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La controffensiva ucraina a Kharkiv mette in luce i malesseri russi

In 3 sorsi – Il successo della controffensiva ucraina di inizio settembre sembra aver messo Vladimir Putin in seria difficoltà. I malumori in Russia iniziano a essere tanti e anche da voci importanti, critiche di un “operazione militare speciale” che stenta a risolversi con successo. Vista l’impossibilità di un accordo a breve termine con Kiev, il leader russo per ora non ha altra scelta che portare avanti la guerra a oltranza.          

1. LO SPARTIACQUE DI KHARKIV

Il 12 settembre il Presidente ucraino Volodimyr Zelensky ha annunciato la riconquista, dall’inizio del mese, di oltre 6mila chilometri quadrati di territorio nazionale occupato dall’esercito russo. Il viceministro della Difesa ucraina, Hanna Maliar, ha parlato di 300 località liberate nella regione di Kharkiv. Tale successo è la conseguenza della controffensiva ucraina delle ultime settimane nel nord-est del Paese che ha costretto i russi a ripiegare nel Donbass.
Gli eventi a Kharkiv rappresentano un punto di non ritorno per il Cremlino. I media parlano di mezzi pesanti, munizioni e equipaggiamento  abbandonati dall’esercito invasore durante la sua fuga. Inoltre il vice Primo Ministro ucraino, Olga Stefanishyna, afferma che da Mosca sarebbero giunte richieste di negoziato. Ad ogni modo la Russia ha risposto all’offensiva con diversi lanci di missili contro la rete elettrica della zona di Kharkiv, che hanno finito per provocare diversi blackout. 

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Fig. 1 – Soldati ucraini presidiano le strade di Izium, nella regione di Kharkiv, dopo il ritiro delle forze russe, 14 settembre 2022

2. I MALESSERI INTERNI

Nonostante quanto avvenuto sul campo di battaglia, Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha confermato che gli obiettivi russi non muteranno, soprattutto riguardo alla “liberazione” del Donbass. Ha dichiarato poi che non è previsto il ritiro russo dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia, al momento presidiata dalle forze speciali cecene del reggimento Akhmat. Proprio la sicurezza della centrale è stata al centro di un colloquio telefonico tra il Presidente russo Vladimir Putin e l’omologo francese Emmanuel Macron. In un successivo comunicato il Cremlino ha accusato l’Ucraina dei bombardamenti al sito nucleare, avvertendo sulle potenziali “conseguenze catastrofiche” derivanti dai danni alla struttura. 
Il mancato raggiungimento degli obiettivi promessi, a sette mesi dall’inizio del conflitto, ha suscitato l’ira di alcuni blogger russi nazionalisti. Igor Girkin, esponente di estrema destra ed ex colonnello dell’intelligence di Mosca, ha affermato sui social che è solo questione di tempo prima che la Russia venga sconfitta. Anche il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha invitato i vertici russi a rivedere le proprie strategie militari. Ancora più chiari sono stati diciotto consiglieri locali, sparsi tra Mosca e San Pietroburgo, che hanno richiesto addirittura le dimissioni di Putin.    

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Fig. 2 – Il leader ceceno Ramzan Kadyrov, stretto alleato di Putin. Anch’egli ha criticato l’operato del Cremlino dopo la sconfitta a Kharkiv

3. ‘THE WAR MUST GO ON’

Il trascinarsi della guerra, il dispendio di risorse ed energie e, non ultimo, il cappio delle sanzioni occidentali, stanno mettendo a dura prova la tenuta della “operazione militare speciale”. Tra le cause della sconfitta a Kharkiv vi sarebbero, secondo i media ucraini, la difficoltà di Mosca nel reperire nuove unità e il morale basso al fronte. Secondo gli analisti l’esercito russo si starebbe organizzando principalmente per la difesa delle proprie posizioni nel Donbass, in attesa di ulteriori rinforzi e rifornimenti.  La direttrice di Russia Today, Margarita Simonyan, ha invocato con forza misure drastiche (come tagliare acqua e luce agli ucraini) e risposte soddisfacenti da parte del Governo.
Una delle principali critiche a Mosca, sempre più presente nel dibattito interno, verte proprio sulla conduzione dell’operazione militare che stenta ad avvicinarsi alla vittoria finale. Dmitri Medvedev, ex Presidente e Premier russo, ha precisato che possibili accordi con Kiev non potranno aversi finché non venga destituito Zelensky le cui richieste, tra l’altro, vengono etichettate come “preludio alla Terza guerra mondiale“. È ipotizzabile che Putin continui imperterrito sulla strada intrapresa, cioè quella di vincere la guerra ad ogni costo, al netto del crescente malessere interno.

Mario Rafaniello 

Photo by Alexandra_Koch is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • La recente avanzata nell’oblast di Kharkiv ha permesso a Kiev di riprendere il controllo di migliaia di chilometri quadrati di territorio. Per ora i russi ripiegano nel Donbass in attesa di rinforzi.
  • Putin insiste nel perseguire gli obiettivi prestabiliti, ma sette mesi di guerra iniziano a pesare troppo anche per l’esercito russo.
  • Da più parti in Russia si critica l’operato del Cremlino e si auspica l’invio di ulteriori truppe.

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Mario Rafaniello
Mario Rafaniello

Laureato in Giurisprudenza, Relazioni internazionali e Scienze della politica. Attualmente dottorando in Diritto comparato e Cultore della materia IUS/13 presso la facoltà di Scienze politiche di Caserta dell’Università “Vanvitelli”. In passato autore web per diversi portali a tema culturale e geopolitico.

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