Caffè lungo – Con la crisi sanitaria che imperversa nel Paese e una difficile situazione internazionale, segnata dal conflitto russo-ucraino e dal fantasma di una recessione globale, il vice Primo Ministro cinese Liu He è intervenuto durante l’edizione annuale del World Economic Forum (WEF) di Davos, annunciando la tanto attesa riapertura della Cina al mondo, e soprattutto agli investimenti stranieri.
DOPO LA PANDEMIA: IL WEF 2023 DI DAVOS
A lungo simbolo della globalizzazione e dell’ordine economico internazionale, l’edizione 2023 del World Economic Forum di Davos si è aperta in un contesto internazionale particolarmente turbolento. Le pesanti conseguenze della pandemia di Covid-19, da un lato, e l’emergere di nuovi nazionalismi e protezionismi sempre più competitivi, dall’altro, hanno accompagnato l’inaugurazione del summit di quest’anno, il primo in presenza dopo due anni di restrizioni. Al tavolo dei relatori sono emerse le principali preoccupazioni della comunità internazionale, dai rischi di una deglobalizzazione sempre più plausibile, alle nuove preoccupazioni rispetto a una escalation nucleare del conflitto russo-ucraino, interrogandosi sulla nuova contingenza internazionale caratterizzata dal fantasma della recessione in un contesto di inflazione e di limitazione degli investimenti. Il tema della riapertura dell’economia cinese è più volte emerso all’attenzione degli osservatori, prima e dopo il summit, quale uno dei più rilevanti eventi di questo decennio in termini di impatto per l’economia mondiale.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il discorso del Vice-Premier cinese Liu He al World Economic Forum di Davos, 17 gennaio 2023
IL DISCORSO DEL VICEPREMIER CINESE LIU HE
All’appuntamento del World Economic Forum di Davos, il vice Primo Ministro Liu He è intervenuto annunciando la riapertura del proprio Paese al mondo e, in particolare, agli investimenti internazionali. Nel proprio intervento Liu He ha voluto rassicurare le delegazioni rispetto alla situazione interna della Cina, con particolare enfasi sulle capacitĂ di risposta del Governo in ambito sanitario. Non sono in pochi ad aver colto la mancanza di alcuni temi fondamentali del dibattito internazionale, come la guerra in Ucraina e la rivalitĂ tra Pechino e Washington, nel discorso del vice Primo Ministro cinese. Gli interventi delle delegazioni statunitensi e, soprattutto, europee a Davos avevano rimarcato fortemente la loro unitĂ nel difendere la sovranitĂ territoriale di Kyiv, sollevando preoccupazione per la politica revanscista portata avanti da Mosca a livello internazionale. Il silenzio di Pechino non passa inosservato, in quanto, nonostante le dichiarazioni di neutralitĂ , la comunitĂ internazionale aspetta ancora una presa di posizione piĂą decisa verso il conflitto russo-ucraino. Sono le preoccupazioni rispetto alle minacce di una “nuova Guerra Fredda” a essere evidenziate nel discorso di Liu He. La guerra in Ucraina resta per Pechino una sorta di incidente di percorso, una grave seccatura nell’agenda internazionale del Paese che nel giro di poche settimane ha visto il declassamento al ruolo di paria internazionale di uno dei propri principali partner strategici, che ora sembra condannato a un destino simile a quello della Corea del Nord – ma con un arsenale nucleare piĂą consistente. Non solo: la percepita acquiescenza cinese nei confronti della piĂą non tanto amica e vicina Russia ha finito per influenzare le relazioni di Pechino con le altre capitali delle principali potenze internazionali, indebolendo i legami stretti durante gli anni e i progetti commerciali come la Belt and Road Initiative (BRI). Sul lato economico, invece, il rallentamento del tasso di crescita del PIL del Paese, assieme all’abbassamento del tasso di natalitĂ , che quest’anno segna il punto piĂą basso dal 1976, assesta un duro colpo alla reputazione internazionale della Cina di fronte agli investitori stranieri. “La Cina non può crescere isolata dal mondo e il mondo ha bisogno della Cina per crescere”: questa frase pronunciata da Xi a margine del Congresso Nazionale del 2022 ben rappresenta lo spirito del discorso di Liu He a Davos. Liu ha insistito, infatti, nell’intervento su quanto il proprio Paese sia ancora capace di attrarre investimenti dall’estero e di quanto il suo Governo sia interessato a mantenere e a stimolare questa condizione nel percorso del popolo verso l’obiettivo di una societĂ prospera contro qualsiasi prospettiva protezionistica dell’economia. Se la causa della frenata dell’economia cinese può essere ricondotta, infatti, soprattutto ai continui e prolungati lockdown voluti dalle AutoritĂ , con la fine della politica Zero Covid si prevedono ripercussioni positive non soltanto per l’economia cinese, ma piĂą in generale per tutto il mondo. Con la ripresa dell’attivitĂ produttiva a pieno regime, insieme alla domanda e ai consumi di beni da parte della popolazione, l’impatto della riapertura potrebbe dare i suoi frutti nel Paese giĂ dopo il primo trimestre del 2023.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il celebre intervento di Xi Jinping al Forum del 2017, volto a presentare la Cina come difensore della globalizzazione contro il protezionismo dell’amministrazione Trump
DAVOS, PALCOSCENICO DELLA POLITICA INTERNAZIONALE CINESE
Nel 2017 l’appuntamento di Davos era emerso clamorosamente all’attenzione internazionale a seguito della relazione del Presidente Xi Jinping. Intervenendo, infatti, dopo il discorso di inaugurazione dell’allora Presidente Donald Trump, fermo sulla volontà di retrocedere rispetto agli impegni americani in campo economico e strategico, Xi Jinping arringò la sala proponendosi come nuovo baluardo dello status quo, perorando la causa della globalizzazione e del libero mercato. Quella del 2023, tuttavia, è un’edizione ben diversa per le aspirazioni cinesi. L’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca ha segnato un decisivo cambio di rotta nelle strategie statunitensi delle relazioni internazionali. A seguito del riposizionamento americano e con l’abbandono del motto America First, le aspirazioni di un primato cinese sono assai ridimensionate, con l’entusiasmo che aveva accolto il discorso del Presidente Xi nel 2017 decisamente sostituito da una diffidenza rispetto al contesto politico e economico del proprio Paese.
Enrico Bruni