In 3 Sorsi – Bolsonaro è il primo Presidente uscente a non essere riconfermato alla guida del Paese. Pesano contro di lui la cattiva gestione della pandemia, la crisi economia e gli scandali di corruzione.
1. IL RITORNO DI LULA
Lula è per la terza volta Presidente del Brasile. Con la minore differenza di voti della storia repubblicana, il leader del PT ha sconfitto Jair Bolsonaro, il primo Capo di stato brasiliano che non riesce a essere confermato al Palacio do Planalto dopo il primo mandato. Nonostante la vittoria, Lula sarà costretto a costituire un Governo più ampio possibile, aprendo al centrão, cioè al gruppone di deputati che permettono agli esecutivi ballerini di avere un solido sostegno in Parlamento.
E non solo perché il Paese è diviso in due (il Sud ha scelto Bolsonaro e il Nord Lula), ma anche perché il risultato del primo turno ha assegnato la maggioranza del Congresso al Partido Liberal (PL), forza politica che ha appoggiato la candidatura di Jair Bolsonaro. Per questa ragione la sconfitta non ha un sapore così amaro per l’ormai ex-Presidente del Brasile, il quale durante l’election day è stato accusato di avere ordinato alla Policia Rodoviaria Federal di fermare i pullman che stavano trasportando gli elettori a votare, in particolare nel Nordest roccaforte del PT. Le operazioni delle Forze dell’Ordine sono state interrotte solo dopo l’espressa richiesta del giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Lula è stato confermato per la terza volta Presidente del Brasile. Dopo l’esito delle urne, il leader del PT ha arringato le migliaia di militanti che si erano riversi sull’Avenida Paulista di SĂŁo Paulo
2. BOLSONARO PERDE PER LA PANDEMIA
A gennaio del 2020 l’allora Presidente godeva del 47% di approvazione, un valore che si è dimezzato nel giro di un anno e mezzo. Il motivo del calo di popolarità è dovuto alla catastrofica gestione della pandemia, che in Brasile ha causato oltre 700 mila morti. Per affrontare una gripezinha, cioè una febbretta come l’aveva definita Bolsonaro, non erano necessarie restrizioni. Motivo per cui l’allora Presidente non risparmiò duri rimproveri verso i Governatori degli Stati che decidevano di mettere in quarantena i propri cittadini. Le frizioni furono talmente forti che Bolsonaro decise di cambiare ben quattro ministri della Salute e ad affidarsi al militare Eduardo Pazuello, il quale come primo gesto liberò l’utilizzo della clorochina come medicinale anti-Covid. In quelle stesse settimane Bolsonaro decise di mettere alla porta anche Sergio Moro, all’epoca ministro della Giustizia ed ex giudice dell’inchiesta Lava Jato, poiché il Presidente pretendeva la nomina di un suo uomo a capo della Policia Federal. Così anche la bandiera di contrasto alla corruzione, sventolata nel 2018 per vincere le elezioni, venne abbandonata. La stessa gestione della pandemia è stata segnata da numerosi scandali di corruzione a causa dell’assegnazione diretta degli appalti Covid, che coinvolse due governatori bolsonaristi, come Wilson Witzel e Wilson Lima.
Lo stesso Capo di Stato venne sospettato di avere privilegiato l’acquisto del vaccino indiano Covaxin rispetto a Pfizer, il quale avrebbe offerto al Brasile un contratto da 70 milioni di dosi già ad agosto del 2020. Cioè, sei mesi prima rispetto alla proposta di Covaxin.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Dopo la sconfitta, Jair Bolsonaro non ha effettuato alcuna dichiarazione e fonti vicino a lui affermano che l’ormai ex Presidente “sarebbe andato a dormire presto”. Sergio Moro, ex ministro della Giustizia e ora il piĂą prezioso alleato di Bolsonaro, ha riconosciuto l’esito delle urne
3. L’ULTIMO TANGO DI BOLSONARO?
Il grande lascito di Bolsonaro al Brasile è un’economia a pezzi. Inflazione al 7,17%, perdita del potere d’acquisto del 30% e deprezzamento del real rispetto al dollaro. Tre macro indicatori per dipingere un Paese che ha smesso di attirare investimenti dall’estero, determinanti per il periodo di crescita economica vissuto dal Brasile tra il 2002 e il 2010. Un periodo nel quale al Palacio do Planalto c’era proprio Lula, che ora eredita una situazione molto piĂą complicata rispetto a venti anni fa. “So di dover governare in un momento difficile ma ho fede che con l’aiuto del popolo troveremo un’uscita” – ha affermato Lula nel suo primo discorso pubblico da nuovo Capo di Stato.
Benché Lula si sia già preso la scena, resta ancora da capire se Bolsonaro accetterà o meno il verdetto delle urne. Oppure se a gennaio emulerà Donald Trump e non cederà la fascia presidenziale al suo successore a due anni esatti dall’assalto a Capitol Hill.
Mattia Fossati