In 3 sorsi –Â Le prossime elezioni in Madagascar stanno mettendo alla prova il sistema elettorale e hanno provocato violenti scontri. L’insediamento di un nuovo Governo tecnico riuscirĂ a reggere la delicata situazione?
1. NUOVE ELEZIONI, VECCHI PROBLEMI
Il 30 settembre in Madagascar si terranno le elezioni legislative e il 26 novembre le presidenziali. Nei mesi precedenti alle nuove tornate elettorali, tre persone sono state uccise e 17 sono state ferite durante una manifestazione popolare svoltasi il 21 aprile. Centinaia di persone si erano riunite nel centro della capitale, Antananarivo, per contestare le condizioni di estrema povertĂ in cui versa il Paese, il rincaro dei costi del carburante e dei beni di prima necessitĂ , la corruzione all’interno delle Istituzioni locali e la nuova legge elettorale recentemente approvata dal Parlamento. I manifestanti hanno chiesto le dimissioni del Presidente e hanno insistito affinchĂ© fossero individuati i responsabili delle violenze perpetrate sulla folla durante la manifestazione. Il partito di maggioranza al Governo (Hery Vaovaon’i Madagasikara) ha accusato l’opposizione di aver incitato la folla. La medesima accusa era stata rivolta in seguito a un attentato presso la sede centrale del partito ad Antanimena. Il Governo ha inoltre rifiutato qualsiasi interferenza da parte della comunitĂ internazionale. Solo dopo una serie di insistenze, l’ex presidente del Mozambico, Joachim Chissano, si è recato in Madagascar per mediare, inviato dalla Southern African Development Community (SADC). Chissano era giĂ intervenuto nel 2009 con la missione di avviare un dialogo politico tra le parti per placare la tensione e mettere fine alle violenze. Tuttavia, neanche il suo intervento ha portato a un accordo di pace. La Corte Costituzionale ha, quindi, ordinato al presidente Rajaonarimampianina di non dimettersi, ma di formare un Governo di unitĂ nazionale, incaricato di portare il Paese alle elezioni.
Fig. 1 – Proteste a Antananarivo, capitale del Madagascar, in attesa delle prossime elezioni
2. POVERTĂ€ E SOTTOSVILUPPO
Dal colpo di Stato del 2009, quando il presidente Ravalomanana fu improvvisamente spodestato da Andry Rajoelina, il Madagascar è sceso ulteriormente negli indicatori di benessere delle Nazioni Unite. Nel 2010 il Governo ha tagliato il 30% delle spese destinate alla salute pubblica e non sono stati realizzati investimenti in infrastrutture, come scuole o ospedali. Rajoelinao è rimasto in carica, senza il riconoscimento né delle altre forze politiche, né della comunità internazionale, fino al 2013, anno in cui è subentrato Hery Rajaonarimpampianina. Secondo lo Human Development Index (HDI), nel 2015, la maggior parte della popolazione viveva con meno di $1,25 al giorno, la mortalità infantile era oltre il 5% e più di tre quarti dei 25 milioni di abitanti era stanziata in aree rurali.
Fig. 2 –Â Passaggio di consegna tra Christian Ntsay (sinistra) e Olivier Mahafaly Solonandrasana (destra), durante la cerimonia di insediamento del nuovo Governo
3. GOVERNO TECNICO: RISOLVERÀ LA CRISI?
I manifestanti avevano inizialmente accusato alcuni membri del Parlamento di aver ricevuto una somma pari a quasi 14mila dollari (ciascuno) in cambio del voto a favore della proposta di legge elettorale. Le nuove leggi costituirebbero un punto a sfavore del leader Ravalomanana, sostenuto dalla minoranza all’opposizione (Tiako I Madagasikara). Secondo la nuova disposizione, un candidato alle presidenziali è tenuto a non avere precedenti giudiziari e a presentarne evidenza. L’ex presidente Ravalomanana quindi non potrebbe presentarsi alle prossime elezioni presidenziali a causa di alcune condanne ricevute durante l’esilio, in seguito al golpe del 2009. Per aggirare l’ostacolo, Ravalomanana si è allora coalizzato con lo stesso leader che lo aveva deposto, Rajoelina, contro il presidente Rajaonarimampianina. Rajoelina ha recentemente dichiarato che non si presenterà alle prossime elezioni. Intanto, il primo ministro Christian Ntsay ha promesso che il nuovo Governo si impegnerà per garantire la massima trasparenza nel corso delle elezioni.
Ornella Ordituro