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Sulla cattiva strada tra Islamabad e Kabul

Pakistan e Afghanistan, teatri ieri di due attacchi terroristici, si confermano legati a doppio filo. Ancora una volta a pagare il prezzo più alto sono i civili

GLI ATTENTATI DI IERI – Sulla strada tra Islamabad e Kabul a due passi da quella frontiera ormai nota con l’acronimo “AfPak” un’autobomba ha ucciso almeno 100 persone, ferendone circa altre 200, ma la conta sembra purtroppo destinata ad aumentare anche a causa dei crolli di molti edifici nella zona circostante l’attentato. Accade nella parte vecchia della città di Peshawar al mercato Peepal Mandi. Nel frattempo a Kabul sono morti sei funzionari dell’Onu colpiti in una foresteria delle Nazioni Unite nella zona di Sharenau (molto abitata da occidentali, Ngo, vicina all’ambasciata italiana come a quella americana ed alla base della missione Nato ISAF), dove l’attacco sarebbe stato portato a termine – stando alle dichiarazioni di un poliziotto presente in loco – da militanti pakistani che vestivano divise. Colpita anche un’altra zona della capitale afghana, si tratterebbe di Wazir Akbar Khan anch’essa abitata soprattutto da stranieri e dalle compagnie militari private, i cosiddetti contractors.

TANTE DOMANDE QUALCHE RISPOSTA – Cosa sta succedendo in Pakistan e in Afghanistan sembra la prima domanda che il comune lettore può porsi anche alla luce dell’attentato di oggi nel mese in cui gli Usa contano il maggior numero di soldati uccisi (ben 55) in Afghanistan dal 2001.  Innanzitutto l’acuirsi della tensione è senz’altro dovuto al ballottaggio per le elezioni presidenziali previsto per il prossimo 7 novembre. Difficile al momento garantire le condizioni di sicurezza per il voto imminente, che del resto sembrerebbe non poter comunque slittare di molto per via delle gelide temperature in arrivo nel Paese che si presentano come l’ennesimo ostacolo ad un tentativo di stabilizzazione di uno scenario quanto mai complesso. Cos’ha a invece a che fare questa carneficina con il Waziristan e con la visita di Hillary Clinton prevista per ieri e del Premier turco Erdogan dello scorso 25-26 ottobre? Afghanistan e Pakistan sono così legati oppure occorrono strategie diverse da perseguire nei confronti di entrambi?Difficile non porsi molte domande in una regione dove sembrano sempre più intrecciarsi i destini e le sfide della politica internazionale dei prossimi mesi, se non dei prossimi anni. Il Pakistan è in bilico tra un formale appoggio agli Stati Uniti, oggi molto preoccupati degli ingenti sforzi economici fatti per tentare di salvaguardare la situazione nel Paese, e l’incapacità o forse la scarsa volontà di contrastare le forze talebane presenti sul proprio territorio. Proprio a questo mirerebbe la visita della Clinton che potrebbe voler cercare di portare a casa la definizione di alcuni obiettivi di massima su come investire gli aiuti (circa 7 miliardi di dollari), non ultimo l’annosa questione che tanto spaventa le cancellerie occidentali ovvero il nucleare pakistano. L’attentato di oggi in Pakistan sembra essere anche una quasi scontata conseguenza dell’inasprirsi dei combattimenti degli scorsi giorni nella zona del Waziristan del Sud tra le forze talebane e quelle pakistane. 

ERDOGAN E GILANI – Anche la Turchia sembra essere un’importantissima carta da giocare nello scenario pakistano. Solo due giorni fa il Premier turco Erdogan ha incontrato la sua controparte pakistana, Yousuf Raza Gilani e i due Paesi hanno discusso della cooperazione per combattere il terrorismo in quell’area. Considerato il ruolo di primo piano ricoperto dalla Turchia all’interno di ISAF (International Security Assistance Force) in Afghanistan e l’interesse che il suo Ministro degli Esteri Davutoglu ha recentemente espresso circa l’interesse turco di assicurare stabilità nel sud-est asiatico, si aprono nuovi possibili tavoli di trattative per un futuro regionale che resta comunque molto incerto.

Anna Longhini

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