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L’Oman verso l’introduzione dell’imposta sul reddito: potenziale svolta per il Golfo Persico?

In 3 SorsiL’Oman è alla ricerca di serie e concrete alternative alle entrate derivanti dalla produzione di petrolio. L’idea di introdurre un’imposta sul reddito, che rappresenterebbe un unicum per il Golfo, si inserisce idealmente in questo contesto.

1. L’OMAN VUOLE DARE CONCRETEZZA ALLA SUA ‘VISION 2040’: LA RATIO E IL CONTENUTO DELLA PROPOSTA

Il progetto di legge volto all’introduzione dell’imposta sul reddito è stato presentato dal gabinetto di Governo dell’Oman al Consiglio di Stato, dopo l’approvazione da parte dell’Assemblea Consultiva, l’altra camera del Parlamento. Il disegno del Governo omanita è chiaro: ricorrere a nuove entrate per ridurre il debito pubblico, pari al 35% del PIL, prepararsi a una sempre minore dipendenza dagli ingressi derivanti dal petrolio e avvicinarsi agli standard internazionali in materia. L’esecutivo dell’Oman medita da tempo sull’approvazione di una tale misura, in particolare da due anni. Solo a luglio, con il voto favorevole dell’Assemblea Consultiva, si è dato avvio al processo legislativo che dovrà culminare con la votazione del Consiglio di Stato. La normativa, così come prevista nell’ultima versione, suddivide il proprio campo di applicazione in base ai destinatari: per quanto riguarda i cittadini omaniti, questi saranno sottoposti a una tassa del 5% in caso di reddito globale netto pari a 1 milione di dollari; nel caso degli stranieri, invece, l’aliquota oscillerà tra il 5 e il 9% sui redditi superiori a 100mila dollari. Una misura che, secondo i piani dell’Oman, servirà a incrementare la reputazione del Paese presso le Istituzioni internazionali, avendo al contempo a disposizione uno strumento importante per sostenere gli investimenti in infrastrutture, servizi sociali e progetti del settore pubblico.

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Fig. 1 – Il Sultano dell’Oman Haitham bin Tariq (a sinistra) è accolto dall’Emiro del Kuwait, Mishal Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah (a destra) durante la sua visita al Bayan Palace a Kuwait City, Kuwait, il 13 maggio 2024

2. LA STRATEGIA FISCALE DEGLI STATI DEL GOLFO: AGIRE SECONDO COORDINATE BEN DEFINITE

La volontà degli Stati del Golfo Persico di individuare opzioni alternative rispetto alle entrate provenienti dal petrolio deriva dalla convinzione che la comunità internazionale si stia orientando verso diverse fonti energetiche. In questo quadro si inserisce la decisione di Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Bahrein e Oman di imporre imposte sul valore aggiunto e sulle società. Le aliquote applicate per quanto riguarda l’IVA su svariati prodotti e servizi oscilla tra il 5 e il 15%, con quest’ultima misura adottata dal Regno Saudita per far fronte agli effetti derivanti dalla pandemia. Anche il Kuwait e il Qatar hanno applicato un’imposta sulle società. Tali dati raccontano una realtà molto chiara, rispetto alla quale c’è da attendersi un’ulteriore evoluzione di segno favorevole a un aumento delle tasse e delle forme di tassazione. Che da ciò possa derivare un’applicazione generalizzata dell’imposta sul reddito nella regione è un discorso diverso, nel quale avrà un ruolo la volontà di Stati di un certo peso come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti di rinunciare a un regime fiscale estremamente favorevole per salvaguardare un’altra esigenza: costruire un’alternativa reale e concreta agli ingressi derivanti dal petrolio.

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Fig. 2 – Il Ministro delle Finanze dell’Arabia Saudita, Mohammed Aljadaan, partecipa a una sessione del Qatar Economic Forum di Doha del 14 maggio 2024

3. I PROSSIMI PASSI: EFFETTO A CATENA NEL GOLFO PERSICO

La possibilità dell’introduzione dell’imposta sul reddito in Oman è discussa da anni, come sottolineato in precedenza. Rispetto a tale ipotesi, alcuni Governi degli Stati del Golfo come quello emiratino o quello saudita hanno ribadito di non voler approvare una misura del genere nel proprio Paese. In tal senso, molto chiare sono le parole pronunciate da Thani Al Zeyoudi, Ministro del Commercio Estero degli Emirati, nel 2022 a Bloomberg: “Abbiamo introdotto un’imposta sulle società che è stata accolta positivamente dalle aziende. L’imposta sul reddito non è assolutamente sul tavolo”. Dello stesso segno sono le affermazioni del Ministro delle Finanze saudita, Mohammed Al-Jadaan, durante il meeting di Davos del World Economic Forum del 2024: “La nostra posizione è molto chiara. Abbiamo l’IVA, imposta sul reddito per le aziende e gli investitori stranieri, così come la Zakat per i locali, e non abbiamo nessuna intenzione di cambiare”. Ciò posto, la volontà di individuare fonti di ricchezza alternative, al contempo utili per la redistribuzione della ricchezza, non coincide per il momento con l’intenzione di introdurre questo strumento. Non è da escludere che, dopo aver constatato gli effetti dell’applicazione di tale imposta nell’Oman, il quadro possa cambiare nel corso degli anni

Michele Maresca

Immagine di copertina: photo by Haraldio is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • All’Oman manca l’ultimo passaggio legislativo prima di introdurre l’imposta sul reddito, un’ipotesi mai così concreta finora.
  • Le implicazioni derivanti dalla previsione di una tale imposta potrebbero avere una portata più ampia, inducendo altri Paesi del Golfo Persico a riflettervi.

 

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Michele Maresca
Michele Maresca

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli e il Master in “Derecho Internacional y Relaciones Exteriores e Internacionales” all’Instituto Europeo Campus Stellae. L’idea di raccontare, informare e approfondire le vicende di politica internazionale rappresenta ciò che mi spinge a dedicarmi con passione ed enorme interesse a queste tematiche.

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