In 3 sorsi – Sono quasi due milioni gli afghani che stanno vivendo sulla propria pelle espulsioni di massa dal Pakistan. Il 4 ottobre il Governo di Islamabad ha infatti dato un ultimatum a tutti gli afghani privi di documenti, invitandoli a lasciare il Paese entro il 31 ottobre, pena il carcere o la deportazione.
1. LE RELAZIONI TRA KABUL E ISLAMABAD
Per decenni il Pakistan è stata la metà per gli afghani in fuga dalla guerra. Il Pakistan accoglie circa 1,3 milioni di rifugiati, di cui il 99% sono afghani secondo l’ultimo report di UNCHR. Nel Paese a partire dagli anni Settanta è entrato 1 milione di afghani e i rapporti con le Autorità pakistane non sono mai stati del tutto semplici. Dal 2021, però, discriminazioni e violenze nei confronti degli afghani si sono intensificate e ora esacerbano le tese relazioni tra i due Paesi.
Islamabad incolpa Kabul per una serie di attacchi terroristici al confine. L’ultimo, un attentato suicida nel distretto di Bajaur alla fine di luglio che ha ucciso più di 54 persone, è stato rivendicato dallo Stato Islamico della Provincia di Khorasan (ISIS-K). La minaccia improvvisa di espulsione dei rifugiati afghani è arrivata dopo questo ultimo attacco, che però è stato imputato a Kabul. Le autorità pakistane hanno dichiarato che cittadini afghani sono stati coinvolti in 14 dei 24 attentati suicidi di quest’anno. Kabul respinge le accuse.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Una colonna di rifugiati in marcia verso il valico di Torkham dopo la decisione del Pakistan di espellere tutti gli afghani privi di documenti dal proprio territorio, 6 novembre 2023
2. LA NOTIFICA SUL BENESSERE PUBBLICO
Islamabad ha dato il via a demolizioni di case dove gli afghani vivevano con le loro famiglie. A Karachi, gli afghani che vivono da generazioni in un campo profughi, hanno denunciato settimane di arresti arbitrari ed estorsioni. Islamabad si giustifica sostenendo che l’espulsione di massa proteggerà il benessere pubblico e renderà il Paese più sicuro. Ma è molto più probabile che a guidare la mossa siano motivazioni di politica interna, come appunto il logoramento delle relazioni con l’Afghanistan.
In una notifica del Ministero degli Interni del 30 ottobre, il Governo pakistano ha ricordato il Piano di rimpatrio degli stranieri illegali, approvato il 21 settembre per il “rimpatrio di tutti gli stranieri illegali/non registrati”. Secondo l’emittente statale Radio Pakistan, è la prima volta nella storia del Paese che il Ministero degli Interni “ha dato istruzioni a tutte le province per espellere gli stranieri illegali in base alla legge sugli stranieri”.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un’altra colonna di rifugiati si muove verso il confine afghano, 3 novembre 2023. Si cacola che oltre 100mila afghani abbiano lasciato il Pakistan dopo l’ultimatum lanciato dal Governo di Islambad a inizio ottobre
3. LE RIPERCUSSIONI PER IL GOVERNO TALEBANO
I funzionari delle Nazioni Unite avvertono che la deportazione di cittadini stranieri “privi di documenti” da parte del Pakistan rischia di innescare una catastrofe umanitaria. L’Afghanistan guidato dai talebani non è pronto ad accogliere masse di rimpatriati, che vivranno in pieno la crisi umanitaria provocata dal terremoto: 15 milioni di persone sono in grave stato di insicurezza alimentare. Inoltre, Kabul deve far fronte a tagli sugli aiuti umanitari e a un minor numero di organizzazioni e associazioni che riescono ad operare in un contesto così difficile. Le autorità dal lato afghano del confine sono state sopraffatte dall’esodo di persone che vedono l’Afghanistan per la prima volta nella loro vita.
Nei pressi della frontiera a muovere le persone è la disperazione. Si dorme all’aperto con accesso limitato al cibo, acqua e medicinali. Il Governo ha istituito un’Alta Commissione per affrontare l’emergenza e ha dichiarato che saranno allestiti due campi profughi temporanei nell’area vicino al valico di frontiera di Torkham.
Il Ministero afghano dei Rifugiati ha dichiarato che intende registrare i rimpatriati e poi ospitarli in campi temporanei. L’amministrazione talebana ha promesso anche di trovare un lavoro a chi è sulla vita del ritorno. Secondo la Banca Mondiale, però, il tasso di disoccupazione si alzerà notevolmente alla fine del 2023 passando dal 13,1% nel 2021 al 20% .
“Siamo molto preoccupati per il fatto che coloro che vengono deportati devono affrontare tutta una serie di violazioni dei diritti umani, tra cui la tortura, l’arresto e la detenzione arbitrari, la grave discriminazione e la mancanza di accesso ai bisogni economici e sociali di base”, ha dichiarato Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Come spesso accade sono le donne le più colpite. A loro, oltre a tutto, viene anche vietata qualsiasi presenza pubblica nella società – dal posto di lavoro alle scuole. Si auspica una mobilitazione internazionale a sostegno di chi – contro la propria volontà – è costretto a tornare in una casa che, forse, non ha mai sentito tale.
Desiree Di Marco
“Pakistan Grunge Flag” by Grunge Love is licensed under CC BY