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La politica estera di Giorgio

Il viaggio in Siria del capo di stato italiano Giorgio Napolitano prova a riportare l’Italia nel vivo dei giochi diplomatici internazionali. Dopo mesi di silenzio da parte del governo di Roma, l’Italia torna ad occuparsi di politica estera attraverso il suo massimo rappresentante il quale, nella tre giorni di Damasco, è tornato a parlare di trattative di pace, scambio di territori ed insediamenti.

LA PREOCCUPAZIONI DI NAPOLITANO – L’ultima occasione avuta dall’Italia per occuparsi della questione medio orientale si era avuta lo scorso febbraio quando l’attuale premier Silvio Berlusconi aveva prima tenuto un discorso alla Knesset (il parlamento israeliano) per poi incontrare successivamente il presidente palestinese Abu Mazen nei pressi di Betlemme. Un viaggio che però, non volendo considerare le discutibili dichiarazioni riguardanti l’operazione israeliana Cast Lead, poco aveva aggiunto alla linea italiana in politica estera. Le recenti dichiarazioni del capo dello stato Napolitano (nella foto in alto) sembrano invece aver segnato una presa di posizione se non netta, quanto meno chiara. Secondo il Corriere della Sera, il capo di stato italiano ha infatti espresso forte preoccupazione per “la costruzione di nuovi insediamenti a Gerusalemme Est e per le conseguenze che ne potrebbero scaturire” entrando altresì nel gravoso problema delle Alture del Golan (mappa in basso) le quali dovrebbero essere riconsegnate alla Siria, come “parte integrante del processo di pace”. Napolitano ha inoltre definito come l’unica soluzione possibile per la questione palestinese sia la creazione di due stati per due popoli poiché, secondo quanto riportato da La Repubblica, sussiste parimenti “il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato indipendente e vitale e quello di Israele a vedere la propria esistenza riconosciuta vivendo in sicurezza”. Un breve ma significativo riferimento infine alla drammatica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza definita “gravissima” dal capo di stato italiano.

SCAMBIO DI CORTESIE – Colloqui definiti calorosi tanto da Damasco quanto da Roma, proprio a voler sottolineare il clima d’intesa e la volontà comune di approfondire e rafforzare la mutua cooperazione. Al fine di suggellare quelli che Napolitano ha definito “rapporti secolari fra le parti” i due capi di stato si sono scambiate le massime onorificenze dei rispettivi paesi: al capo dello stato italiano è andata la Umayyad con la grande cintura, mentre Bashar al-Assad ha ricevuto il Cavalierato di Gran Croce. Nessuna dichiarazione di rilievo invece dal Ministro degli esteri italiano Franco Frattini, il quale durante l’intera durata della visita si è limitato a seguire la linea diplomatica tracciata dal presidente Napolitano.

SULLA SCIA DI OBAMA – Attraverso le suddette dichiarazioni, Napolitano legittima dunque pienamente la linea in materia dell’amministrazione Obama la quale proprio attraverso la normalizzazione della Siria intende imprimere una svolta decisiva per la pacificazione della regione. L’azione presidenziale, decisa, chiara e senza possibili letture alternative, prova a dare maggiore credibilità alla diplomazia italiana la quale negli ultimi anni, non solo nell’ultimo governo di centro-destra, ha probabilmente perduto molte occasioni per emergere come attore regionale di un certo calibro. Il presidente della Repubblica italiana non è del resto nuovo ad interventi riguardanti proprio la regione medio orientale e le sue problematiche. Nell’ottobre 2009 lo stesso capo di stato aveva ricevuto al Quirinale i reali di Giordania e nel corso della sua lunga carriera politica ha visitato la maggior parte degli Stati dell’area.

TUTTI IN MEDIO ORIENTE – Una visita senza eccessi e dichiarazioni per le prime pagine dei giornali, ma che ha saputo cogliere nel profondo l’essenza delle numerose e complesse tematiche medio orientali. Un incontro che perfettamente s’incastona nella serie di visite da parte di esponenti internazionali che affollano in questi giorni la regione medio orientale. Il 18 marzo è stato il giorno della visita di Catherine Ashton, Alto rappresentante per la politica Estera dell’Unione Europea, nella Striscia di Gaza, mentre nei prossimi giorni sarà la volta del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e dell'inviato americano George Mitchell i quali si recheranno nella regione per provare ad imprimere una svolta al processo di pace. O meglio proveranno a dare il via a trattative le quali per ora sono in piedi esclusivamente nelle buone intenzioni dei partecipanti al confronto.

Marco Di Donato

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