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Hamas lo vuole morto

Arrestati alcuni attivisti di Hamas che volevano uccidere il Presidente palestinese Abu Mazen. L’obiettivo è chiaro: far naufragare i colloqui di riconciliazione con Fatah, e provare a prendere anche il controllo della Cisgiordania. Ecco come

IL PIANO – Una decina di attivisti di Hamas, arrestati dalle forze di sicurezza palestinesi, hanno confessato di seguire da tempo i movimenti di Mahmud Abbas, meglio conosciuto come Abu Mazen, per venire a conoscenza dei dettagli relativi alle sue forze di sicurezza personali, al chiaro scopo di assassinare il Presidente palestinese. Il Segretario dell’Autorità Palestinese, Taib Abd-Arahim, ha svelato i dettagli dell’operazione. L’arresto è avvenuto lunedì 29 Giugno. Gli uomini arrestati, tutti di un’età compresa tra i 25 e i 30 anni, avevano con sé armi, mappe e fotografie di molti degli uomini più importanti dell’Autorità Palestinese. Fonti delle forze di sicurezza palestinesi hanno dichiarato che nelle confessioni degli uomini arrestati sono emersi chiaramente i tentativi di attaccare le istituzioni palestinesi, eliminando diversi uomini di spicco dell’Autorità Palestinese. In particolare, è emerso come questi seguissero con attenzione gli spostamenti di Abu Mazen, per tentare di ucciderlo. 

COMMENTI – A seguito di quanto avvenuto, il portavoce di Fatah, Fahmi Zarir, ha dichiarato che “L’intento di Hamas è evidente: fare naufragare i colloqui di riconciliazione in corso al Cairo tra Hamas e Fatah,facendo tornare il caos in Cisgiordania, dopo che negli ultimi due anni abbiamo assistito ad un crescente livello di sicurezza sul territorio”. Un portavoce dell’ala militare di Hamas ha negato con forza (come era prevedibile) qualsiasi collegamento tra questi uomini e Hamas stesso. Di certo, però, se questi legami fossero reali, quanto accaduto sarebbe un segnale chiaro non solo della volontà di Hamas di far naufragare i colloqui del Cairo, ma anche della volontà di perpetrare un vero e proprio tentativo di colpo di stato ai danni dell’Autorità Palestinese.   

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ALTRO CHE RICONCILIAZIONE              Ulteriori indizi a sostegno di questa volontà provengono dalle parole del portavoce delle forze di sicurezza palestinesi, Adnan Ad-Damiry, che ha annunciato il sequestro da parte delle forze di sicurezza della Cisgiordania di ingenti quantità di armi ed esplosivi posseduti da Hamas nei distretti di Nablus, Qalqilya ed Hebron. Armi ed esplosivi, sostiene Ad-Damiry, destinati ad essere usati “in maniera abominevole” contro le forze dell’Autorità Palestinese.La strategia di Hamas in Cisgiordania è ormai chiara agli occhi delle forze di sicurezza palestinesi. Sono diversi ormai gli appartamenti acquistati e trasformati in centri operativi di collegamento tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. Da qui partono i piani volti ad eliminare alcune cariche dell’Autorità Palestinese e a minacciare la sicurezza della regione.Le forze palestinesi hanno inoltre sequestrato in questi centri 8,5 milioni di dollari entrati illegalmente in Cisgiordania, per finanziare e sostenere la forza militare di Hamas in Cisgiordania.Dall’altra parte, Hamas denuncia la massiccia ed indiscriminata campagna di arresti dei suoi attivisti in Cisgiordania. Anche sabato si sono registrati quattro nuovi arresti, tra cui uno ai danni di una donna, a Qalqilya, Tulkarem e Nablus. Hamas accusa Fatah di torturare tali prigionieri in carcere, e chiede il rilascio almeno della donna arrestata, dichiarando agli ufficiali egiziani, ai leader dei partiti palestinesi e alle organizzazioni umanitarie che “occorre interrompere questa manipolazione del destino palestinese, mostrando la verità sulle persone arrestate e torturate”. Questa la risposta di Ad-Damiry: “Vengono arrestati solo gli uomini sospettati di contrabbando di armi o denaro. Continueremo il nostro lavoro fino a quando Hamas non smetterà di pianificare i suoi atti illegali, così come fa nella Striscia di Gaza, per mantenere la sicurezza nella regione. La verità è che se arrivasse uno Tsunami sulla Cisgiordania, Hamas direbbe che è colpa dell’Autorità Palestinese”.

 SCENARI NEFASTI – La storia di questi luoghi ci insegna che tutto può cambiare da un momento all’altro. Ma i fatti degli ultimi giorni ci dicono chiaramente che i tentativi di riconciliazione tra Hamas e Fatah sinora non stanno portando ad alcun frutto positivo. E senza questi frutti, difficilmente nel breve periodo gli scenari palestinesi saranno diversi da un caos generale ed indiscriminato. 

Alberto Rossi [email protected]

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Alberto Rossi
Alberto Rossi

Classe 1984, mi sono laureato nel 2009 in Scienze delle Relazioni Internazionali e dell’Integrazione Europea all’UniversitĂ  Cattolica di Milano (FacoltĂ  di Scienze Politiche). La mia tesi sulla Seconda Intifada è stata svolta “sul campo” tra Israele e Territori Palestinesi vivendo a Gerusalemme, cittĂ  in cui sono stato piĂą volte e che porto nel cuore. Ho lavorato dal 2009 al 2018 in Fondazione Italia Cina, dove sono stato Responsabile Marketing e analista del CeSIF (Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina). Tra le mie passioni, il calcio, i libri di Giovannino Guareschi, i giochi di magia, il teatro, la radio.

Co-fondatore del Caffè Geopolitico e Presidente fino al 2018. Eletto Sindaco di Seregno (MB) a giugno 2018, ha cessato i suoi incarichi nell’associazione.

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