In 3 sorsi – In seguito all’attacco di Hamas ai danni di Israele gli Stati Uniti hanno ribadito il supporto incondizionato al loro storico alleato medio-orientale. Tuttavia, il prolungarsi del conflitto ha incrinato il fronte democratico, diviso tra i sostenitori della politica del Presidente e chi invoca il cessate il fuoco.
1. LA GUERRA TRA ISRAELE E HAMAS PESA SUI DELICATI EQUILIBRI INTERNI
Il 7 ottobre il gruppo terroristico Hamas ha lanciato un attacco a sorpresa ai danni di Israele. L’operazione, senza precedenti nella storia della regione, è costata la vita a circa 1.200 israeliani e 16mila palestinesi, e ha riportato l’attenzione internazionale sullo scacchiere medio-orientale.
L’Amministrazione Biden non ha esitato a fornire supporto incondizionato al proprio principale alleato regionale, ribadendo il diritto israeliano all’autodifesa e, così facendo, adottando una posizione coerente con la strategia che Washington ha storicamente condotto nella regione.
A oggi, il prolungarsi del conflitto e l’aumento dei costi in termini di vite umane e di aiuti economici e militari dividono l’elettorato e la classe dirigente, imponendo una seria riflessione sulle scelte politiche statunitensi, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali del 2024.
Fig. 1 – Manifestazioni pro-Palestina a Los Angeles in occasione della visita di Biden
2. LE INCERTE PROSPETTIVE DELL’AMMINISTRAZIONE BIDEN
All’indomani dell’attacco il Presidente Biden ha adottato fin da subito una posizione inflessibile, promettendo sostegno politico, economico e militare.
Questa politica assertiva gli è valsa l’approvazione dei repubblicani che, parzialmente disorientati dalle critiche che Trump ha rivolto al Primo Ministro israeliano Netanyahu, hanno accolto con favore la fermezza dell’Amministrazione.
D’altra parte, però, il prolungarsi del conflitto e l’aumento delle vittime civili ha spaccato la base del Partito Democratico: gli ultimi sondaggi mostrano che la maggioranza degli statunitensi crede che Washington debba assumere il ruolo di mediatore fra le parti, adottando una posizione neutrale e favorendo il cessate il fuoco. Soltanto tra i democratici, la percentuale dei rispondenti che crede che Israele debba negoziare la fine del conflitto arriva al 77%.
Fig. 2 – Il discorso alla nazione di Biden sul conflitto Israele-Hamas e sul sostegno USA all’Ucraina
3. IL PESO ELETTORALE DELLA COMUNITĂ€ MUSULMANA
La politica dell’Amministrazione Biden ha contribuito all’alienazione della comunità musulmana, il cui voto è stato decisivo per le elezioni presidenziali del 2020.
I leader delle comunità islamiche in Michigan, Minnesota, Arizona, Wisconsin, Florida, Georgia, Nevada e Pennsylvania hanno lanciato la campagna #AbandonBiden, il cui obiettivo è ostacolare la rielezione dell’attuale Presidente.
In quanto Swing States – Stati in cui nessun partito gode oggi di una continuità storica tale da assicurarsi la vittoria – queste comunità potrebbero fare la differenza nelle prossime tornate elettorali.
Più nel dettaglio, a fine ottobre il think tank Arab American Institute ha pubblicato un sondaggio da cui si rileva che il tasso di approvazione per Biden da parte delle comunità araba e islamica è crollato dal 59% del 2020 al 17%, con una perdita del 42%.
Fonti interne alla Casa Bianca riportano che è attualmente in corso un dialogo tra il Presidente e i leader di queste comunità , indice di come l’Amministrazione sia consapevole di questo trend in negativo.
Il crescente dissenso interno ha fatto sì che il sostegno incondizionato sia stato gradualmente attenuato, tanto che il 12 dicembre il Presidente ha apertamente criticato il Governo israeliano per la sua opposizione alla soluzione dei due Stati e ha ribadito la necessità di proteggere i civili della striscia di Gaza.
Sabrina Pellegrini
Immagine di copertina: “CEASEFIRE_NOW_IMG_2936-1” by rawEarth is licensed under CC BY-NC