In 3 sorsi – I socialdemocratici svedesi sembrano decisi a riprendersi i voti dell’elettorato piĂą ideologizzato ma deluso dagli ultimi anni di presidenza Löfven. L’ex ministra delle Finanze Magdalena Andersson, da poco eletta leader al Congresso di Gotenburgo, ha ora il duro compito di rimettere in piedi la reputazione del Partito e governare come prima donna premier della storia della Svezia, nonostante la rapida battuta d’arresto.
1. SOCIALDEMOCRATICI DI IERI E DI OGGI
Lo spostamento al centro dei Socialdemocratici svedesi risale a grandi linee alla presidenza di Göran Persson (1996-2006), che fu il padre dei Governi di minoranza in coalizione con il Partito di Centro ai quali ci ha abituati più di recente anche il suo erede, Stefan Löfven.
Nonostante il motto marxista “da ciascuno secondo capacità , a ciascuno secondo necessità ” (sotto la cui ideologia fu fondato il Partito nel 1889) non sia mai stato rinnegato, tra gli anni Ottanta e Novanta perfino i socialdemocratici più puri si convinsero ad adottare alcune delle politiche neoliberiste che dominarono il mondo in quei decenni (per esempio con la liberalizzazione di alcuni pezzi del settore sanitario, immobiliare e scolastico).
Oggi, forse, l’acclamazione di Magdalena Andersson a nuova leader di partito indica un timido pentimento della vecchia guardia e una spinta verso il ritorno alle vere origini del pensiero socialdemocratico.
2. SETTE ANNI DI STEFAN LĂ–FVEN
Se l’obiettivo di Löfven era di marcare in qualche modo la storia politica della Svezia, nel bene o nel male c’è sicuramente riuscito. Sia per il fatto di essere stato il primo premier nella storia svedese a cadere per sfiducia parlamentare, sia per essere riuscito ad arrangiare tre Governi di risicatissima minoranza in 7 anni, sia per l’essere stato un campione di trasformismo politico in una Svezia altrimenti piuttosto rigidamente divisa in blocchi ideologici.
In realtĂ la carta del trasformismo di governo negli ultimi anni è stata l’asso nella manica anche di quella che è stata poi la partner-in-crime di Löfven dopo l’Accordo di Gennaio (2019), ovvero la leader centrista Annie Lööf, il cui risultato è stato il drastico indebolimento dell’Alleanza di destra e lo spostamento dei socialdemocratici verso politiche piĂą liberali.
3. MAGDALENA ANDERSSON PRENDE IL TESTIMONE
Proprio lo scarso apprezzamento di questa svolta liberale da parte di larghe fette di elettorato e movimenti di sinistra, ha portato la dirigenza dei socialdemocratici nelle mani della ex ministra delle Finanze, Magdalena Andersson. Quella che è appena diventata la prima donna premier nella storia della Svezia, sembrerebbe infatti essere un’appassionata portavoce di quello che i socialdemocratici furono all’epoca di Olof Palme, quando il “Modello Svedese” di Stato forte e generoso welfare era l’imperativo categorico del Paese.
Questa potrebbe essere la manovra strategica necessaria ai socialdemocratici per vincere con le ampie maggioranze di un tempo le elezioni di Settembre 2022.
Andersson ha ricevuto l’incarico di provare a formare il nuovo Governo lunedì 22 novembre, incassando subito il benestare del Partito di Centro e, con un po’ piĂą di fatica, anche quello della leader della Sinistra, Nooshi Dadgostar, la quale aveva esposto i propri requisiti di collaborazione (pensioni e assistenza sanitaria piĂą generose).
Ma la sua scalata si è arrestata bruscamente appena 6 ore dopo aver ricevuto la fiducia in Parlamento il mercoledì seguente, proprio a causa delle concessioni fatte alla Sinistra sulle pensioni, decisione che ha scontentato i centristi. Nella stessa giornata la coalizione di destra è quindi riuscita a presentare e votare una seconda proposta di legge di bilancio, indisponendo i Verdi e spingendoli ad abbandonare la coalizione di Governo coi socialdemocratici.
Nel frattempo Magdalena Andersson si è dimessa per coerenza di forma, essendo il suo esecutivo di minoranza costituito da 5 ministri verdi, ma ha anche richiesto la possibilità di riproporsi al Parlamento come Governo indipendente a sola guida socialdemocratica.
Comunque vada il futuro politico della Svezia sembra essere passato in mano alle donne: degli 8 partiti presenti in Parlamento, 5 sono ora guidati da donne (socialdemocratici, Sinistra, Centro, liberali e democristiani), mentre i Verdi seguono la regola del doppio leader (un uomo e una donna) fin dai primi anni Ottanta.
Debora Russo
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