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Vertice SCO in Uzbekistan: verso un nuovo ordine mondiale?

Caffè lungo – Il 15 e 16 settembre si è tenuto a Samarcanda, cittĂ  cuore dell’antica Via della Seta, il summit della SCO, al quale hanno preso parte i leader di Russia, Cina, India, Pakistan, quattro Stati dell’Asia Centrale e di diversi altri Paesi non occidentali. Tra i temi discussi: guerra in Ucraina, crisi alimentare e energetica, infrastrutture, cooperazione economica e tecnologica.

1. IL SUMMIT DI SAMARCANDA

L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), nata nel 2001 per combattere terrorismo e estremismo in Asia Centrale, riunisce oggi otto membri a pieno titolo – Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, India e Pakistan (aggiuntisi nel 2017) – che si confrontano periodicamente su temi politici, economici e di sicurezza. La SCO è la più grande organizzazione regionale in Eurasia e rappresenta il 40% della popolazione mondiale e il 30% del PIL globale. Diverse le tematiche toccate nell’incontro di quest’anno: i conflitti in corso (in particolare quello in Ucraina), la sicurezza energetica e alimentare, ma anche il cambiamento climatico e la pandemia. Un’attenzione particolare è stata riservata al rafforzamento della cooperazione economica e tecnologica, così come ai progetti di sviluppo dedicati all’area, primi tra tutti quelli infrastrutturali. Ampio spazio dedicato anche a incontri e confronti bilaterali tra le varie delegazioni per rafforzare il dialogo e lo scambio di vedute. Nel comunicato finale emergono i risultati del vertice.

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Fig. 1 – I leader dei Paesi SCO al vertice di Samarcanda, 16 settembre 2022

2. UN’AMICIZIA CON QUALCHE LIMITE?

La partecipazione al summit è stato il primo viaggio all’estero del leader cinese Xi Jinping dopo la pandemia. Tra i vari incontri bilaterali a margine dell’evento, Xi si è confrontato con il Presidente russo Putin, esprimendo preoccupazioni per la situazione in Ucraina. Sembrerebbe quindi emergere una prima possibile divergenza di visioni sulla prolungata campagna militare di Mosca contro Kyiv. Pechino si trova infatti ad attuare un complicato gioco di bilanciamento, in quanto mantenere buoni rapporti con i Paesi centroasiatici, sempre più distanti da Mosca in relazione alla guerra, è fondamentale (in particolare per gli investimenti della Belt & Road Initiative). Per cui l’approccio cinese punta su supporto diplomatico e cooperazione economica con la Russia, ma anche sul richiamo a pace e stabilità. Infine, Xi vuole evitare un supporto troppo diretto al Cremlino legato al rischio di sanzioni secondarie occidentali. Da parte di Mosca è emerso invece un pieno appoggio a Pechino, soprattutto sulla questione Taiwan con la condanna della visita della Speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi, definita come provocazione. Prima del vertice Xi ha fatto tappa in Kazakistan, dove nel corso dell’incontro con il Presidente Tokayev ha rinnovato l’impegno su due questioni: rafforzare la partnership per gli investimenti in ambito infrastrutturale e tecnologico, e supportare l’indipendenza e l’integrità territoriale del Kazakistan (in un momento in cui il Paese si sta allontanando sempre più da Mosca). Anche il rapporto della Russia con l’India, diventato il secondo importatore di petrolio russo dopo lo scoppio del conflitto, inizia a mostrare i primi segni di cedimento sulla questione ucraina. A Samarcanda Modi ha infatti ripreso Putin, sottolineando in più occasioni come “ora non è il momento per la guerra”, e richiamando diplomazia e dialogo come strumenti di risoluzione del conflitto.

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Fig. 2 – Putin e Xi durante il summit, 16 settembre 2022

3. PROVE DI NUOVO ORDINE MONDIALE

Questo vertice, oltre a voler dimostrare che la Russia non è così isolata, prova ad aprire le porte a un ordine globale alternativo, definito dai partecipanti come multipolare e “più rappresentativo”, in contrapposizione all’”unilateralismo occidentale”. Insieme ai già citati membri, tra i ranghi della SCO troviamo infatti anche Afghanistan, Bielorussia, Iran e Mongolia come Paesi osservatori, oltre che Armenia, Azerbaijan, Cambogia, Nepal, Sri Lanka e Turchia in veste di partner di dialogo. A Samarcanda il Presidente iraniano Raisi ha siglato un memorandum di adesione all’organizzazione così che l’Iran diventerà un membro a pieno titolo dalla primavera 2023. Anche i Paesi del Golfo sono sempre più interessati alle opportunità di investimento dei grandi progetti infrastrutturali promossi dalla SCO. Non a caso Egitto, Qatar e Arabia Saudita otterranno lo status di partner di dialogo. Infine, sul tavolo anche la proposta di far diventare la Bielorussia membro dell’organizzazione. Il grande assente è il Governo talebano dell’Afghanistan, non riconosciuto come interlocutore affidabile da tutti, anche se la situazione del Paese è stata tra i temi di discussione. Non mancano però i focolai di tensione tra i partecipanti al summit: Cina e India, per la questione delle dispute di confine in Himalaya e la competizione nell’area dell’Indo-Pacifico; India e Pakistan con la storica rivalità nel Kashmir; Tagikistan e Kirghizistan coinvolti in violenti scontri di confine; Azerbaijan e Armenia, per i quali le tensioni relative al Nagorno-Karabakh non sembrano ancora finite. E non dimentichiamo la presa di distanza dei Paesi dell’Asia Centrale dall’azione di Mosca in Ucraina. Solo il tempo ci dirà se, nonostante le divergenze, si riuscirà a collaborare in maniera efficace.

Simona Ricci

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Perchè è importante

  • Nel corso del vertice annuale della SCO a Samarcanda Cina, Russia, India, Pakistan e i Paesi dell’Asia Centrale si sono confrontati su diverse tematiche, al fine di rafforzare la cooperazione su alcune questioni chiave, come investimenti e progetti di sviluppo.
  • Il primo viaggio all’estero del Presidente cinese Xi Jinping dopo la pandemia è stato caratterizzato da un approccio cauto verso Mosca, così come da un rafforzamento dei legami con gli Stati della regione, in particolare il Kazakistan.
  • La SCO si sta ampliando sempre di piĂą, con il prossimo ingresso dell’Iran e l’interesse dei Paesi del Golfo, contribuendo a promuovere una visione di ordine mondiale alternativa a quella dell’Occidente. Tuttavia, non mancano tensioni e conflitti tra gli Stati membri.

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Simona Ricci
Simona Ricci

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Lingue Straniere per le Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e sto terminando il Master in Comunicazione per le Relazioni Internazionali dell’Università IULM. Da quando ho iniziato a studiare russo mi sono appassionata alla Russia e allo spazio postsovietico, cercando di tenermi sempre aggiornata sugli sviluppi politici, economici e culturali. Nei miei lavori di tesi ho approfondito la competizione geopolitica tra le grandi potenze in Asia Centrale, il modello della democrazia sovrana russa, e la comunicazione del Cremlino durante la pandemia. Ho inoltre svolto una breve esperienza lavorativa a Mosca che mi ha permesso di immergermi in prima persona nell’Est europeo.

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