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Gli scontri nel Mar Rosso e le ricadute sul commercio internazionale

Caffè Lungo  I problemi nel Mar Rosso si sono manifestati a partire da novembre dello scorso anno, quando il gruppo ribelle Houthi dello Yemen ha preso di mira le navi che attraversano lo stretto di Bab-al-Mandab, un canale largo 20 miglia (32 chilometri) che divide l’Africa nordorientale dallo Yemen, nella Penisola arabica. A rischio è l’economia globale. 

L’INIZIO DI UNA CRISI GLOBALE

Il gruppo armato afferma che gli attacchi contro le navi in transito nello stretto sono una reazione nei confronti di Israele e della guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza; d’altra parte gli Stati Uniti hanno accusato l’Iran di fornire sostegno agli Houthi, nel tentativo di destabilizzare l’intera regione mediorientale. 
La risposta non si è fatta attendere: Stati Uniti e Regno Unito hanno lanciato più di un’offensiva aerea in territorio yemenita nel tentativo di ridurre le capacità offensive degli Houthi e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea Josep Borrell ha annunciato una prossima missione navale dei Paesi dell’Unione diretta a proteggere le navi, aggiungendo che “la difesa da un attacco aereo esterno non delinea semplicemente un approccio passivo”. 
Così, una crisi regionale si è trasformata in una crisi globale.
D’altra parte la posta in gioco è tutt’altro che di scarsa rilevanza: infatti, oltre il 15% del traffico marittimo globale passa attraverso il Mar Rosso, rendendolo una delle vie d’acqua strategiche più importanti del mondo. Circa 123,5 milioni di tonnellate di merci sono state scambiate attraverso il Mar Rosso e più di 22mila navi lo hanno attraversato nel 2022. Nel complesso, ben il 12% dei volumi commerciali globali utilizza questa rotta commerciale. 
Ora, a causa dell’interruzione, le compagnie di navigazione mondiali stanno utilizzando la rotta più lunga, tenendosi lontani dal Mar Rosso e facendo la deviazione attorno al Capo di Buona Speranza. In tal modo, però, si aggiungono circa 3.500 miglia nautiche (4mila miglia/6.500 chilometri) e 10-12 giorni di navigazione per ogni viaggio. Ciò richiede carburante, la ricerca di scali alternativi, allungamento dei termini di consegna e aumento dei costi.

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Fig. 1 – Gli houthi sono sostenuti dall’Iran

LE RICADUTE SULL’ECONOMIA EUROPEA E MONDIALE 

La conseguenza immediata degli scontri è il significativo aumento dei prezzi sugli scaffali, che, a sua volta, porterà a un aumento generale dell’inflazione.
Ciò potrebbe costringere la Banca Centrale Europea (BCE) a mantenere alti i tassi di interesse più a lungo, al fine di evitare che gli sforzi finora compiuti per combattere l’inflazione svaniscano rapidamente. È noto che l’aumento dei tassi di interesse esercita pressioni al ribasso sui consumi e sulle imprese, e scoraggia lo sviluppo delle attività economiche.
L’aumento dei prezzi dell’energia e le interruzioni della catena di approvvigionamento rappresentano le attuali maggiori preoccupazioni economiche per i Paesi europei: ecco perché le tensioni nel Mar Rosso possono avere gravi conseguenze per l’Europa in particolare e per il mondo in generale.
La tensione nel Mar Rosso si aggiunge, infatti, alle gravi criticità che affliggono il commercio internazionale. La siccità nel Canale di Panama, la guerra in Ucraina che ha ridotto le spedizioni di grano attraverso il Mar Nero, le preoccupazioni di un possibile conflitto nel Mar Cinese Meridionale vicino allo Stretto di Malacca, stanno mettendo sotto pressione le catene di approvvigionamento globali. Allo stesso modo, la recente eruzione del vulcano in Islanda ha fatto aumentare anche i costi del trasporto aereo. Tali accadimenti segnalano l’urgenza di adattarsi e reindirizzare le rotte, anche se ciò comporta gravi conseguenze finanziarie e ambientali. 
Nella crisi in esame, la strenua ricerca di nuove rotte e tragitti commerciali ha condotto l’Arabia Saudita ad autorizzare, a metà dicembre, la creazione di un “ponte terrestre” dall’Arabia al Mediterraneo attraverso il quale le merci che attraccano nei porti del Golfo Persico potrebbero transitare sul suo territorio via camion fino al porto israeliano di Haifa.

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Fig. 2 – Ancora una volta il transito nel canale di Suez è a rischio

GLI ATTORI GLOBALI E LA CAPACITÀ DI REINDIRIZZARE LE ROTTE COMMERCIALI

Nell’attuale contesto internazionale afflitto da sfiducia e crisi imprevedibili, la soluzione sembra essere la costruzione di più percorsi affinché l’offerta soddisfi la domanda: gli shock dell’offerta devono essere fronteggiati da un maggior numero di catene di approvvigionamento, più cinture e più strade.
La Cina è l’unico Paese che lo sa da anni e ha agito di conseguenza. Con lo sguardo rivolto alla efficacia sul piano commerciale, la sua iniziativa Belt and Road (BRI) è strettamente funzionale al proprio interesse nazionale: costruire quanti più percorsi possibili affinché l’offerta soddisfi la domanda, sia come garanzia contro interruzioni impreviste, sia come mezzo per aumentare la propria connettività e influenza affermandosi come attore globale.
La risposta europea è arrivata più tardi. Con il programma Global Gateway, l’UE mobilita 300 miliardi di euro per costruire connessioni sostenibili per le persone e il pianeta. In particolare, aiuta i Paesi partner, soprattutto in Africa, Asia e America Latina, ad affrontare le sfide globali più urgenti, dalla lotta al cambiamento climatico, al miglioramento dei sistemi sanitari e al rafforzamento della competitività e della sicurezza delle catene di approvvigionamento.
La capacità di spostare rapidamente il trasporto marittimo dal Canale di Suez alle ferrovie eurasiatiche o addirittura al passaggio marittimo più veloce nell’Artico è dunque esattamente il modo in cui l’economia globale può diventare più resiliente agli shock. 
È questo, tuttavia, anche il terreno di competizione (e di scontro) sul quale gli attori globali dell’attuale sistema multipolare si stanno oggi pericolosamente confrontando.

Filomena Ratto

Container ship MSC Davos – Westerschelde – Zeeland” by Frans Berkelaar is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • I problemi nel Mar Rosso stanno generando reazioni sia da parte di Stati Uniti e Regno Unito che da parte dell’Unione Europea: così, una crisi regionale si è trasformata in una crisi globale.
  • Una possibile conseguenza degli scontri è l’aumento dei prezzi sugli scaffali.
  • La soluzione sembra essere la costruzione di più percorsi logistici affinché l’offerta soddisfi la domanda.

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Filomena Ratto
Filomena Ratto

Napoletana di origine, laureata in Giurisprudenza e ora di base a Bruxelles. Appassionata di diritto europeo e delle dinamiche della politica commerciale dell’UE. Amo leggere e sperimentare in cucina… magari con una buona tazza di caffè (geopolitico, ovviamente).

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