invece propendere per una scelta politica mirata più esclusivamente all’appoggio del progetto South Stream (visto l’interesse diretto di ENI nell’affare), le relazioni con la Turchia non ne sarebbero affette. In entrambi i casi Ankara si troverebbe al centro dell’asse Est-Ovest e trarrebbe comunque beneficio dalla realizzazione delle due infrastrutture, grazie alle royalties. Vi è da considerare però che un forte appoggio per il progetto South Stream, come concorrente del Nabucco, potrebbe portare Roma ad attirare le critiche dell’Unione Europea e, di conseguenza, potrebbero risentirne anche i rapporti tra Bruxelles ed Ankara, lasciando ancora minore spazio di manovra per la Turchia nel suo cammino di avvicinamento all’UE. D’altro canto, però, Roma potrebbe trovarsi in difficoltà con la Russia, qualora dovesse appoggiare con più convinzione anche la realizzazione del Nabucco. I rapporti tra Mosca e il governo italiano sono infatti attualmente molto buoni, anche per via del comune interesse in alcuni settori energetici. Qualora Mosca dovesse avvertire un allontanamento dell’Italia nella direzione del Nabucco (ribadendo che si tratterebbe solo di una scelta politica, visti gli interessi economici che l’Italia comunque ha almeno nella fase della realizzazione infrastrutturale del South Stream), vi potrebbero essere anche delle ripercussioni negative sulle aziende operanti in Russia.

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L’ITALIA AL BIVIO: CON ANKARA NELL’UE? – Infine il Nabucco sarebbe per la Turchia uno strumento importante nell’ottica dell’ingresso nell’UE, oltre a permettere la realizzazione del nuovo asse Sud-Nord, che inglobi anche parte del Maghreb ed il Medio Oriente, invece della sola Asia Centrale. Una politica di supporto per il Nabucco si tradurrebbe, per l’Italia, in un aiuto ad Ankara per le sue mire europeistiche, da sempre sostenute da Roma. Nel valutare tali ipotesi, si deve sempre tenere conto dei forti legami strategici che legano la Turchia alla Russia e che Ankara non intende sciogliere, almeno fino a che non avrà garanzie certe sul suo possibile ingresso nell’UE. Come spesso accade, dunque, il governo italiano si trova a dover decidere tra due soluzioni in parte antitetiche tra di loro, almeno negli effetti che potrebbero produrre nel panorama diplomatico. Così come è successo l’estate scorsa, quando Roma si trovava imbrigliata tra l’alleanza strutturale e storica con gli Stati Uniti da un lato e, dall’altro, gli interessi comuni con la Russia (approfonditi dal legame personale tra Berlusconi e Putin) in occasione del conflitto in Georgia, questa è la dimostrazione che una diplomazia a 360° a volte può causare degli imbarazzi. Ciò accade ogni qualvolta ci si trovi nelle condizioni di dover finalmente compiere una scelta. Roma come competitor turco o come alleato? Propensione ad una sorta di “complicità” nel rendere l’UE ancora più dipendente dalla Russia per le forniture energetiche, oppure no? Gli interessi in gioco sono molti e di tipo quasi più politico, che strategico: sono in gioco l’adesione di Ankara all’UE, il ruolo dell’Italia come possibile “cavallo di Troia” e facilitatore delle politiche russe in Europa, la credibilità del governo di Roma nei confronti dell’alleato russo da un lato e, dall’altro, dei compagni di avventura europei. 

Stefano Torelli [email protected]

Foto: l'incontro tra Putin, Erdogan e Berlusconi

Sotto: il percorso del South Stream e le sue ramificazioni

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