In 3 sorsi – Milano perde la sfida per l’EMA: l’Agenzia Europea per i Medicinali andrà ad Amsterdam. Il colpo per il capoluogo lombardo e per il Governo italiano è duro, ma piangersi addosso non serve.
1 – LA VOTAZIONE
Lunedì 20 novembre i Ministri degli Affari europei dei 27 Paesi UE si sono riuniti per decidere le sedi che ospiteranno l’EMA (European Medicines Agency, Agenzia Europea per i Medicinali) e l’EBA (European Banking Authority, Autorità Bancaria Europea). Entrambe le agenzie erano stanziate a Londra, ma la decisione del Governo britannico di procedere sulla strada di Brexit (vedi il chicco in più) ha costretto l’Unione a ricollocare i due enti. La procedura per la scelta delle nuove sedi è estremamente complessa e ha riservato alcune sorprese, complice anche il fatto che il voto era segreto. Favorite erano Milano (per l’EMA) e Francoforte (per l’EBA). Milano è risultata in testa nei primi due turni, eliminando prima Bratislava e poi Copenaghen. Al ballottaggio tuttavia è arrivata la sorpresa: a causa di un astenuto, il bilancio era 13 voti per Milano e 13 voti per Amsterdam. La perfetta parità ha costretto al sorteggio (effettuato tramite estrazione da un bussolotto di due palline contenenti i nomi delle due città), che ha visto la città olandese spuntarla sul capoluogo lombardo. Francoforte è stata invece eliminata quasi subito e alla fine è stata Parigi ad aggiudicarsi l’EBA.
Fig.1 – La Brexit ha costretto l’UE a ricollocare le agenzie comunitarie con sede nel Regno Unito
2 – COS’È L’EMA E PERCHÉ È IMPORTANTE?
Il compito dell’EMA è garantire la protezione di uomini e animali, valutando i prodotti farmaceutici autorizzati dagli Stati dell’Unione e mettendo a punto linee guida. Per comprendere l’importanza del suo trasferimento, bisogna considerare che l’ente ha quasi 900 dipendenti, 36000 visitatori annuali e un budget di 325 milioni di euro l’anno, per un indotto stimato in circa 1,7 miliardi di euro e 860 nuovi posti di lavoro. Oltre al sicuro guadagno economico immediato, il trasferimento dell’EMA comporta un indubbio riconoscimento al Paese ospite e al suo comparto farmaceutico. Insomma, la posta in palio era sicuramente allettante e quasi tutti gli Stati membri si sono contesi parte delle “spoglie” dell’uscita di Londra dall’UE.
Fig.2 – Amsterdam ha battuto Milano nella corsa per ospitare la nuova sede dell’EMA
3 – PERCHÉ MILANO HA PERSO?
Milano e l’Italia si erano presentate alla votazione di lunedì con un cauto ottimismo. Il Governo, la Regione e il Comune avevano fatto squadra per portare l’agenzia nel capoluogo lombardo, mostrando un raro spirito bipartisan e un apprezzabile approccio pragmatico. Era forte la volontà di continuare lo spirito di Expo, che ha visto Milano gestire in modo soddisfacente un evento internazionale di alto livello, e di rafforzare il profilo europeo e internazionale della città meneghina. La sconfitta non deve essere esagerata: dopotutto è avvenuta in seguito al lancio di una monetina e anche la rinomata Francoforte ha chiuso a mani vuote (si tenga però conto che nel centro finanziario della Germania ha sede la Banca Centrale Europea). Tuttavia, il risultato della campagna per l’EMA rafforza nell’opinione pubblica l’idea di un’Italia ghettizzata e relegata ai margini in Europa. Certamente la scelta del sorteggio per decisioni di questa portata non fa che accentuare un’immagine caricaturale dell’Unione, ma è anche vero che la procedura era ben nota e nessuno, neanche in Italia, aveva avuto niente da ridire. Il nostro Paese rimane meno collegato al resto del continente, anche a causa della geografia (ma non solo). Nel voto, infatti, ha probabilmente pesato la maggiore connettività dell’area composta da Francia, Germania e Benelux, che non a caso racchiude il cuore delle istituzioni europee (l’Italia ospita “solo” l’EFSA, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che ha sede a Parma). Insomma, meglio incassare lo smacco e pensare al futuro. Il destino dell’Unione Europea, del ruolo italiano in Europa e di Milano non si decideranno sull’EMA. Tuttavia, la sconfitta è destinata a bruciare.
Davide Lorenzini
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Nonostante il Regno Unito non sia ancora ufficialmente uscito dall’Unione Europea, il Governo di Londra ha attivato nel marzo di quest’anno la procedura prevista dall’art.50 del Trattato sull’Unione Europea, che disciplina l’uscita di un Paese dall’UE.[/box]