In 3 Sorsi – La proposta di riforma del sistema pensionistico francese, che prevede l’aumento dell’età pensionistica a 64 anni, mira a riequilibrare i conti pubblici e a salvaguardare il futuro dei giovani. Ma non tutti sono d’accordo e varie proteste in tutto il Paese cercano di bloccare l’entrata in vigore della legge.
1. LA SITUAZIONE ECONOMICA PUBBLICA FRANCESE
Il 10 gennaio 2023 il Governo francese ha presentato una nuova proposta di riforma del sistema pensionistico, ritenuta necessaria dalla Prima Ministra Elisabeth Borne per salvaguardare ed equilibrare il futuro delle persone che accederanno alla pensione. Il sistema pensionistico francese, così come quello italiano, si basa su un modello “a ripartizione”, il quale prevede che i lavoratori attuali paghino i contributi pensionistici che servono a finanziare le pensioni dei pensionati attuali. Questo modello, introdotto per la prima volta in Germania nel 1889, ha funzionato perfettamente nell’ultimo secolo principalmente grazie alla distribuzione demografica della popolazione. Per far sì che questo modello funzioni, infatti, c’è bisogno che buona parte della popolazione sia in età lavorativa (tra i 15 e 64 anni), cosicché i contributi da essi versati siano sufficienti per pagare le pensioni delle persone in età pensionabile (generalmente sopra i 65 anni). Per misurare il rapporto tra questi due gruppi di persone, gli economisti solitamente utilizzano un indice chiamato “Indice di dipendenza dagli anziani”. Secondo i dati INSEE e OCSE, questo indice in Francia era al 17,6% nel 1975, il che significa che c’erano circa 1,7 persone in età pensionabile per ogni 10 persone in età lavorativa, ed è salito al 33,5% nel 2020. In maniera similare a quanto avvenuto in Francia, lo stesso indice in Italia è partito da un 12,5% nel 1960 per raggiungere il 36,6% nel 2020. Secondo le proiezioni questo dovrebbe ancora salire nel futuro fino a raggiungere un picco del 48,9% (in Francia) e del 54,7% (in Italia) nel 2050. L’invecchiamento progressivo della popolazione sta mettendo pressione sulle finanze pubbliche francesi, le quali non sono più in grado di coprire le pensioni con i contributi attuali e il Governo è ogni anno costretto a ricorrere al deficit (peraltro la stessa cosa avviene in Italia). Già dal 2010, infatti, Parigi opera in deficit anno su anno per poter coprire la spesa pensionistica, la quale dovrebbe raggiungere circa 10 miliardi di euro annui a partire dal 2023.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron
2. COSA PREVEDE LA RIFORMA?
Prima di vedere nel dettaglio la proposta di riforma, occorre ricordare che l’età minima legale di pensionamento è differente dall’età contributiva di pensionamento. Differenti combinazioni di età-anni di contribuzione possono quindi portare ad un’età effettiva (media) differente.
La proposta di riforma 2023 del Governo francese prevede:
- Innalzamento dell’età minima di pensionamento da 62 a 64 anni. L’incremento si realizzerebbe in maniera progressiva e raggiungerebbe la piena applicazione soltanto nel 2030.
- Incremento da 42 a 43 anni dell’età contributiva per poter ricevere una pensione completa (senza penalizzazioni) a partire dal 2027.
- Innalzamento a €1.200 mensili dell’importo minimo delle pensioni.
- L’estinzione dei regimi speciali (ai quali appartiene il 25% dei pensionati) che prevedono trattamenti privilegiati per alcune categorie di lavoratori (come ad esempio i dipendenti del settore pubblico, delle ferrovie dello stato, delle industrie del gas e dell’elettricità, ecc.).
Macron si trova attualmente nel corso del secondo mandato, ma la revisione del sistema pensionistico è una promessa di lunga data che risale a quando è stato eletto per la prima volta nel 2017. Il Presidente francese ritiene che l’innalzamento dell’età pensionabile sia una mossa fondamentale per evitare il collasso del sistema di welfare statale e per garantire che le generazioni più giovani non debbano sostenere l’onere di finanziare le generazioni più anziane. Già alla fine del 2019 il Governo francese aveva proposto una riforma che prevedeva l’utilizzo di un unico sistema pensionistico basato sui punti, con l’idea di armonizzazione e semplificare le regole tra i vari settori. A seguito di forti proteste e dell’inizio della pandemia, il Governo si era visto costretto a mettere in pausa quella riforma, ma senza abbandonarla completamente. Così il 2023 è stato ritenuto l’anno giusto per riformare finalmente il sistema pensionistico francese. Nel frattempo però le elezioni generali dell’aprile 2022 hanno tolto la maggioranza assoluta in Parlamento al partito del Presidente, La République En Marche, il quale ha quindi deciso di procedere per decreto. Ciò comporta che la riforma dovrà passare in Parlamento per essere approvata in via definitiva. L’obiettivo di Macron è approvare la riforma prima dell’estate per poterla rendere effettiva a partire da settembre 2023.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Manifestanti in piazza contro la riforma delle pensioni
3. I MOTIVI DELLE PROTESTE
Come prevedibile, e come sempre accade in Francia, tutto si è fermato a causa di una grande mobilitazione generale contro la riforma. Cortei e manifestazioni in tutte le principali città del Paese, con oltre 1 milione di persone scese in piazza, compresi lavoratori, sindacati ed esponenti dell’estrema sinistra. Anche AirFrance ha annunciato l’annullamento del 10% dei suoi voli. Il Governo però non è d’accordo con i sindacati e continua a difendere la riforma. Il ministro del Lavoro Olivier Dussopt ha affermato che tornare indietro significherebbe rinunciare a riportare in equilibrio il sistema e che senza le riforme il sistema pensionistico accumulerebbe enormi deficit nei prossimi anni che dovranno essere compensati con aumenti delle tasse. Secondo il suo Ministero, infatti, la riforma dovrebbe generare circa 18 miliardi di euro di maggiori contributi pensionistici che sarebbero usati per colmare il deficit di finanziamento del governo.
È chiaro quindi come il Governo motivi la necessità della riforma con temi soprattutto economici. Gli economisti sono però divisi sul tema. Secondo un rapporto del settembre 2022 del Consiglio consultivo per le pensioni (Conseil d’orientation des retraites), un disavanzo di 10-12 miliardi di euro all’anno non è necessariamente eccessivo per un sistema pensionistico la cui spesa annua totale ammonta a circa 340 miliardi di euro. “I risultati di questo rapporto non supportano l’affermazione secondo cui la spesa per le pensioni è fuori controllo”, ha scritto il Consiglio. Il testo della riforma dovrà ora passare al Senato dove sarà discusso nei primi giorni di marzo.
Danilo Bianco
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