In 3 sorsi – Darya Dugina, figlia del filosofo russo Aleksandr Dugin, è stata uccisa in un attentato il 20 agosto con un’autobomba. Immediato lo scambio di accuse tra Mosca e Kiev sulla scia del conflitto ancora in corso, arrivato ormai al suo sesto mese. In attesa di ulteriori novità le uniche certezze sembrano il carattere premeditato dell’attentato e l’inasprirsi dello scontro tra i Governi dei due Paesi.
1. L’ATTENTATO
Nella serata del 20 agosto, nei pressi di Bolshie Vyzyomy, a circa cinquanta chilometri da Mosca, ha perso la vita la filosofa e giornalista Darya Dugina, uccisa dall’esplosione dell’auto su cui viaggiava. Immediatamente la stampa globale ha ipotizzato che il vero obiettivo dell’attacco fosse suo padre Aleksandr Dugin, considerato uno dei principali ideologi vicini al Cremlino e sostenitore della guerra in Ucraina. Il filosofo aveva tenuto un intervento durante un convegno e, successivamente, padre e figlia avevano lasciato l’evento su due auto diverse anziché sulla stessa.
Sul caso sta indagando anche Aleksandr Bastryskin, a capo del Comitato investigativo russo, il quale ha dichiarato alla stampa che ogni versione dell’accaduto sarà oggetto di valutazione. Al momento, secondo quanto riferiscono gli inquirenti, l’unica certezza pare essere che l’ordigno esplosivo sia stato piazzato sotto il sedile del lato conducente e, sicuramente, su commissione.
Fig. 1 – Rilevamenti da parte delle Autorità russe sul luogo dell’esplosione, 21 agosto 2022
2. NEL NOME DEL PADRE
Darya Dugina, nata nel 1992, era anch’essa filosofa e giornalista come suo padre. Collaborava con le maggiori testate russe ed era una convinta sostenitrice della “operazione militare speciale” in Ucraina, sulla falsariga delle posizioni paterne. La sera dell’attentato entrambi avevano partecipato al Festival della Tradizione nella tenuta di Zakharovo, luogo dove in passato soggiornò anche il poeta russo Alexander Pushkin, a pochi minuti dal luogo dell’esplosione.
La figura di Dugin, invece, è al centro di un acceso dibattito in Occidente poiché sfugge anche a una precisa “definizione”. È stato infatti di volta in volta indicato come ideologo di Putin, filosofo ultraconservatore, fautore di un mondo panrusso e eurasista unificato, mero collaboratore dello stesso leader russo (“il Rasputin di Putin”, come viene talvolta etichettato). Tuttavia, il ruolo di Dugin nelle dinamiche del Cremlino resta difficile da inquadrare, non avendo mai ricoperto un incarico ufficiale per il Governo.
Fig. 2 – Dugin tiene un discorso al funerale della figlia Darya due giorni dopo l’attentato, 23 agosto 2022
3. LE REAZIONI RUSSE
Com’era prevedibile non sono mancate le accuse agli ucraini sulle responsabilità dell’attentato. Putin ha espresso rammarico per l’accaduto parlando di un atto vile e crudele ai danni di quella che ha definito una “patriota”, non indicando però dei presunti responsabili. A farlo, invece, è stato Ilya Ponomarev, ex parlamentare russo ora in esilio in Ucraina, il quale sostiene che dietro l’omicidio ci siano i militanti anti-Putin dell’Esercito Repubblicano Nazionale (NRA), un gruppo paramilitare che ha come scopo la resistenza al regime putiniano. Denis Pushilin, capo dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, punta il dito verso Kiev, così come la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. In entrambi i casi si è apertamente parlato di terrorismo di Stato.
Più espliciti sono i servizi segreti russi (FSB), che oltre ad accusare l’Ucraina hanno ipotizzato anche l’identità dell’autrice materiale dell’attentato. Secondo l’intelligence russa si tratterebbe dell’ucraina Natalya Vovk, giunta in Russia circa un mese fa appositamente per raccogliere informazioni su Darya Dugina. Tramite i media russi sono state diffuse delle immagini ritraenti gli spostamenti della donna dopo l’esplosione, mentre lasciava la Russia per recarsi in Estonia. La versione fornita dai servizi russi pare non convincere molti: c’è il sospetto che si tratti di un modo per sviare piste alternative di natura interna. Infine, l’accusa più dura arriva dal padre della vittima che ha definito l’accaduto come “un attacco terroristico compiuto dal regime nazista ucraino”.
Mario Rafaniello
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