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La corsa all’artico

Uno dei segni più tangibili di un cambiamento del clima globale (se causato dall’uomo o parte di un ciclo naturale rimane ancora da determinare) è lo scioglimento dei ghiacci artici. Tenendo per un attimo da parte ipotesi catastrofiste, l’effetto più immediato è quello di rendere transitabili i mari artici per più mesi all’anno, cosa che sta facendo partire una vera e propria “corsa all’Artico”. In 10 punti vediamo di cosa si tratta.

 

1-ESTATI ICE-FREE – Le immagini satellitari e i rilevamenti sul campo hanno mostrato come dal 1979, primo anno con dati certi, a oggi si osserva una considerevole diminuzione dei ghiacci estivi (v.immagine in mezzo a destra). Modelli matematici predittivi mostrano come il trend possa portare a un artico completamente senza ghiaccio estivo entro il 2100. Questo non significa però niente ghiacci in assoluto, poiché le temperature rigide invernali rimarrebbero comunque ampiamente sufficienti a congelare la superficie dell’acqua nei mesi più freddi.

 

2-PASSAGGIO A NORD-OVEST… E A NORD-EST – Il risultato piĂą immediato è che giĂ  ora vasti tratti di mare a ridosso del Canada e della Russia siano diventati navigabili per molti mesi, al contrario di quanto succedeva in passato. Viene chiamato Passaggio a Nord Ovest (North-West Passage – NWP) il percorso che dall’Atlantico del Nord attraversa le isole canadesi e arriva sopra l’Alaska per poi raggiungere il Pacifico. Ancora piĂą breve è la North Sea Route (NSR) che passa accanto alla costa siberiana per raggiungere poi il Pacifico costeggiando la Russia settentrionale.

 

3-OPPORTUNITA’ COMMERCIALI – La possibilitĂ  di viaggiare dal Pacifico all’Atlantico passando per l’artico è dunque ora una realtĂ , verificata giĂ  da varie spedizioni! Ne beneficeranno i commerci marittimi, dato che la rotta Shangai-Rotterdam, per esempio, richiede il 22% di tempo in meno attraverso la NSR rispetto al tragitto tradizionale che passa per l’Oceano Indiano e lo stretto di Suez. Anche il NWP risulta essere un vantaggio, seppure inferiore alla NSR (risparmio del 15%). Per una nave che va alla stessa velocitĂ  vuol dire arrivare (e ripartire) piĂą velocemente, ma è anche possibile metterci lo stesso tempo andando piĂą lenti e risparmiando dunque carburante. In entrambi i casi il vantaggio economico è notevole.

 

4-RISORSE NATURALI – Aggiungiamo a questo la stima di come l’Artico possieda nascosti nei suoi fondali circa il 20-22% delle risorse naturali dell’intero pianeta: un vero tesoro considerando la crescente fame di risorse di molti paesi in via di sviluppo come Cina e India. Le risorse artiche, che il ritiro dei ghiacci renderebbe possibile estrarre, permetterebbero di avere un’alternativa all’instabile Medio Oriente e fornire dunque una nuova fonte gigante.

 

Il calo dei ghiacci e le nuove rotte artiche – fonte: Economist

5-ARCTIC COUNCIL – Nonostante i timori, non sono da temere neppure grandi competizioni geopolitiche tra le nazioni che si affacciano sull’Artico. Il Consiglio Artico le comprende infatti tutte e tutte concordano nella necessitĂ  di trovare accordi pacifici per permettere a tutti di sfruttarle. Molte controversie passate sui confini hanno trovato soluzione (nel 2011 è stato risolto un vecchio contenzioso tra Norvegia e Russia) e le condizioni meteorologiche comunque estreme non permettono un’eccessiva escalation militare. Finora, a tutti gli effetti, il Consiglio Artico può essere considerato un’organizzazione internazionale che funziona davvero nel risolvere le dispute.

 

6-CIBO A NORD – L’altro lato della medaglia è che un riscaldamento della zona artica significa anche un inaridimento di regioni più a sud che, ora fertili, potrebbero esserlo meno nei prossimi 50 anni. Già nel 2012 abbiamo assistito a scarsità di piogge in molte aree produttrici di cibo, come la Corn Belt americana o vaste aree della Russia. Ne derivano due aspetti: da un lato, se è vero che alcune colture non potranno più crescere in alcune zone, altre regioni più a nord potrebbero diventare coltivabili, compensando (v. immagine in fondo a sinistra). D’altra parte però significa anche che la popolazione di molte zone ora temperate potrebbe trovarsi in situazione di scarsità d’acqua e cibo e le zone ora semidesertiche peggiorare ulteriormente la loro situazione.

 

7-ROTTE ARTICHE – Ma anche i vantaggi sopra elencati presentano in realtĂ  ostacoli non irrilevanti. Le rotte marine infatti rimarranno comunque chiuse in inverno e ancora per almeno – si stima – 20-30 anni sarĂ  possibile navigarvi solo con navi rompighiaccio o guidati da “navi-pilota” che indichino la strada, e sempre col rischio occasionale di cozzare contro iceberg. I costi dunque rimarrebbero alti ancora per anni e richiederebbero comunque ingenti investimenti in porti, infrastrutture e servizi di sicurezza per garantire il transito.

 

8- IDEM PER LE RISORSE NATURALI – Estrarre idrocarburi e minerali dai fondali artici è tecnicamente molto complesso, date le temperature e i rischi: le piattaforme infatti non possono rimanere fisse perchĂ© d’inverno verrebbero stritolate dai ghiacci, e iceberg in movimento creerebbero comunque problemi a strutture piĂą agili. Inoltre in caso di incidente (ad esempio uno sversamento di petrolio in mare) la presenza di ghiacci renderebbe ancora piĂą difficile operare, col rischio di trasformare ogni perdita in un potenziale colossale disastro. Non è un caso che sempre piĂą compagnie vedano nell’estrazione artica un’interessante ma troppo rischiosa prospettiva. La Total ad esempio ha giĂ  rinunciato ai suoi piani in tal senso, mentre la Russia ha cancellato lo sfruttamento del giacimento gas offshore di Shtokman perchĂ© non piĂą conveniente alla luce di previsioni di prezzi globali in calo.

 

Proiezioni spostamento produzioni cereali per effetto del cambio di clima

9-CHINA-ARCTIC COUNCIL– Se il Consiglio Artico è un organo internazionale molto unito, va detto però che molte altre nazioni assenti vorrebbero farne parte. L’Italia stessa ha chiesto di essere accettata come membro osservatore permanente. Ma più rilevante è l’azione della Cina, che pur non possedendo terre che si affacciano sul Mare Artico (prerequisito per diventare membri del Consiglio) si è autonominata “potenza artica”, interessata proprio a quelle ricchezze naturali. La sua accettazione come osservatore potrebbe essere solo questione di tempo, ma Pechino punterebbe ad andare oltre cercando, ad esempio, di affittare parte della Groenlandia (che avrebbe estremo bisogno dei soldi cinesi): a quel punto potrebbe dichiarare di avere tutti i requisiti e chiedere l’accettazione come membro pieno. Difficile però che la Russia, timorosa dell’ingresso cinese nell’Artico, non ponga il suo veto. La partita è dunque complessa e al di là di come potrà andare, il punto è che l’ingresso di nuovi attori rischia di sbilanciare gli equilibri esistenti.

 

10-GRANDI POTENZIALITA’ MA NON ILLUDIAMOCI – Insomma, l’intero sfruttamento dell’Artico è un qualcosa che promette grandissime potenzialitĂ  ma presenta anche notevoli ostacoli. Nonostante i timori di alcuni analisti, difficilmente si andrĂ  verso un conflitto tra le parti, che sembrano invece essere tutti d’accordo nell’evitare problemi in quest’area chiave dove tutti perderebbero in caso di escalation incontrollata. Tra l’altro operare militarmente è molto complesso e costoso per le attrezzature necessarie. Il problema principale rimane che, nonostante i vantaggi promessi, l’Artico rimane una regione dove ancora per anni operare sarĂ  pericoloso, limitato e molto costoso… Dato il recente boom dello shale gas e le scoperte di idrocarburi in America Latina e Africa, è prevedibile che l’attenzione degli investitori e delle imprese rimanga concentrato su altre aree piĂą facilmente sfruttabili che, comunque, permettono a molti attori di emanciparsi sempre piĂą dal Medio Oriente. L’Artico potrebbe dunque rimanere un sogno lontano.

 

Lorenzo Nannetti

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Lorenzo Nannetti

Nato a Bologna nel 1979, appassionato di storia militare e wargames fin da bambino, scrivo di Medio Oriente, Migrazioni, NATO, Affari Militari e Sicurezza Energetica per il Caffè Geopolitico, dove sono Senior Analyst e Responsabile Scientifico, cercando di spiegare che non si tratta solo di giocare con i soldatini. E dire che mi interesso pure di risoluzione dei conflitti… Per questo ho collaborato per oltre 6 anni con Wikistrat, network di analisti internazionali impegnato a svolgere simulazioni di geopolitica e relazioni internazionali per governi esteri, nella speranza prima o poi imparino a gestire meglio quello che succede nel mondo. Ora lo faccio anche col Caffè dove, oltre ai miei articoli, curo attività di formazione, conferenze e workshop su questi stessi temi.

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