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Mali, stesso Presidente, soliti problemi

In 3 sorsi – In 9 milioni si sono recati alle urne il 12 agosto per il secondo turno delle elezioni presidenziali in Mali. Con piĂą del 67% dei voti, Ibrahima Boubacar KeĂŻta è stato rieletto per la seconda volta.

1. I PRINCIPALI CANDIDATI

Il 29 luglio, durante il primo turno delle elezioni presidenziali in Mali, nessuno dei ventiquattro candidati ha raggiunto la maggioranza dei voti. Al secondo turno dello scorso 12 agosto si sono confrontati Ibrahim Boubacar Keita e Soumaila CissĂ©. KeĂŻta, 73 anni, è stato rieletto con piĂą del 67% dei voti per il suo secondo mandato. Al primo turno aveva ottenuto circa il 41,4% dei voti. Leader del partito Rassemblement Pour le Mali (RPM), Keita aveva vinto le elezioni del 2013, inizialmente programmate nel 2012, ma poi rimandate a causa del colpo di Stato militare che aveva rovesciato l’allora presidente Amadou Toumani TourĂ©. Il candidato dell’opposizione CissĂ©, 68 anni, aveva ottenuto circa il 18% al primo turno, e il 32% al secondo. Capo del partito Union pour la RĂ©publique et la DĂ©mocratie (URD) dal 2014, CissĂ© ha svolto il ruolo di ministro delle Finanze dal 1993 al 2000. Questa tornata elettorale non è la prima da cui esce sconfitto: CissĂ© si era infatti candidato nel 2002 e nel 2012. I due, inoltre, si erano giĂ  sfidati nel 2013, quando Keita aveva vinto con una larga maggioranza. Le elezioni hanno visto la partecipazione di altri eminenti personaggi: Aliou Diallo e Cheick Modibo Diarra, arrivati rispettivamente al terzo e quarto posto il 29 luglio. Il primo è Presidente e amministratore delegato della societĂ  mineraria Wassoul’or, il secondo è un astrofisico con alti incarichi alla Nasa ed è giĂ  stato Primo Ministro nel 2012.

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Fig. 1 – Il presidente del Mali Ibrahim Boubacar Keita 

2. CLIMA ELETTORALE TURBOLENTO

Le elezioni sono state caratterizzate da una bassa affluenza e da violenze sparse, soprattutto nel Nord del Paese. Al primo turno le operazioni sono iniziate in maniera pacifica, ma nonostante le altissime misure di sicurezza adottate, in alcune zone centrosettentrionali si sono registrati episodi di violenza, mentre in quelle sotto il controllo dei jihadisti non è stato possibile aprire i seggi elettorali e quindi garantire il diritto al voto. Per intensificare i controlli, durante il secondo turno 6mila soldati sono stati aggiunti ai 30mila già dispiegati al primo turno. Negli scontri ha perso la vita il presidente di un seggio elettorale nel villaggio di Arkodia, a sudovest di Timbuctu.

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Fig. 2 – Il 2 settembre i sostenitori del presidente Keita hanno organizzato una manifestazione in suo supporto, marciando verso il monumento per l’indipendenza a Bamako, capitale del Paese

3. LA PRESENZA INTERNAZIONALE ALL’INTERNO DI UN TERRITORIO (ANCORA) FRAGILE

Il Mali è da anni un catalizzatore per gruppi militanti islamisti legati sia allo Stato Islamico, sia ad al-Qaida, e che costituiscono una minaccia non solo a livello regionale, ma anche internazionale, motivo per il quale le potenze occidentali sono sempre piĂą presenti nel Paese. Negli ultimi tre anni gli attacchi jihadisti sono notevolmente aumentati nonostante lo sforzo internazionale e l’accordo di pace tra Governo e tuareg firmato ad Algeri nel 2015. La situazione politica del Mali, le tensioni etnico-sociali, nonchĂ© la diffusa povertĂ  hanno creato terreno fertile per l’ascesa islamista, favorendo situazioni di instabilitĂ  soprattutto nel Nord del Paese. Tra le forze internazionali impegnate ad arginare la minaccia jihadista spicca la Francia, che nel gennaio 2013 lanciò l’Operation Serval, coalizione multinazionale guidata da Parigi su mandato ONU per ristabilire la sovranitĂ  del Mali sui territori del Sahara settentrionale, seguita nel 2014 dall’Operation Barkhane. Ai contingenti a guida francese è affiancata la Missione di stabilizzazione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite in Mali (MINUSMA), istituita con la risoluzione 2100 del 25 aprile 2013 dal Consiglio di sicurezza. Contemporaneamente l’Unione Europea ha lanciato l’European Union Training Mission (EUTM), missione di assistenza militare lanciata in ottemperanza alla risoluzione n. 2085 delle Nazioni Unite, con compiti di addestramento, formazione e supporto logistico alle Forze Armate governative del Mali. EUTM è stata estesa fino a maggio 2020.

Veronica Frasghini

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Veronica Frasghini
Veronica Frasghini

Classe 1988, nata e cresciuta a Roma, laureata in Scienze Politiche per la Cooperazione allo Sviluppo presso La Sapienza. Da sempre appassionata di politica internazionale mi interesso principalmente di Elezioni e processi di democratizzazione in Africa. Nostalgicamente amante della politica italiana dei tempi andati. Ho lavorato per diversi anni tra Khartoum, Bangui e in diversi paesi del continente africano e attualmente vivo e lavoro a New York.

 

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