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L’oro nero dell’Uganda

In 3 sorsiSono iniziati i lavori dell’imponente progetto che garantirà all’Uganda una produzione costante di petrolio greggio. La Cina è pronta a finanziare lo sviluppo insieme a TotalEnergies, ma quali saranno le conseguenze per gli abitanti del luogo, che dovranno essere dislocati?

1. L’OLEODOTTO PIÙ LUNGO D’AFRICA

Mai come negli ultimi anni si è compreso quanto il raggiungimento dell’autonomia energetica ricopra un ruolo fondamentale nel mantenere stabile la crescita di uno Stato. In un mondo sempre più alla disperata ricerca dell’oro nero, l’Uganda si appresta a diventare un nuovo fornitore petrolifero. A quasi 20 anni dalla scoperta dei giacimenti collocati al di sotto del Lago Alberto, Kampala ha finalmente raggiunto un accordo con il colosso statale cinese del settore petrolifero China National Offshore Oil Corporation (CNOOC) e con la ben più nota azienda francese produttrice di idrocarburi TotalEnergies.
L’attesa è stata lunga: prima la mancata presenza di adeguate infrastrutture, poi la difficoltà nel trovare i finanziamenti hanno ritardato l’inizio dei lavori. Ora, dal 2025 ci si aspetta dai due complessi industriali che sorgeranno sulle rive del lago, Kingfish Project e Tilenga Project, una produzione di circa 40mila barili al giorno (cifra superiore rispetto all’attuale consumo quotidiano del Paese), 230mila nel suo picco. Questi verranno processati e trasportati per circa 1.444 chilometri tramite l’oleodotto in costruzione East African Crude Oil Pipeline Company (EACOP) dalla parte occidentale del Paese fino alle coste della città di Tanga in Tanzania, per continuare il suo percorso verso l’Oceano Indiano.
Il progetto è stato accolto ottimisticamente dell’Amministrazione del Paese e il Presidente Yoweri Museveni nel suo discorso durante la cerimonia di inaugurazione dei lavori ha affermato fiducioso che i guadagni verranno investiti nello sviluppo delle infrastrutture energetiche dello Stato, ringraziando in particolare la Cina per il supporto fornito e auspicando una cooperazione continuativa in futuro.

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Fig. 1 – Una porzione dell’impianto centrale di trasformazione da dove partirà l’oleodotto

2. L’OPINIONE PUBBLICA È DIVISA

I primi malcontenti scaturiti nella popolazione, però, sembrano essere sorti proprio a causa del rafforzamento delle infrastrutture; primo tra tutti, il problema della riallocazione degli abitati che vivono nei villaggi dove passerà l’oleodotto più lungo d’Africa.
L’azienda francese TotalEnergies e la compagnia petrolifera Uganda National Pipeline Company, i maggiori azionisti dell’EACOP, hanno infatti assicurato da prima che il progetto fosse avviato – nel tentativo di tranquillizzare la popolazione – che si sarebbero occupate personalmente del processo di risarcimento e riallocazione delle persone abitanti lungo il percorso di transito dell’oleodotto. Inizialmente era stato dichiarato che soltanto poco più di 200 persone sarebbero state dislocate; contrariamente alle previsioni ad oggi si stima che più di 5mila abitanti si siano ritrovati coinvolti in questo processo e di questi circa il 68% sarebbe stato risarcito. Questa formula di liquidazione prevede un accordo per la cessione di proprietà a favore dello Stato per una cifra che mediamente si aggira attorno ai mille dollari. Il provvedimento statale ha creato opinioni contrastanti e diviso la popolazione: se da una parte alcuni dei cittadini hanno ottenuto un miglioramento del tenore di vita, altri si sono visti costretti a cambiare città, dato che le condizioni non gli permettevano più di risiedere nei villaggi interessati. Non tutti si sono mostrati favorevoli al compenso offerto dalle compagnie, ritenendolo inadeguato al danno provocato dalle scelte economiche del Governo e alcuni sono in attesa del processo dopo essere stati arrestati a seguito delle proteste.

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Fig. 2 – Proteste a Kampala contro l’EACOP

3. UN PROGETTO AMBIGUO

Gli effetti collaterali di questa imponente pianificazione industriale non si misurano solo in termini di impatto sociale, ma occorre valutare anche i danni ambientali. Infatti diverse ONG locali hanno presentato un reclamo alla Corte d’appello francese contro l’operato nel Paese africano della TotalEnergies, che ritengono violi i diritti umani delle persone che dimorano lungo il percorso dell’oleodotto, sostenendo come anche la biodiversità dell’Uganda sia messa a rischio: ne è l’esempio lampante il Murchison Falls National Park, uno dei parchi naturali più grandi dell’Uganda, dove da poco sono iniziati i lavori.
Nel frattempo permangono delle ambiguità sullo sfondo: la più rilevante sembrerebbe essere la particolare celerità con la quale è stato approvato il progetto da parte della dirigenza ugandese. Solitamente il Comitato per l’Ambiente e le Risorse Naturali, l’organo di controllo preposto per situazioni analoghe, ha a disposizione 45 giorni per opporsi a una proposta governativa prima che questa passi in Parlamento. In questo caso, però, sembrerebbe che la scadenza sia stata ridotta a soli 5 giorni per snellire il processo. Oltretutto alcune parti rilevanti del documento concernenti l’operato delle compagnie in questione sarebbero state comunicate solo alla fine dell’iter parlamentare. L’ingresso nel mercato del petrolio apporterà senza dubbio benefici alla nazione, almeno in termini economici, ma purtroppo le conseguenze non sono ancora quantificabili e restano avvolte da un alone di insicurezza, tra costi certi e ipotetici benefici.

Sofyene Meddourene

Photo by SatyaPrem is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  1. Iniziano ufficialmente i lavori dell’EACOP, il nuovo oleodotto che unirà Uganda e Tanzania.
  2. Le opinioni dei cittadini sono contrastanti.
  3. Le dinamiche dietro al progetto sono poco chiare e si teme anche per l’impatto ambientale.

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Sofyene Meddourene
Sofyene Meddourene

Classe 1994, conseguo la laurea triennale in Sviluppo Economico Cooperazione internazionale e Gestione dei Conflitti a Firenze e la magistrale in Relazioni Internazionali a Perugia. Sviluppo l’interesse per la geopolitica e le dinamiche internazionali e decido di dare il mio contributo collaborando con diversi think tanks. Appassionato di letteratura cyberpunk, leggo spesso, viaggio abbastanza, faccio yoga ogni tanto.

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