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Gli USA intensificano gli attacchi alle basi Houthi: segnale all’Iran in vista dei negoziati sul nucleare

In 3 Sorsi Il Presidente Trump considera la risoluzione della questione del nucleare iraniano come uno dei dossier più delicati di politica estera. Il tycoon non esclude alcuna soluzione, ma è pronto a trattare.

1. DIPLOMAZIA ASSERTIVA: COLPIRE GLI ALLEATI REGIONALI PER TRASMETTERE UN MESSAGGIO ALL’IRAN

Sin dall’inizio del suo secondo mandato, Donald Trump ha dimostrato di voler misurarsi con la “minaccia iraniana” attraverso l’adozione di una postura assertiva. Per impedire che l’Iran raggiunga il livello di uranio sufficiente per produrre armi nucleari, il Presidente ritiene opportuno ricorrere al principio della “pace attraverso la forza”, esercitando una pressione su più livelli che vede nella contrapposizione attiva agli alleati regionali dell’Iran uno dei suoi assi portanti. In tal senso, il confronto diretto manifestatosi nelle ultime settimane tra gli USA e gli Houthi, lo “Stato nello Stato yemenita” che governa nella capitale Sana’a e nel nord-ovest del Paese, è la rappresentazione emblematica delle modalità perseguite da Washington per condurre l’Iran nella direzione da auspicata. In uno degli ultimi attacchi condotti dagli USA, risalente dal 28 marzo, sono state colpite oltre 40 postazioni degli Houthi a Sana’a, compreso l’aeroporto internazionale. Il messaggio di Washington è duplice: “Non tollereremo attacchi alle navi commerciali e militari statunitensi nel Mar Rosso”, come ribadito dal Segretario di Stato Marco Rubio al Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. In sostanza, condurre l’Iran ad accettare le condizioni della Casa Bianca per avviare i negoziati sul nucleare.

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Fig. 1 – Una visione del sito colpito dagli Stati Uniti nella capitale dello Yemen, Sana’a, in seguito a un attacco aereo mirato a un edificio che ha provocato la morte di almeno quattro civili, con molti altri feriti, secondo le valutazioni iniziali, 24 marzo 2025

2. USA-ISRAELE, UN’ALLEANZA CHE CONTIENE UN LIMITE FONDAMENTALE: L’AUTONOMIA DI WASHINGTON

Nel quadro di un possibile nuovo accordo sul nucleare tra Stati Uniti e Iran, un fattore di spicco è dato dai rapporti di Washington con lo storico alleato israeliano.
La solida alleanza tra i due Paesi deve essere analizzata attraverso la prospettiva del perseguimento dei propri interessi particolari da parte degli Stati Uniti. È solo in questa chiave, infatti, che si può interpretare il modo in cui l’Amministrazione Trump 2.0 si è sinora mossa in un contesto segnato dalle molteplici crisi mediorientali. Ne è una prova la decisione degli USA di avviare negoziati diretti con Hamas, per discutere del potenziale rilascio degli ostaggi statunitensi, senza una previa consultazione con Israele. Tale strategia, che ha sorpreso gli stessi alleati di Tel Aviv, dimostra in maniera plastica il modo in cui Trump immagina il percorso per provare a risolvere una questione dirimente a livello internazionale. La considerazione di Hamas come “organizzazione terroristica”, il “piano per il ricollocamento dei gazesi dalla Striscia di Gaza” e il “massimo appoggio a Israele nella sua campagna militare a Gaza” non si pongono su un piano di incompatibilità con il passo precedente compiuto da Trump: l’autonomia, infatti, è il fattore che guida un’azione di politica estera in cui i tempi sono dettati dagli Stati Uniti stessi

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Fig. 2 – Il Presidente statunitense Donald Trump discute alla Casa Bianca, marzo 2025

3. LA REAZIONE IRANIANA: APERTURA CON LIMITAZIONI

All’assunzione di una postura assertiva da parte degli Stati Uniti, il regime iraniano ha risposto predisponendo una strategia attendista. Rinviando così l’adozione della decisione definitiva sui negoziati relativi al possibile accordo sul nucleare.
Ciò è ben esemplificato dal fatto che la Guida Suprema non si sia ancora espressa in maniera esplicita sulla lettera inviatagli dal Presidente Trump, grazie all’intercessione degli Emirati Arabi Uniti, sul punto. L’Amministrazione americana, come riferito dall’inviato USA Steve Witkoff durante un’intervista rilasciata a Tucker Carlson, intende orientare la propria azione al raggiungimento di un accordo che possa scongiurare un confronto diretto con l’Iran. Tale scenario, di cui lo scontro militare con gli Houthi rappresenta il potenziale preludio, verrebbe così evitato in presenza di un’intesa definitiva sul confine tra “energia nucleare” e “potenza nucleare”. 
L’Iran, dal canto suo, si trova a dover bilanciare l’apertura ai negoziati da parte del Presidente Masoud Pezeshkian con l’oltranzismo delle élite conservatrici, aventi una posizione di estrema forza nel Paese. Contenere le ambizioni di questi ultimi è una delle vere sfide del leader di Governo iraniano, insieme a quella di rendere i negoziati per il nucleare l’occasione proficua per provare a discutere di un allentamento delle sanzioni occidentali all’Iran. Una soluzione, quella auspicata da Pezeshkian, che la controparte non sembra però al momento intenta ad ascoltare. 

Michele Maresca

Donald Trump” by Gage Skidmore is licensed under CC BY-SA

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Perchè è importante

  • Gli Stati Uniti hanno alzato il livello dello scontro con l’Iran a partire dall’insediamento di Donald Trump per il suo secondo mandato alla Casa Bianca.
  • Lo scontro in atto con gli Houthi si inserisce nel quadro delle pressioni esercitate da Washington su Teheran per trovare un possibile accordo sul nucleare.

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Michele Maresca
Michele Maresca

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli e il Master in “Derecho Internacional y Relaciones Exteriores e Internacionales” all’Instituto Europeo Campus Stellae. L’idea di raccontare, informare e approfondire le vicende di politica internazionale rappresenta ciò che mi spinge a dedicarmi con passione ed enorme interesse a queste tematiche. Inoltre, svolgo analisi, in lingua spagnola, per il Think Tank Geopol21.

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