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Finita la Lava Jato, il Brasile non ha più una cura contro la corruzione

Analisi Nonostante la fine dell’operazione Lava Jato, le inchieste sulla corruzione sono proseguite. Nel mirino degli investigatori ci sono gli appalti per la gestione della pandemia, ma Brasilia ha già pensato a una nuova mordacchia per i magistrati.

1. IL TRAMONTO DELLA LAVA JATO

La Lava Jato è finita come Mani Pulite. Esaurito il grande appoggio popolare verso l’inchiesta che aveva scoperto un sofisticatissimo meccanismo corruttivo presente nella Petrobras, la politica è intervenuta per rimettere in riga i magistrati. Prima la Corte Suprema (organo soggetto a una forte influenza da parte del potere esecutivo) aveva assegnato la competenza per giudicare i casi di finanziamento illecito ai partiti al Supremo Tribunal Eleitoral. Così facendo il reato chiave dell’inchiesta Lava Jato è finito sotto la competenza di corti non strutturate a giudicare questo genere di irregolarità. In seguito sempre i supremi giudici brasiliani hanno stabilito la retroattività delle norme sulla delação premiada. Quindi molti processi hanno dovuto essere ricelebrati, ascoltando come testi prima i collaboratori di giustizia e poi le persone da loro accusate. In questo modo molti procedimenti sono finiti in prescrizione oppure con pene notevolmente ridotte. La nomina di Augusto Aras (scelto irritualmente dal Presidente Bolsonaro) a nuovo Procuratore Generale della Repubblica ha dato il colpo di grazia alla Lava Jato. 
Aras non ha mai condiviso i metodi d’indagine del pool e ha così preso la palla al balzo per non rinnovare il lavoro dei magistrati di Curitiba. Il 3 febbraio 2021, dopo sette anni di inchieste e di arresti eccellenti, la task force contro la corruzione è stata sciolta.

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Fig. 1 – Deltan Dallagnol, capo del pool ‘Lava Jato’ di Curitiba, ha lasciato l’incarico a settembre del 2020. Il 3 febbraio 2021, anche ai suoi ex colleghi è stato impedito di proseguire l’indagine sulla Petrobras

2. LE INCHIESTE SUGLI APPALTI COVID

Ho fatto finire io la Lava Jato perché non c’è più corruzione nel Governo”, dichiarò Bolsonaro a ottobre del 2020, periodo in cui stavano decollando le prime inchieste sulla gestione della pandemia. A Rio de Janeiro le indagini del pool Lava Jato avevano evidenziato che la maggior parte degli appalti per gli ospedali da campo erano finiti all’imprenditore Mario Peixoto, grazie a tangenti pagate alla classe politica. Uno dei suoi protettori in politica sarebbe stato l’ex deputato Paulo Melo (più volte citato nelle carte del pool di Curitiba) e, si sospetta, persino il Governatore dello Stato carioca Wilson Witzel, il quale è stato per questo sospeso dalla propria carica. Peggio era successo a Manaus, la città dov’è stato registrato il primo caso di variante brasiliana. “Il Governo dell’Amazzonia – appuntano i magistrati in un dispaccio – ha approfittato della pandemia per aiutare un gruppo di imprenditori locali ad acquistare materiale ospedaliero, ricevendo in cambio esorbitanti somme di denaro”. Così il prezzo dei respiratori era stato maggiorato del 133,67% rispetto al valore di mercato mentre gli ospedali di Manaus erano costretti a razionare le bombole d’ossigeno, facendo pagare anche 400 reais per qualche ora di ventilazione.

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Fig. 2 – Il 3 luglio 2021 in tutto il Brasile si sono registrate migliaia di manifestazioni contro il Governo Bolsonaro, accusato di irregolarità nella gestione della pandemia

3. LA VARIANTE BRASILIANA DELLA CORRUZIONE

Le tangenti sugli appalti sanitari a Manaus hanno fatto precipitare la crisi creata dalla Covid-19 in Brasile. Il denaro sottratto dalle casse del Governo dell’Amazzonia durante la pandemia sarebbe stato subito reinvestito in mazzette da pagare alla classe politica locale per sabotare nuove gare d’appalto. Secondo gli investigatori della Policia Federal, il Governatore dello Stato Wilson Miranda Lima, molto vicino a Jair Bolsonaro, avrebbe giocato un ruolo di primo piano in questo sistema tangentizio. “Il denaro ricavato dalla vendita sovrafatturata dei respiratori avrebbe dovuto essere dirottato – spiega uno dei poliziotti che ha contribuito alle indagini – nell’acquisto di nuovi dispositivi di protezione da rivendere a prezzi maggiorati allo Stato”. Ad esempio circa mezzo milione di reis avrebbero dovuto essere spesi nell’acquisto di 10mila test rapidi per il coronavirus da offrire al Governo dell’Amazzonia attraverso lo stesso sistema di sovrafatturazione già sperimentato con i respiratori. Tutto ciò si stava verificando mentre il coronavirus a Manaus aveva infettato talmente tante persone da essere riuscito a mutare, creando così la variante brasiliana.

4. LA COMMISSIONE D’INCHIESTA SULLA COVID-19

Le immagini delle fosse comuni scavate in Amazzonia per nascondere al mondo il disastro della gestione della pandemia in Brasile hanno spinto il Congresso di Brasilia ad aprire una commissione parlamentare d’inchiesta al fine di appurare eventuali responsabilità politiche. Il più spaventato da questa nuova indagine è proprio il Presidente Jair Bolsonaro che a luglio del 2021 è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura Generale della Repubblica per aver privilegiato l’acquisto del vaccino indiano Covaxin. Pesa contro di lui la testimonianza di Luis Miranda, deputato federale nelle fila di Dem-df e fratello del capo del Dipartimento Importazioni del Ministero della Sanità, il quale segnalò di avere ricevuto una proposta indecente da Silvio Assis, lobbista molto vicino al capogruppo dei bolsonaristi alla Camera Ricardo Barros. Secondo ciò che ha dichiarato Miranda alla commissione d’inchiesta, Assis avrebbe trattenuto per sé una quota di sei centesimi di dollaro su ogni fiala di vaccino se il Governo Bolsonaro avesse firmato un contratto da 20 milioni di dosi. Il fratello di Miranda rifiutò l’offerta e mise al corrente dell’accaduto il Presidente Jair Bolsonaro, il quale però non trasmise la notizia alla Policia Federal, permettendo così che il Brasile continuasse a comprare il vaccino Covaxin a 80,70 reais a dose, un prezzo superiore di quattro volte rispetto al più economico AstraZeneca e quasi una volta e mezza rispetto al valore di Pfizer. Proprio per non aver avvertito in tempo la magistratura, Bolsonaro è attualmente indagato dalla Procura Generale della Repubblica per il crimine di prevaricazione, cioè aver saputo delle irregolarità nei contratti Covaxin, ma non averne fatto parola alle Autorità. In questo modo Bolsonaro avrebbe coperto un sistema di tangenti che ruotava attorno al Ministero della Sanità e che lo stesso Luis Miranda, nel corso della sua audizione, ha definito “il fulcro della corruzione del Governo federale”. Questa è solo una delle decine di vicende oscure emerse durante le udienze della commissione d’inchiesta sulla Covid-19, la quale nelle ultime settimane ha portato alla luce lo scandalo legato alla Prevent Senior, l’azienda sanitaria brasiliana che avrebbe somministrato ai propri pazienti positivi al coronavirus l’indrossiclorochina al solo fine di testare l’efficacia di questo farmaco nella cura o prevenzione dall’infezione da SARS-CoV-2. Questa direttiva, secondo un dossier dei medici della Prevent, sarebbe nata da un accordo stretto con il Governo Bolsonaro, che fin dall’inizio della pandemia ha incentivato l’utilizzo di questo farmaco per trattare i malati di Covid-19.

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Fig. 3 – Il Presidente Jair Bolsonaro presenta il piano di vaccinazione nazionale

5. PIÙ CONTROLLI DELLA POLITICA NELLE INCHIESTE

Tutte le inchieste riguardanti la Covid-19 sono state avocate dalla Procuratrice Lindora Araujo della Procura Generale della Repubblica, la quale a maggio del 2020 era finita al centro delle polemiche per aver effettuato una visita d’ispezione negli uffici del pool di Curitiba. Lei nega l’accusa parlando di una semplice cortesia istituzionale. Il dato, però, è adamantino. Il procuratore Aras ha spinto per la creazione di un organo centrale (Nucleo de Combate à Corrupçao) composto da vari magistrati scelti dalla stessa PGR per contrastare il fenomeno della corruzione. Il problema è sotto gli occhi di tutti. Quando potrà essere libero un pool di procuratori selezionati de facto dal Presidente della Repubblica? Nel rapporto del 2019 Trasparencia Internacional ammoniva le ripetute ingerenze del Palacio do Planalto nei confronti del lavoro della magistratura e della Policia Federal. Lo stesso Bolsonaro, infatti, aveva messo alla porta l’ex ministro della Giustizia Sergio Moro (principale simbolo dell’inchiesta Lava Jato) a seguito di un diverbio sulla scelta del nuovo capo della Policia Federal di Rio de Janeiro. Cioè i poliziotti che dovranno indagare sullo scandalo di peculato che coinvolge il figlio del Presidente, Flavio. Così com’era accaduto in Italia, anche in Brasile la maxi inchiesta sulla corruzione è stata bloccata prima che la magistratura completasse il repulisti – così sono nati i ceppi resistenti agli antibiotici.

Mattia Fossati

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Perchè è importante

  • Così com’era successo per Mani Pulite, anche la politica brasiliana ha deciso di bloccare l’operazione Lava Jato, la più grande indagine contro la corruzione della storia del Brasile.
  • Nonostante l’ingerenza della politica, le inchieste non si sono fermate e hanno messo in evidenza numerose irregolarità emerse negli appalti Covid-19.
  • Il lavoro della commissione parlamentare d’inchiesta sul coronavirus ha evidenziato che il Governo federale potrebbe avere fatto pressioni per favorire l’utilizzo della clorochina e del vaccino Covaxin.
  • Transparency International ha denunciato le numerose ingerenze della politica brasiliana nelle inchieste sulla corruzione, le quali ora saranno centralizzate e gestite da un magistrato nominato dal Presidente Bolsonaro.

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Mattia Fossati
Mattia Fossati

Friulano di nascita, bolognese per meriti accademici. Mi sono laureato in Scienze Politiche per poi specializzarmi in Giornalismo. Mi occupo di mafia, corruzione e narcotraffico. Ho svolto un tirocinio in Brasile effettuando svariati video-reportage delle manifestazioni studentesche contro i tagli del Governo Bolsonaro.  In seguito sono partito per un viaggio dal Cile alla Colombia per scrivere un libro sulle nuove rotte dei narcos. Follemente innamorato delle mie due case: Venezia e l’America Latina. Non potrei mai rinunciare a un buon caffè o a bere il mate in compagnia.

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