Ristretto – Dopo oltre due mesi di inattività, la Corea del Nord ha lanciato un nuovo missile balistico dalla provincia di Pyongan Sud, situata a nord della capitale Pyongyang. Il lancio è avvenuto intorno alle 3.30 di notte di mercoledì (martedì sera in Italia): il missile ha volato in direzione est per 53 minuti e 960 Km, raggiungendo un’altezza record di 4475 Km.
Il vettore è poi precipitato nelle acque del Mar del Giappone, all’interno della Zona Economica Esclusiva di Tokyo. Nessun precedente lancio nordcoreano aveva raggiunto un’altezza simile e gli esperti hanno ipotizzato che si tratti di un nuovo tipo di missile balistico intercontinentale (ICBM) capace di raggiungere la costa est degli Stati Uniti. L’ipotesi è stata confermata più tardi dalle dichiarazioni ufficiali del regime di Pyongyang, che hanno identificato il missile come il nuovo modello Hwasong-15 e hanno presentato il lancio come completamento del programma missilistico-nucleare del Paese. Le autorità nordcoreane hanno anche aggiunto di volersi comportare da “potenza nucleare responsabile” e di voler sviluppare un adeguato arsenale strategico solo per difendersi dalle “minacce” degli “imperialisti” americani.
Il lancio del Hwasong-15 ha colto tutti di sorpresa e ha riacceso la miccia della crisi nordcoreana dopo 74 giorni di calma relativa. A dir la verità, negli ultimi giorni circolavano diverse voci su nuovi possibili test, ma erano state accolte con scetticismo dalla comunità internazionale. La lunga inattività missilistica di Pyongyang aveva infatti convinto molti osservatori che le sanzioni economiche stessero finalmente spingendo Kim Jong-un ad abbandonare le sue ambizioni militari, forzandolo ad aprire negoziati con l’Occidente per una graduale denuclearizzazione della penisola coreana. Così non è stato e il leader nordcoreano ha dimostrato per l’ennesima volta di voler portare avanti il suo programma missilistico-nucleare a qualunque costo. Da questo punto di vista, l’ultimo lancio rafforza la credibilità del deterrente strategico di Pyongyang e apre nuovi dilemmi per l’amministrazione Trump, che non è finora riuscita ad impedire il proseguimento dei test missilistici e nucleari nordcoreani. Sanzioni, minacce via Twitter e massicce esercitazioni militari non hanno infatti bloccato i test del regime di Kim e non hanno nemmeno costretto Pyongyang ad aprire negoziati con i rappresentanti diplomatici occidentali. A ciò ha contribuito anche la notevole confusione diplomatico-militare dello stesso Presidente americano e dei suoi collaboratori, incapaci di sviluppare una strategia complessiva per fronteggiare adeguatamente il problema. Dalla Casa Bianca sono infatti spesso giunti messaggi contraddittori sulla crisi che non hanno fatto altro che incoraggiare le provocazioni militari di Pyongyang. Provocazioni che sembrano destinate a continuare anche nei prossimi mesi, come anticipato dagli ultimi rapporti dell’intelligence sudcoreana.
Simone Pelizza
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